Paola Nugnes (5 Stelle): «Ecco la verità sui soldi restituiti»

«Il denaro che alcuni colleghi dei 5 Stelle, pare non più di otto, ci si attendeva restituissero e non hanno restituito, faceva parte dei rimborsi spese spettanti ai parlamentari e che tutti gli altri parlamentari tengono per sé. Gli eletti con il movimento si erano impegnati a trattenere solo ciò che serviva per coprire le spese effettivamente sostenute. E vi spiego cosa è successo». Così la senatrice Paola Nugnes.

Paola Nugnes (5 Stelle): «Ecco la verità sui soldi restituiti»

«Innanzi tutto, deve essere chiaro che tutte le restituzioni di denaro che i 5 Stelle hanno effettuato sono state volontarie, nessuna legge lo ha imposto né lo impone. L'impegno è stato preso con gli elettori che ci hanno dato fiducia. Questo per chiarire che chi non provvede non commette alcun reato, ma viene meno al patto di fiducia con gli elettori». Così la senatrice dei 5 Stelle Paola Nugnes spiega la situazione che si è venuta a creare dopo la notizia della mancata restituzione di certe cifre da parte di alcuni parlamentari eletti con il movimento.

Vediamo da dove arrivano e dove avrebbero dovuto finire i soldi in questione.

«L'impegno preso con gli elettori - prosegue Nugnes - implica innanzi tutto per i parlamentari dei 5 Stelle la restituzione di metà dello stipendio, che riteniamo troppo alto, circa 5000 euro netti al mese. Quando poi ci siamo resi conto di quali privilegi erano previsti per deputati e senatori riguardo ai rimborsi, cioè circa 9000 euro al mese, abbiamo preso l'ulteriore impegno di trattenere solo quanto effettivamente serviva per coprire le spese reali necessarie per fare il bene il nostro lavoro e di restituire il resto. Badate bene: quali parlamentari di altre forze politiche hanno adottato le stesse nostre decisioni e i nostri impegni? Nessuno. Io personalmente ho restituito oltre 240mila euro e sono riuscita a coprire tutte le spese di collaborazione, consulenza, pernottamenti e quant'altro utile e necessario all'espletamento del mio mandato, e a portare a casa uno stipendio dignitoso».

E veniamo ai conti correnti sui quali sono state destinate le restituzioni.

«Abbiamo individuato due conti sui quali destinare i soldi restituiti - prosegue Nugnes - il primo è quello del fondo di  ammortamento dello Stato. Poi, successivamente, è stato attivato, su nostra pressante richiesta, presso il ministero dell'economia il fondo per il microcredito, secondo conto di riferimento. Da sottolineare che il fondo per il microcredito esisteva già ma non era mai stato attivato prima delle nostre pressioni; era, come dire, dormiente. Ovviamente non ricomprende solo il denaro restituito dai 5 Stelle, ma anche finanziamenti provenienti da altre fonti».

Riguardo ai mancati versamenti, «quando ci è stato  chiaro che alcuni colleghi non avevano versato le cifre che ci si attendeva restituissero - prosegue la senatrice 5 Stelle - ciò è stato per noi motivo di grande delusione e disappunto, ci siamo attivati subito; alcune situazioni sono state chiarite e il denaro mancante è stato versato, alcuni hanno regolarizzato le loro posizioni, per altri ci sono ancora accertamenti in corso per capire bene come sono andate le cose. I casi peggiori sono senz'altro quelli in cui la documentazione è stata contraffatta. Si parla di alcuni eletti che hanno mancato di restituire parte del denaro; ciò che non va dimenticato è che i 5 Stelle hanno restituito oltre 23 milioni di euro volontariamente. Peraltro cinque parlamentari hanno restituito cifre superiori all'atteso».

Nessuna giustificazione, dunque, per chi ha sbagliato, spiega Nugnes, ma «risulta inaccettabile la distorsione e la strumentalizzazione di certi volti, noti e non, della politica e dei mass media ». «Non c'è alcun reato, come addirittura qualcuno nelle dichiarazioni pubbliche ha tentato di dare ad intendere; c'è chi è venuto meno alla fiducia accordata dagli elettori e questo è sicuramente un punto importante per noi su cui non possiamo transigere».

 

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