Nucleare in Lombardia? Romani ci prova, Formigoni prende tempo

Paolo Romani, neo-ministro allo Sviluppo economico, rilancia il dibattito sul nucleare, individuando nella Lombardia una delle regioni "più idonee" per ospitare una centrale. La palla passa al presidente Formigoni, che prima delle regionali dichiarava la Lombardia "energeticamente autosufficiente", e adesso...prende tempo.

Nucleare in Lombardia? Romani ci prova, Formigoni prende tempo
Sulle idee del discusso neo-Ministro allo sviluppo economico Paolo Romani in materia di energia c'erano veramente pochi dubbi e l'inventore di Colpo Grosso e pigmalione di Maurizia Paradiso ci ha tenuto a fugarli subito: il nucleare si farà! Dove? Dettagli ancora non ce ne sono, ma la Lombardia è un forte indiziato. Durante un incontro tenutosi alla Provincia di Milano il ministro ha infatti dichiarato: "Ritengo che, non essendoci una opposizione pregiudiziale da parte del presidente della Regione, Roberto Formigoni, una centrale può darsi che possa essere installata. Penso che la Lombardia sarà sicuramente una delle regioni dalle quali si comincerà a esaminare la possibilità di un insediamento. È la più grande regione italiana, la più popolosa, la più industrializzata e quindi la più bisognosa di energia. Non voglio fare numeri ma mi sembrerebbe strano non prevedere che in Lombardia ci possa essere una centrale". Tanto è bastato a scatenare il putiferio e i distinguo. Il primo a smarcarsi è stato proprio il governatore Formigoni che consapevole dell'opposizione al nucleare di gran parte della popolazione (un sondaggio di Repubblica parla di quasi l’80% di contrari) ha preferito rispondere alle domande dei giornalisti in maniera a dir poco diplomatica: "Sono d'accordo con la scelta del governo di sviluppare il nucleare, perché l'energia costa troppo e questo per le aziende è una palla al piede, altra cosa è la localizzazione delle centrali, da pensare con una strategia nazionale. Fa piacere che il ministro Romani abbia preso in mano il dossier ma non abbiamo iniziato a sfogliarlo, e ci siamo detti che lo faremo insieme verificando il dove, come, quando". Insomma, al di là della solita favola del nucleare che ridurrebbe i costi dell'energia, Formigoni prende tempo e non potrebbe fare diversamente visto che non troppo tempo fa - era il febbraio di quest'anno - il quattro volte Presidente Lombardo dichiarava a proposito dell'ipotesi nucleare nella sua regione: "siamo vicini all’autosufficienza quindi non c’è bisogno di centrali in questo momento (...). Ciò non toglie che io condivida la scelta del governo a favore del nucleare e quindi l’idea che nei prossimi anni in Italia possano sorgere una o più centrali nucleari" Cosa è cambiato da allora? Solo il Ministro dello sviluppo Economico, un uomo che in Lombardia si muove particolarmente bene e che sa che qui, con Regione e diverse province governate dalla destra, sarebbe tutto estremamente più facile. Certo, Romani parla di un processo in cui le 4 centrali previste dall'accordo del governo con Edf verranno posizionate "con il consenso di coloro che vedranno installate le centrali nel loro territorio", magari con un sistema di incentivi simile a quello utilizzato in Francia, ma la realtà è che anche comuni come quello di Caorso, governato dal PdL e che ospitò fino al 1986 una centrale termonucleare, non ne vogliono sapere di energia atomica in casa propria. La coscienza del diritto alla salute e la lotta per la preservazione del territorio hanno fatto passi da gigante dal giorno del famoso referendum e siamo sicuri che neanche la candidatura dell'oncologo Umberto Veronesi - già promotore degli inceneritori e ora nuclearista convinto - alla guida dell'Agenzia per la sicurezza nucleare servirà a far cambiare idea ai lombardi, né tanto meno agli italiani.

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