Il passepartout per una diversa partecipazione civile

In luglio sono stati depositati alla Corte di Cassazione l’autorizzazione per la presentazione di una legge di iniziativa popolare proponente l’abolizione delle province ed il quesito referendario per l’abrogazione dell’attuale legge elettorale con conseguente proposta di ritorno alla legge Mattarella. "L’iniziativa popolare può servire a dare un elettro-choc di cambiamento, può servire a dare maggiore serietà all’intero apparato politico italiano".

Il passepartout per una diversa partecipazione civile
Poco più di due mesi fa, con i quattro SI referendari i cittadini italiani avevano fatto prova di unità, fermezza e grande capacità di andare oltre le strumentalizzazioni, le censure e le ideologie politiche in nome del bene comune. Sotto la spinta dell’emozione per quel risultato ottenuto e sotto le ali dell’entusiasmo per il senso di appartenenza collettiva ritrovato, ci si era lasciati con il buon proposito di continuare ad essere vigili ed arbitri della classe politica e con il desiderio di essere protagonisti ed artefici del nostro destino mostrando interesse ed attivismo pur di ottenere un concreto cambiamento del paese. Ebbene, a soli pochi mesi da quelle vittorie del popolo italiano indistintamente compattatosi in barba alle logiche politiche, ci troviamo nuovamente di fronte a nuovi impegni per i quali ci vengono richiesti iniziativa ed impegno personali. Ancora una volta si tratta di problematiche di carattere comune che, quindi, devono farci riflettere provando a mettere da parte le ideologie politiche individuali per far spazio all’interesse collettivo. Lungi dal volere fare propaganda politica, ma con il solo intento di sensibilizzare le coscienze verso iniziative che si reputano convergenti al benessere nazionale, si vogliono segnalare le proposte recentemente presentate da IDV alla Corte di Cassazione. La prima è una richiesta di autorizzazione per arrivare all’abolizione delle province attraverso la presentazione di una legge di iniziativa popolare mentre la seconda è la presentazione dell’ennesimo quesito referendario questa volta per abrogare la cosiddetta “Porcellum”, cioè l’attuale legge elettorale. Vale la pena ricordare che lo scorso 5 Luglio, in votazione la Camera ha bocciato l’abolizione delle province. Una votazione che lascia molto perplessi e dà adito a parecchi dubbi e sospetti visto che è un punto forte del programma politico sia della maggioranza che dell’opposizione. Occorre ben soppesare la scelta di abolire le province e per tale scelta occorre tenere in conto anche le implicazioni e il divenire per il personale che vi lavora adesso nonché l’eventuale redistribuzione dei servizi da garantire sul territorio e da riorganizzare strutturalmente; tutto ciò è da controbilanciare alla pressante e necessaria esigenza di ridurre il costo della spesa pubblica ma anche quello, non meno importante, di ridurre le opportunità di clientelismo, favoritismi e mal costume cui hanno tradizionalmente dato vita gli enti locali. In tale sede, lasciamo ai lettori ogni altra riflessione legata alla necessità odierna di mantenere o dismettere le province per focalizzare maggiormente l’attenzione sul nuovo quesito referendario per il quale urge raccogliere mezzo milione di firme entro il 30 Settembre 2011. Il quesito per un verso propone l’abrogazione della legge n. 270, la legge Calderoli, entrata in vigore nel Dicembre 2005 che ha introdotto un sistema proporzionale corretto senza possibilità per i cittadini di indicare preferenze e, per un altro verso, propone il ritorno al cosiddetto “Mattarellum” e cioè il precedente sistema elettorale misto con la possibilità per il cittadino di votare nominalmente nel proprio collegio il 75% dei parlamentari. È qui il nocciolo della questione; sembra evidente agli occhi di tutti quanti, eccezion fatta che agli occhi della classe politica, gli effetti nefasti della legge elettorale in vigore che ha portato sui banchi del Parlamento 945 persone nominati dai segretari di partito a proprio piacimento, a propria discrezione e volontà e a propria convenienza. Insomma un’innegabile porcata del nostro sistema democratico che ci rende ancora una volta il paese più diseguale d’Europa. Una porcata che spesso ha ridicolizzato e volgarizzato il significato del fare politica, che ha banalizzato le necessità di una nazione con il servilismo, che ha erto a rappresentanti degli italiani personaggi vergognosi e improponibili e che, ancora una volta, rappresenta l’ennesimo 'salvagente' di loschi personaggi figli dell’era del berlusconismo. Siamo nella stagione estiva, è il momento di godersi il riposo, il relax, le albe ed i tramonti. Molti italiani, cittadini, sono in vacanza ma al rientro vale la pena fare una corsetta ai banchetti referendari e contribuire alla raccolta delle 500 mila firme. Ancora una volta, al di là dei proponenti e delle nostre appartenenze politiche, la firma per questo quesito referendario ed il successo di un eventuale referendum sembrano cammini necessari da percorrere insieme come cittadini sensibili, svegli ed attivi. L’iniziativa popolare può servire a dare un elettro-choc di cambiamento, può servire a dare maggiore serietà all’intero apparato politico italiano ultimamente costituito da burattini, 'tornacontisti', faccendieri e parlamentari la cui prestanza e performance fisica non sono di certo proporzionali al loro spessore e acume politico. Diffido sul fatto che entro la fine dell’attuale legislatura possa esserci un serio impegno del Parlamento per una riforma elettorale. Semmai sembrerebbe più ipotizzabile un’azione delle forze politiche sotto la pressione-minaccia di un nuovo referendum; da un lato, ciò eviterebbe un altro scacco matto del popolo e, dall’altro, permetterebbe di accaparrarsi le simpatie ed i favori popolari in vista della nuova legislatura. Preme comunque ricordare che negli ultimi anni il cambio del sistema elettorale è stato ripetutamente in discussione nelle stanze delle segreterie politiche ma che infine né la sinistra prima né la destra in seguito hanno voluto concretamente renderlo possibile. Non c’è più tempo ed oggi occorre creare un’identità del popolo italiano, una nuova coscienza che sappia, quando e se necessario, fuoriuscire dalle logiche dei partiti che in questi ultimi lustri ci hanno condotto verso la soppressione di ogni forma di reale modernità politica per farci affossare nel baratro dell’autoritarismo e nell’inerzia dell’impotenza. Una nuova identità nazionale che sappia spingere al centro degli interessi l’umanità. Tutti insieme dobbiamo pazientemente fondare una nuova epoca e un nuovo concetto di modernità e di posizionamento sociale in contrapposizione alle pratiche medioevali ed autocratiche della nostra classe dirigente. Un nuovo concepimento che ponga il cittadino come figura centrale della realtà umana (e quindi anche di quella politica e sociale) invece di distanziarsene e disconoscerla come accade oggi attraverso l’operato immorale ed illegale di tutta la classe dirigente politica. Il cittadino deve essere in grado di intuire e comprendere affinché possa acquisire maggiore coscienza e possa riuscire ad oltrepassare i valichi delle false e opportunistiche opposizioni tra destra e sinistra. Ad eccezione di poche realtà locali, nel quadro politico nazionale italiano odierno, le idee e le ideologie di sinistra e di destra si sono fuse per perdersi nella non politica e per sperdersi nell’affarismo e nella corruzione. Il cittadino deve giocare un nuovo ruolo rilevante nel quale sentirsi responsabile per le proprie azioni e delle proprie scelte. In tal senso un primo passo potrebbe essere rappresentato proprio dal ritorno alla legge Mattarella che invoglierebbe a valutare e cogitare con maggiore profondità nella scelta degli uomini che vogliamo ci rappresentino. Nonostante il disfattismo ed il pessimismo diffusisi in quest’epoca di caos politico e sociale, i cittadini italiani hanno adesso il dovere di credere ed agire per un futuro migliore e più equo. Dovranno svestirsi dei panni, a volte complici e meno onerosi, di marionetta per indossare le corazze della partecipazione civile valorizzandone la sua forza. Solamente perseguendo questa via tracciata si potranno rivendicare i diritti e si potranno distruggere le barriere imposte e gestite ad arte dal mondo politico. Sfidiamo dunque questa classe politica e diamo concretezza a tale sfida utilizzando tutti gli strumenti di cui disponiamo, uno è la democrazia diretta. Proviamo a trovare questa nuova identità e creiamo, noi cittadini, il vero terzo polo, non politico, costituito da persone oneste, libere e solidali che con perseveranza reclamano correttezza e moralità e che hanno voglia di essere rappresentate da altri cittadini dal DNA simile. Non avrei mai pensato, e del resto è paradossale, di giungere al punto di percepire l’uomo politico come un potenziale nemico del cittadino e del benessere collettivo quando con la sua investitura dovrebbe invece operare per la crescita sociale ed economica della propria nazione e non di quella delle proprie tasche. È l’avaria del sistema Italia. Quella stessa avaria che ha generato un debito pubblico stellare, così come livelli di corruzione che ci portano ai primissimi posti nella classifica mondiale (ben più in alto rispetto a molti paesi sudamericani o africani) e che ci portano a ideare una manovra finanziaria che è un capolavoro di ingiustizia sociale e falsa cecità. Giochiamo dunque tutte le carte a disposizione affinché si possa ancora credere, o illudersi di credere, che questo paese possa rinascere sotto una nuova stella. “La continuità ci dà le radici; il cambiamento ci regala i rami, lasciando a noi la volontà di estenderli e di farli crescere fino a raggiungere nuove altezze" Pauline R. Kezer

Commenti

Ormai il Parlamento italiano è diventato l'esecutore legislativo del Governo e ai liberi cittadini non resta che l'esercizio -difficoltosissimo- del referendum abrogativo per fermare e fenare la deriva aziendalistico-privatistica in cui sta progressivamente disintegrandosi lo Stato. Credo che con le recentissime "manfrine" di aggiustamenti-ripensamenti delle leggi-decreto finanziarie, il referendum sull'abolizione delle Province finirà con non essere ammesso. Stiamo a vedere cosa saranno capaci di fare questo governo e questa opposizione per rendere inutile anche quello sull'abrogazione della legge elettorale Calderoli. Legalmente non si può fare di più da parte dei liberi cittadini. Ai sindacati dei lavoratori dipendenti, alla Magistratura, alla società civile per parte loro il compito di colmare quanto manca per far tornare il Parlamento il direttore del governo.
Franco, 01-09-2011 11:01

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