Da dove viene ciò che mangio? Petizione al Parlamento Europeo per l’obbligo dell’etichetta

Da dove proviene e dov'è lo stabilimento di produzione del cibo che mangiamo? Il gruppo riunitosi intorno a "Io leggo l'etichetta", nato dall'idea di Raffaele Brogna, sta raccogliendo migliaia di firme per una petizione al Parlamento Europeo. "Deve essere obbligatorio informare il consumatore, solo così si potrà scegliere veramente".

Da dove viene ciò che mangio? Petizione al Parlamento Europeo per l’obbligo dell’etichetta
Il gruppo riunitosi intorno a "Io leggo l'etichetta", l’iniziativa di Raffaele Brogna, sta raccogliendo migliaia di firme per presentare una petizione al Parlamentro Europeo per estendere l’obbligo di indicazione dello stabilimento di produzione in tutto il territorio UE, sia sui prodotti alimentari che non alimentari attraverso informazione testuale (che manca su tutti i prodotti alimentari provenienti dal resto d’Europa) e codice sanitario (attualmente presente solo su carni e latticini). “Vogliamo che vengano specificati – spiega l’ideatore, Raffaele Brogna – l’indicazione dello stabilimento di produzione su tutti i prodotti (Via e Numero Civico) che consenta quindi di risalire al produttore; la tracciabilità delle materie prime che costituiscono gli ingredienti del prodotto; lo standard univoco per l’etichettatura e piena accessibilità ai disabili non vedenti e ipovedenti attraverso i lettori OCR. Presto presenteremo con le firme che stiamo raccogliendo, (quasi 10.000, una Petizione al Parlamento Europeo per sapere dove e’ fabbricato un prodotto deve essere un nostro diritto. E’ importante per questo che firmiate la petizione “Nessuno tocchi l’indicazione dello stabilimento di produzione sull’etichetta“. E’ un primo passo verso una tracciabilità seria e completa dei prodotti che consumiamo. Il secondo passo sarà finalizzato al cercare di ottenere la tracciabilità completa di tutte le materie prime che vanno a costituire gli ingredienti dei prodotti per evitare episodi gravi come quello del non poter sapere se le materie prime provengono da zone inquinate come la Terra dei Fuochi ad esempio. Oltre all’intervento da parte del Governo con un Decreto mirato all’emergenza in Campania si deve intervenire anche per dar modo al consumatore di sapere cosa sta mangiando, e questo si può fare solo agendo sulla normativa in tema di etichettatura. Da dove proviene la farina della pasta, da dove provengono le verdure di un minestrone? Far conoscere la filiera di un prodotto al consumatore è un’ulteriore segnale di trasparenza su cui devono puntare le aziende e le istituzioni perché chi arriverà a sposare questa visione trasparente del commercio e del rapporto con i consumatori sarà anche chi genererà profitti e rilancerà l’economia. Terzo passo: la definizione di uno standard univoco per l’etichettatura, stili grafici di caratteri colori disposizione degli elementi in etichetta chiari e leggibili secondo regole chiare e univoche affinché tutti i lettori OCR dei non vedenti e ipovedenti possano accedere alle informazioni riportate in etichetta (ad oggi praticamente impossibile). Oltre a ciò l’obbligo di rendere le etichette accessibili anche in formato elettronico in un database unico europeo continuamente aggiornato”.

Commenti

è vero tutto ciò, ma purtroppo spesso non si può fidare di una semplice etichetta contraffattibile. Mancano i laboratori specializzati di analisi multiresiduali o se in qualche città esistessero, i costi sono alti e improponibili. Poi, come quando esiste il sistema della sanità pubblica, non esiste per niente un sistema di controllo dei beni alimentari tra agronomi, periti e chimici. Saluti
Carmelo, 05-12-2013 10:05

Lascia un commento


Per lasciare un commento, registrati o effettua il login.