NO TAP: comitati cittadini contro "la Seveso del Salento"

Il progetto Trans-Adriatic-Pipeline prevede l'approdo di un gasdotto e la realizzazione di una centrale di depressurizzazione nei pressi di San Foca, in Puglia, nota destinazione turistica e habitat di praterie di Posidonia oceanica e tartarughe Caretta caretta. Ma i cittadini, che hanno già ribattezzato il progetto "la Seveso del Salento", chiedono di fare dell'area un sito di interesse comunitario.

NO TAP: comitati cittadini contro
Da qualche settimana sul tavolo del Ministero dell'Ambiente c'è il faldone di un nuovo progetto infrastrutturale. Si chiama Trans-Adriatic-Pipeline (TAP) e riguarda un gasdotto di 800 km destinato a trasportare, ogni anno, 10 miliardi di metri cubi di gas dall'Azerbaijan alla Puglia, passando per Grecia e Albania. A finanziarlo: la svizzera Egl, la norvegese Statoil e la tedesca Eon Ruhrgas. Il TAP non è in realtà l'unico progetto candidato per la fornitura di gas dal Mar Caspio all'Adriatico. I concorrenti sono 4: per il corridoio Sud, oltre al TAP, c'è il progetto Itgi, sponsorizzato da Edison e Depa, mentre per il corridoio Nord, si fronteggiano il Nabucco e il South Stream. Dopo la privatizzazione della Depa da parte del governo greco, il consorzio di Shah Deniz - che gestisce il gas dell'Azerbaijan - ha però manifestato di preferire il TAP a Itgi. I maggiori azionisti del consorzio sono la British petroleum e la Statoil che, in caso di vittoria del TAP, si troverebbe a gestire tanto l'estrazione del metano dal giacimento quanto il suo trasporto. Nella valutazione di impatto ambientale consegnata al Ministero dell'Ambiente italiano, la società che sponsorizza il TAP ha illustrato le caratteristiche del progetto e le misure per ridurne l'impatto su ambiente e popolazione. Per la parte che interessa l'Italia, si andrebbero a costruire 45 Km di condotta in mare e 5 Km interrati, con micro tunnel per passare sotto le distese di "Posidonia Oceanica", una pianta acquatica che protegge le coste dall'erosione. Come punto di approdo del gasdotto, dopo una serie di valutazioni da parte della società, è stata scelta la costa di San Foca, nel comune di Melendugno. Si tratta di un'area agricola, abitativa e turistica, il cui litorale rappresenta anche l'habitat di specie protette: sulla spiaggia di San Basilio nel 2007 hanno fatto il nido le tartarughe marine Caretta caretta che, secondo studi effettuati nell'area, si starebbero spostando dalle coste calabresi a quelle salentine. San Foca sostituisce, nel progetto definitivo, la precedente destinazione, un'area industriale nei pressi della centrale termoelettrica Enel di Cerano. La nota con cui gli investitori hanno annunciato la consegna della documentazione sul TAP al Ministero italiano assicura controlli e valutazioni di impatto ambientale e sociale, misure di mitigazione per non interferire con la riproduzione delle tartarughe marine e dialogo con le comunità locali. Un approccio che, secondo la società, dovrebbe garantire al progetto tutte le necessarie autorizzazioni. Autorizzazioni che, però, il comune di Melendugno non ha alcuna intenzione di concedere. L'amministrazione ha infatti già annunciato che bloccherà in tutti modi la realizzazione dell'infrastruttura, negando al progetto il suo 'nulla osta' e le varianti urbanistiche necessarie per modificare la destinazione d'uso dei terreni agricoli coinvolti. Una decisione sostenuta dai cittadini che si sono organizzati in comitati spontanei per opporsi al progetto e che stanno premendo sul vicino comune di Vernole perché segua la stessa strada. Al gasdotto è infatti connessa la realizzazione, su una superficie di 9 ettari, di una centrale di depressurizzazione con camini di emissione che i comitati hanno già ribattezzato "Seveso del Salento" e che temono possa compromettere il paesaggio rurale salentino, quanto i prodotti dell'agricoltura e la salute di chi abita l'area. Un rischio cui i cittadini hanno iniziato ad opporsi non appena la società ha manifestato l'intenzione di sostituire il precedente sbocco industriale del gasdotto, ma che si fa più concreto con la presentazione dello studio di VIA al Ministero. Ma una strada per scampare il pericolo i comitati l'hanno già individuata: le amministrazioni locali potrebbero chiedere alla Regione Puglia e al Ministero il riconoscimento di quel tratto di costa quale Sito di Interesse Comunitario, così da instaurare un sistema vincolistico a tutela della Posidonia oceanica e delle Caretta caretta, che farebbe venire meno anche le ambizioni del TAP.

Commenti

la vera arma che abbiamo contro il potere economico è la decrescita felice. Smettere di consumare come forsennatti e reimparare a vivere godendo pienamente della semplicità. La distruzione dell'ambiente è causato anche dalla "distrazione" dei cittadini. Protestare serve ma prima di tutto cambiare il proprio comportamento consumistico che è l'arma vincente. Se nessuno compra non c'è ragione di produrre.
maria, 13-04-2012 10:13

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