Alessio e Mariella, storia d'amore e di terra

Alessio e Mariella, 38 e 36 anni, sono sposati da sei anni e hanno due bambini di 4 e 2 anni. Raccontano la loro storia, una storia d’amore l’uno per l’altra ma anche per quella terra che hanno fortemente voluto, acquistato e poi condiviso con moltissime persone creando una vera e propria comunità: gli Orti di Veio, a Roma, appena fuori città.

Alessio e Mariella, storia d'amore e di terra

* Marìca Spagnesi collabora anche con Llht.org

Mariella Ippolito ha un dottorato in fisica e lavora come ricercatrice. E’ nata e cresciuta in campagna fino all’età di diciotto anni. Alessio Mariani è di Roma, marinaio e idrografo, si occupa di geofisica marina e cartografia. E’ cresciuto con papà e nonni che gli hanno insegnato ad amare la terra, a coltivarla e ad allevare animali.

Alessio, come sono nati gli Orti di Veio?

Ho comprato la terra tre anni fa , da un conoscente. Non sapevo esattamente cosa ci avrei fatto. Mi piacevano queste splendide querce centenarie e così me ne sono innamorato. In quel periodo avevo letto che in un quartiere periferico di Milano erano stati organizzati degli orti condivisi. Lo stesso anno, nel 2013 sono stato in Germania e ho visto le periferie di alcuni comuni in cui erano nati degli orti. Così ho iniziato a pensare che avremmo potuto anche noi fare qualcosa del genere.

Perché realizzare orti condivisi?


Se diamo la possibilità alla gente di avvicinarsi davvero alla terra, conoscendola e coltivandola, facendo il proprio orto, questo la avvicinerà anche a uno stile di vita diverso, più semplice, naturale e a contatto con la natura. Credo che sia molto importante dare, ad esempio, la possibilità ai bambini di conoscere un mondo che nelle città è ormai dimenticato. Inoltre esiste un aspetto formativo, educativo. Si tratta spesso di un vero e proprio rieducare alla natura, al rispetto per l’ambiente che ci circonda attraverso un contatto reale e quotidiano con la terra. Per chi vive in città questo non è affatto scontato. Sporcare la terra non è come sporcare in città: in città gettare rifiuti in strada significa solo sporcare e non avere rispetto per gli altri. Sporcare la terra invece significa anche e soprattutto avvelenarla, inquinarla, distruggerla, con conseguenze anche sul cibo che coltiviamo. Cioè quello che facciamo alla terra, lo facciamo a noi.

Ci sono stati problemi dal punto di di vista burocratico?


Non sono un imprenditore e non è stato facile districarmi nella burocrazia. Non sapevo neppure dove andare e a chi chiedere informazioni. Non siamo stati molto aiutati, anzi. Gli Orti sono nati grazie alla nostra testardaggine e alla nostra convinzione. Abbiamo iniziato tutto da zero. Dopo aver pianificato e progettato gli orti abbiamo iniziato a realizzarli. Contemporaneamente ho cominciato a fare pubblicità e ho pensato di fare il sito internet.

Una comunità di quasi cento orti mette insieme tante persone diverse. Ci sono problemi?

I problemi riguardano essenzialmente “l’educazione alla comunità”. Non è facile in un mondo come il nostro riuscire a capire il concetto di condivisione e di comunità. Uscire dal “mio” per entrare nel “nostro”. Ci vuole tempo e pazienza. Ci sono ancora difficoltà per quanto riguarda il rispetto delle regole e non sempre è chiaro che un determinato comportamento può comportare un piccolo beneficio per noi ma un danno a tutta la comunità. Le regole, ad esempio, relative al parcheggio della macchina o allo smaltimento dei rifiuti, la sensibilità allo spreco dell’acqua, approcciare la terra con rispetto. E’ difficile ristabilire quel legame tra un nostro atteggiamento o comportamento e le conseguenze che può avere sulla terra che stiamo coltivando.

Chi sono gli ortisti che sono entrati a far parte della comunità?

Sono cittadini appassionati, persone che vorrebbero mangiare cibo genuino, gente che vuole recuperare un rapporto con la natura pur vivendo in città.

Ci sono persone che abbandonano?

Sì, ci sono. Alcuni hanno perso interesse dopo il primo anno, quando si sono resi conto del tempo e dell’impegno che richiede occuparsi di un orto.

Che cosa fate per sviluppare l’idea di comunità e di condivisione?

Viene stimolato il contatto tra generazioni cercando di agevolare l’incontro tra i più giovani e i più anziani ed esperti. Organizziamo dei corsi di orticoltura, organizziamo feste e grigliate di fine stagione, abbiamo iniziato ad ospitare scrittori per la presentazione di libri, cerchiamo di essere noi per primi aperti e disponibili nei confronti degli ortisti che ci chiedono consiglio o aiuto.

Siete in contatto con altre comunità simili nel mondo?

Sì. Abbiamo creato un vero e proprio network di comunità di orti condivisi presenti in tutto il mondo. Si chiama World Wide Community Garden Network (WWCGN). Al momento siamo collegati con la Germania, la Spagna, gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia, il Cile, la Malesia. Esiste, inoltre, una pagina Facebook.

Come saranno gli Orti di Veio tra dieci anni?

Vogliamo continuare su questa strada e organizzare sempre più corsi ed eventi a tema, occasioni di aggregazione e condivisione, iniziative per sensibilizzare ed educare bambini e ragazzi alla terra.

Mariella, tu sei un fisico con tanto di dottorato di ricerca. Alessio è un militare. Si direbbero mondi molto lontani dalla vostra scelta di far nascere gli Orti di Veio.

Sì, lavoro presso un consorzio interuniversitario chiamato CINECA, maggiore centro di calcolo in Italia, dove mi occupo di fornire supporto alla comunità scientifica mediante il supercalcolo e le sue applicazioni. Tuttavia da molto tempo mi sento lontana da un’attività così fredda e cervellotica. A me piace stare a contatto con la gente e fare cose creative, stare nella natura, stare con i bambini, cucinare (soprattutto dolci, biscotti, torte, fare confetture…). Non passa giorno in cui non mi venga voglia di mollare tutto e ricominciare daccapo, facendo qualcosa che mi piaccia davvero, dove poter esprimere la mia vena creativa. Ma finora è mancato essenzialmente il coraggio. Per poter fare una scelta bisogna essere sereni nel farlo e convinti fino in fondo. Lasciare il lavoro, un lavoro “sicuro”, ben retribuito, intellettualmente elevato, per intraprendere una strada ignota che non si sa bene dove possa portare non è semplice, e richiede una buona dose di coraggio e di sicurezza in se stessi. Al momento questo coraggio e questa sicurezza mancano. Per vivere serenamente una simile scelta bisogna vederla come un’opportunità e invece in questo momento io la vivrei come una sconfitta, una sconfitta nel dover ammettere di fronte a tutti, ma soprattutto a me stessa, che fino ad ora ho fatto tante scelte sbagliate. Ho paura di fare un salto nel buio e fallire. Anche Alessio come me, si sente (e si è sempre sentito) fuori luogo nell’ambito del suo lavoro. Il suo carattere è inconciliabile col mondo militare. E’ un ragazzo creativo pieno di idee e di voglia di fare, che ama la natura e ha molta manualità. Gli piace costruire, creare, e si è sempre sentito stretto in un mondo fatto solo di regole. Proprio a causa del suo temperamento e delle sue idee sul lavoro è sempre stato considerato come un elemento di disturbo, un elemento scomodo. Da quando ci siamo conosciuti ci ha sempre accomunato la frustrazione legata ai nostri reciproci lavori e la voglia di costruire qualcosa che potesse rappresentare una valvola di sfogo. Soprattutto lui aveva estremo bisogno di canalizzare le sue energie e la sua creatività. Anche lui, come me, non aveva però il coraggio di mollare il lavoro per l’ignoto, senza un progetto preciso. Anche perché bisogna pur esser concreti: nel frattempo ci siamo sposati e abbiamo avuto 2 bimbi. I soldi per arrivare a fine mese sono necessari e mollare il lavoro senza un’alternativa certa non sarebbe stato comunque pensabile.

Da quanto tempo vi conoscete tu ed Alessio?

Ci conosciamo da circa 8 anni. C’è stato da subito un gran feeling per via dei nostri temperamenti molto simili. Amiamo le stesse cose ed in particolare ci accomuna l’amore per la terra, la vita semplice a stretto contatto con la natura e il cibo sano.

Come avete scelto la terra su cui avreste realizzato il vostro progetto?

Il terreno su cui sono nati gli orti è arrivato un po’ per caso, era in vendita e soprattutto Alessio lo ha voluto fortemente, era un piccolo paradiso, soprattutto l’area sotto le querce. Entrambi abbiamo sempre amato la natura e aver un terreno così ampio tutto nostro, dove far crescere e giocare i nostri bimbi e dove poter avere il nostro orto era un sogno. Quando, un po’ di tempo dopo averlo acquistato, Alessio mi ha proposto l’idea degli orti, l’ho accolta con entusiasmo. Era qualcosa che poteva comunque conciliarsi anche con il lavoro, nel senso che non richiedeva che Alessio lo lasciasse per potervisi dedicare. Certo, eravamo consapevoli che avrebbe comportato tanto lavoro e sacrificio ma è un progetto nato pieno di reciproco entusiasmo: finalmente potevamo costruire qualcosa in cui sentirci “liberi”.

Quali sono i limiti, i problemi, le difficoltà che avete incontrato anche a livello familiare?

Alessio ha cominciato a lavorare alla realizzazione degli orti in corrispondenza della nascita di Marco, il nostro secondo bimbo. E’ stato un periodo davvero difficile per entrambi: Alessio aveva tantissimo lavoro da fare, andava in ufficio e al ritorno a lavorare al terreno per la realizzazione degli orti. Anche nel fine settimana era sempre al terreno. Io, da sola, dovevo occuparmi dei bambini. Diciamo che non ho partecipato sempre in maniera diretta alla realizzazione degli orti, ma l’ho prevalentemente “subita”, dovendomi occupare completamente da sola dell’organizzazione familiare e dovendomi dividere tra lavoro, casa e figli. Posso dire, però, che senza la mia forza e indipendenza Alessio non avrebbe certo potuto dedicarsi agli orti come ha fatto. E comunque, anche se dietro le quinte, ho sempre partecipato anche io ad ogni scelta e decisione riguardante la realizzazione del progetto. In ogni caso, dopo i primi 2 anni estremamente duri e faticosi, dove c’era tantissimo lavoro materiale da fare (realizzazione impianto idraulico, recinzione orti, etc…) che richiedeva tempo e fatica fisica, la situazione poi è andata migliorando.

Quali sono invece le soddisfazioni?


La soddisfazione più grande è quella di aver regalato ai nostri figli la possibilità, e direi il privilegio, di crescere in una dimensione rurale, pur vivendo in una città come Roma. Crescere a stretto contatto con la terra, mangiare solo cibi sani raccolti dal nostro orto, imparare i tempi della natura, come nascono e crescono le piantine è importante per loro. Ed il modo in cui sono cresciuta io e sono contenta di poter far crescere loro nello stesso modo. Alessio ora riesce ad essere un pò più presente a casa, a ritagliarsi del tempo per famiglia ed amici. La gestione degli orti e quella familiare ormai spesso si intrecciano, i bimbi nel frattempo sono cresciuti e spesso e volentieri li portiamo con noi. Loro vivono quel posto come “casa” loro, è un piacere vederli correre a piedi nudi nel parco,giocare sotto le querce, arrampicarsi sulle balle di fieno, andare nell’orto a raccogliersi da soli fragole e pomodori, “aiutare” Alessio a innaffiare. Vedere quello che siamo riusciti a realizzare ci riempie di orgoglio. Spesso ci sediamo sotto le querce e ci guardiamo intorno pieni di felicità, i sacrifici fatti hanno dato ottimi frutti. Abbiamo realizzato un piccolo paradiso per noi e messo su una comunità con cui condividerlo e, in fondo, siamo solo agli inizi.

Quali sono i progetti che vorresti realizzare all’interno degli orti?


Ora che i bimbi sono cresciuti e la loro gestione è più semplice, riesco finalmente a “vivere” gli orti anche io e a pensare anche un po’ a me e a cosa poter fare. Ci sono varie idee, al momento ancora un po’ confuse e poco definite. Mi piacerebbe organizzare laboratori creativi per bambini, sia laboratori scientifici dove far avvicinare i bimbi alla scienza in maniera divertente che laboratori di cucina, corsi di orticultura, lezioni sul fantastico mondo delle api o, anche più semplicemente, pomeriggi di intrattenimento dove organizzare giochi tematici. Io amo i bimbi e le cose da poter fare all’aperto con loro sono davvero molte. Inoltre vorrei organizzare anche incontri letterari per adulti, presentazione di libri come stiamo iniziando a fare, sedute di lettura, incontri a tema non solo su tematiche inerenti agli orti ma ad esempio sedute con psicologi/psicoterapeuti per discutere problemi relativi alla gestione familiare, alla gestione dei figli, momenti di confronto dove poter discutere con un esperto e confrontarsi con persone che vivono problemi e situazioni analoghi alle proprie. Insomma sarebbe bello che gli orti diventassero un punto di riferimento culturale.

Che cos’è per te, Alessio, la felicità?


Gustave Flaubert diceva: “La felicità è una menzogna la cui ricerca è causa di tutti i malanni della vita. Ma ci sono calme serene che la imitano e forse la superano.” Per me, la felicità è stare in pace con se stessi e in armonia con gli altri.

E per te, Mariella?

Per me la felicità è Qui e Ora. Ho imparato a godere ed apprezzare ogni istante della vita e a trovare qualcosa di cui gioire anche quando tutto intorno sembra andare male. Sono un’inguaribile ottimista entusiasta della vita.

Sabato 19 settembre alle ore 15 avrà luogo presso gli Orti di Veio a Roma (Via Giustiniana 380) la presentazione del libro Vivere Basso, Pensare Alto …o sarà crisi vera di Andrea Strozzi, ideatore e fondatore di LLHT.org.

Al termine, ampio spazio per domande su bioeconomia, downshifting e decrescita.

 

 

Vivere Basso, Pensare Alto

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