Pandemia - L’ultima intervista a un anziano del Sud del mondo

Riceviamo da Marcos Francia, nostro inviato nella selva Lacandona e pubblichiamo. L'intervista a un anziano del Sud del mondo... chissà che al nord non ricomincino a pensare...

Pandemia - L’ultima intervista a un anziano del Sud del mondo

Riceviamo da Marcos Francia, nostro inviato nella selva Lacandona e pubblichiamo.

Domanda. Perchè hai chiesto di essere intervistato contravvenendo alla tradizione del silenzio e dell’autoesclusione degli anziani?

Risposta. So che sto per morire. Dovrei meditare e prepararmi. Prima, però, voglio parlare con te di questi ultimi due anni in cui, ho saputo di navi con container cariche di mascherine e siringhe perchè al Nord c’era una nuova malattia che però non colpiva quasi mai i bambini ma solo noi anziani.

D. Purtroppo è vero, ma tu cosa ne pensi?

R. Da quando sono nato ho visto morire molti più bambini nel sud del mondo di quanti ne vedevo morire al nord. E’ una costante.
Al Nord, il posto in cui tanti di noi vivevano perchè ci sono tanti rifiuti (ma ora li stanno portando tutti al sud), morivano meno bambini perchè c’erano tanti medici e tanti ospedali, tante medicine e tanti infermieri.
Al Sud le cose erano diverse, sempre più rifiuti (del nord) pochi ospedali, pochi medici, poche medicine e pochi infermieri.

D. Quello che dici è vero, è una foto molto realistica ma le cose cambiano

R. Certo, nel tempo tutto cambia. Al Nord i politici hanno via via ridotto gli ospedali e i medici, ma non hanno badato mai alle spese quando si trattava di medicine e cure.

D. E al sud, invece cosa accadeva?

R. Al sud poco cambiava anche perchè le statistiche servono ad avere sussidi ai governi e mai ai poveri, quindi non vale la pena dichiarare la reale natalità, nè far costruire alle imprese del nord ospedali, attrezzarli con gli impianti dismessi del nord e, poi, non ci sarebbero medici nè infermieri perchè mancano le scuole dove formarli...

D. Mancano le scuole?

R. Sì, le scuole sono sempre le ultime a essere fatte, anche al nord mi sembra che ci siano situazioni  analoghe. Le scuole, gli insegnanti e gli studenti sono piuttosto maltrattati...

D. Torniamo agli ultimi due anni; cosa è cambiato allora?

R. Esattamente non saprei, ma come anziano ho capito che un paio d’anni fa, come ogni anno, c’è stata un’influenza ma stavolta con un virus un po’ diverso dal solito. Ho letto che alcuni scienziati vincitori di premi Nobel si sono addirittura avventurati nel dire che l’uomo lo aveva un po’ infastidito ma, nonostante le evidenze (addirittura dei brevetti risalenti al 2004, seguiti negli anni da altri brevetti), sono stati derisi...
Nel villaggio abbiamo saputo che i pochi Pronto Soccorso rimasti nei paesi del Nord sono stati presi d’assalto...
Il virus colpiva mortalmente soprattutto gli anziani o chi aveva altre patologie. La cosa ha giustamente sconvolto tutti.
Ma al nord comunque hanno saputo reagire. Hanno eliminato le cure a poco prezzo (soprattutto quelle funzionanti) e i rimedi della nonna, hanno rivalutato la cura per noi poveri chiamandola “viglilante attesa”, anche perchè così potevano far riposare i medici che lavoravano soprattutto per telefono, e si sono lanciati in grandi campagne di punture.
Nell’unico televisore del villaggio (quello dell’emporio) abbiamo visto enormi code di pesone raggiungere gli ospedali per farsi la fatidica puntura.

D. E al sud?

R. Al sud la situazione è molto diversa: una malattia dove ci sono pochi ospedali, pochi medici, poche medicine e pochi infermieri può essere veramente devastante. Non puoi neanche bloccare le persone in casa perchè vivono per strada o nei cimiteri.
Al sud i bambini diventano ciechi per carenze di vitamine.
Al sud un’unghia incarnita può trasformarsi in cancrena e far morire di infezione.

D. Capisco, ma ci sono pure cose buone accadute al sud?

R. Certo, a parte gli eschimesi cui gli esploratori hanno trasmesso la sifilide e il raffreddore, il sud ringrazia il nord per tutte le malattie che durante le conquiste gli sono state portate: quale modo migliore per irrobustirsi?

D. Gli uomini del nord fanno tutto a fin di bene, voi indigeni lo sapete perchè avete affidato loro i vostri bambini in Canada per farli educare e crescere sereni e vi aiutano in tante situazioni in cui magari potreste fare errori nel decidere del vostro futuro.

R. Sì, hai ragione; senza l’estrazione di minerali e pietre preziose, l’accoglimento di tanti carichi di rifiuti e le industrie che producono tutte cose pericolose e impattanti per l’ambiente, le nostre economie proprio non saprebbero come crescere e svilupparsi. Ma torniamo a questi ultimi due anni: al sud la malattia si diffonde, colpisce soprattutto i bambini (al sud ce ne sono tanti di più e tanto più fragili che al nord) e molto meno gli anziani (al sud è raro superare i 55-60 anni, la vita è meno comoda), quasi certamente perchè al sud ce ne sono molti di meno.

D. E’ vero, ma molto spesso le cose vengono raccontate a metà e i cittadini del nord, dove comunque le cose vanno sempre meglio, vedendo le disperate immagini del sud pensano che la malattia sia ancor più devastante, terribile, incurabile e affollano gli Open Day delle punture, perchè loro possono e sono ricchi. Tu che ne pensi?

R. Scusa se parlo lentamente. Fatico a respirare, ma dopo aver lavorato tanti anni alla produzione di vernici soffro di asma allergica e raramente mi portano il cortisone. Quello che vedo è che al nord stanno intervenendo da tempo le mosche cocchiere per essere certe che al nord tutti, proprio tutti partecipino agli open day per le punture evitando le cure semplici (che al sud danno grandi risultati nonostante tutto). Fanno vedere filmati dei nostri bambini morenti e famiglie disperate e non ci pagano i diritti d’autore... Senza spiegare che tutta quella disperazione è figlia della diseguaglianza e dell’assenza di tutto quanto c’è al nord.

D. Puoi spiegarmi meglio cosa intendi dire?

R. E’ semplice; dopo le pubblicità delle ONG dei ricchi per salvare i bambini denutriti, ora c’è una nuova dimensione. Avete scoperto il marketing strategico della povertà e dell’arretratezza. E’ questa la vera leva per spostare l’attenzione dalle cause agli effetti, la povertà non è più un problema, è l’opportunità gratuita di generare terrore nei ricchi.

D. Non avevo mai pensato a una dinamica così semplice e raffinata allo stesso tempo, che addirittura riesce a lucrare dall’aumento di disperazione e afflizione.

R. Questo che vi apprestate a vivere è l’era della Miseria Ideologica. Nata sulle ceneri delle democrazie e delle Costituzioni. Quella in cui solo l’assoluta omologazone garantisce il benessere, quella in cui è alimentata una perenne guerra tra poveri in spirito e bisognosi. La cosa penosa è che a determinare tutto questo siano persone misere ed indegne che hanno preferito tradire il loro ruolo nella società in cambio di un potere effimero.

D. Il quadro che fai non è dei migliori, ma pensi veramente che non ci siano più alternative?

R. Ho vissuto quasi cent’anni e so che spesso anche il più mirabile ingranaggio può implodere per un granello di sabbia, a volte basta una donna che si siede in un autobus nel posto sbagliato, delle persone che si incontrano per giocare a pallacorda, o più semplicemente qualcuno inizia a dire “non in mio nome”.

 

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