Pesticidi, ancora troppi residui chimici nei nostri piatti

Muoversi verso un utilizzo sostenibile dei pesticidi significa innanzitutto comprendere i rischi per l'uomo e per l'ambiente legati alla presenza di residui chimici negli alimenti. Ma i rapporti più recenti confermano che le percentuali di residui di pesticidi nei nostri piatti sono ancora elevate.

Pesticidi, ancora troppi residui chimici nei nostri piatti
In questi anni l’agricoltura italiana, nel quadro della scelta di 'qualità' – l’unica, del resto, che può valorizzarla e garantire la sopravvivenza stessa degli agricoltori – ha fatto importantissimi sforzi rivolti al raggiungimento dell'uso sostenibile dei pesticidi. L’ultimo rapporto pubblicato dall’Istat evidenzia che tra il 1999 e il 2008 la distribuzione dei concimi presenta una diminuzione sia per i formulati minerali semplici (-16,7%) sia per i prodotti composti (-29%). Si registra, invece, un aumento per i formulati organici (+38,5%) e una riduzione per i prodotti organo-minerali (-19,6%) al fine di migliorare la qualità produttiva, la salvaguardia della salute e il rispetto dell’ambiente. Tuttavia resta ancora molto lavoro da fare in particolare rispetto ai rischi per l’azione combinata di più principi attivi, soprattutto di quelli che più frequentemente vengono utilizzati in sincrono o che sono miscelati. Secondo i dati del dossier di Legambiente Pesticidi nel piatto, che raccoglie ed elabora i dati dei laboratori delle Asl e Arpa, rispetto al 2009 è stata rilevata una maggiore presenza di campioni multi residuo, ovvero di campioni che presentano contemporaneamente più e diversi residui chimici. La percentuale di campioni multi residuo per la verdura risulta raddoppiata, passando dal 3,5% del 2008 al 6,5% del 2009. Ciononostante è sempre la frutta a presentare la più alta percentuale di campioni multi residuo (26,4%). Il 45% delle pere, il 43,8% dei campioni di uva, il 40,9% delle fragole hanno più di un residuo, mentre gli agrumi, i piccoli frutti e l’uva sono da segnalare anche per la più alta percentuale di irregolarità riscontrate. Segnano un aumento anche le irregolarità e i campioni multi residuo nella categoria dei prodotti derivati. Su un totale di 1.435 campioni di prodotti derivati, il 2,7% risulta irregolare (era zero lo scorso anno) e ben il 9,3% (+2,8% rispetto al 2008) presenta più residui. Anche quest’anno non sono mancati i campioni da record, prodotti considerati in regola ma che presentano contemporaneamente più e diverse sostanze chimiche, e i cui effetti sinergici sulla salute dell’uomo e sull’ambiente andrebbero adeguatamente verificati attraverso opportuni studi scientifici. Tra i casi più eclatanti: un campione d’uva bianca analizzato in Sicilia contenente 9 diversi residui di pesticidi, un campione di pere analizzato in Campania con 5 diversi residui chimici ed un campione di vino analizzato in Friuli Venezia Giulia con 6 diversi residui chimici. Andrebbe considerato il fatto che, seppur i pesticidi sono utili a preservare la naturale crescita delle colture e a garantire il raccolto, non se ne può fare un uso smodato. Soprattutto bisognerebbe tener presente che l'esposizione diretta o indiretta delle persone e dell'ambiente a tali sostanze può avere effetti negativi, quali disturbi cronici e a lungo termine, particolarmente preoccupanti nei bambini, nelle persone anziane e nei lavoratori esposti spesso a tali sostanze. Sul piano ambientale, poi, i pesticidi possono essere causa di contaminazione dell'acqua, dell'aria o del suolo. Le molecole chimiche delle miscele possono infatti disperdersi nell’aria e colpire l’organismo non bersaglio. Inoltre, raggiungendo le falde acquifere o penetrando nel suolo possono provocare danni alle vegetazioni spontanee o agli insetti utili. Per i piccoli mammiferi e per gli insetti, infatti, queste molecole chimiche sono spesso molto tossiche. La strada da percorrere per raggiungere un uso sostenibile dei pesticidi è ancora molto lunga e restano ancora diversi aspetti da chiarire. Uno di questi è proprio il multi residuo che fa riferimento alla quantità e alla tipologia di residui che si possono ritrovare negli alimenti; un altro, invece, riguarda la definizione stessa dei limiti di massimo residuo (LMR) che ad oggi si basa solo sui singoli residui. Resta però un gigantesco traguardo da raggiungere: mettere a punto delle metodologie d’analisi per i formulati in uso e conoscere gli effetti sinergici che possono derivare dall’utilizzo simultaneo di più pesticidi. È necessario comprendere i rischi a cui sono esposti in primis i bambini, ma anche gli adulti, a causa della presenza sempre crescente di prodotti multi residuo, cioè di prodotti alimentari contenenti più di un residuo di pesticida. Andrebbe poi rivolta maggiore attenzione alla questione della contaminazione ambientale: solo controllando questo problema si può sperare di limitare la presenza di pesticidi sulle nostre tavole. È necessario quindi promuovere la ricerca scientifica per chiarire i rischi per l’uomo e per l’ambiente legati all’uso di queste sostanze, al fine di giungere alla progettazione di macchine irroratrici sempre più efficienti, che consentano di limitare la dispersione di questi prodotti per lo più tossici.

Commenti

Cara Daniela, condivido molti contenuti del tuo articolo, ma non alcuni passaggi 'cruciali'. Da qualche anno mi occupo di sensibilizzazione sui temi dell'agricoltura e dell'alimentazione biologica, proponendo anche a livello cittadino, petizioni, documenti, con particolare riferimento all'utilizzo di cibi bio-locali nelle mense scolastiche, ecc.. Per cui concordo assolutamente con il mettere in evidenza che ci sono troppi redidui di agrofarmaci e pesticidi nei "nostri piatti" - come bene evidenziano i dossier annuali di Legambiente. Non mi pare invece interessante leggere che dobbiamo "muoverci verso un utilizzo più sostenibile dei pesticidi". o frasi del tipo: "Andrebbe considerato il fatto che, seppur i pesticidi sono utili a preservare la naturale crescita delle colture e a garantire il raccolto..." I PESTICIDI SONO UTILI A PRESERVARE LA "NATURALE CRESCITA?".. La naturale crescita avviene senza l'utilizzo degli stessi.. oppure: "È necessario quindi promuovere la ricerca scientifica per chiarire i rischi per l'uomo e per l'ambiente legati all'uso di queste sostanze, al fine di giungere alla progettazione di macchine irroratrici sempre più efficienti, che consentano di limitare la dispersione di questi prodotti per lo più tossici".. PROGETTARE MACCHINE IRRORATRICI PIU' EFFICIENTI? DOBBIAMO QUINDI COMUNQUE CONTINUARE AD UTILIZZARE I PESTICIDI..che comunque ci ritroveremmo nei cibi? A mio parere sarebbe più utile, anzi necessario, opportuno, etico, AVVIARE PROGETTI DI CONVERSIONE AL BIOLOGICO e DI DIFFUSIONE DELLA CULTURA DEL CIBO SANO..LA TECNOLOGIA E LA RICERCA DEVONO orientarsi in questo senso (ovviamente senza ricorrere agli OGM). Su "Il Cambiamento", avrei più aprezzato una conclusione del tuo articolo come quella qui sotto ipotizzata: "È necessario quindi promuovere la ricerca scientifica per chiarire i rischi per l'uomo e per l'ambiente legati all'uso di queste sostanze, al fine di giungere alla progettazione di sistemi colturali orientati al biologico e alla tutela dell'ambiente e della salute" Un cordiale saluto Fabio
Fabio Cremascoli, 29-09-2010 12:29
Con l'umiltà di chi per lavoro coltiva la terra da più di 15 anni mi permetto di rispondere a Fabio: Cortese Fabio, temo che lei non si sia mai sporcato le mani di terra se ancora crede alle "favole del biologico". L'articolo (molto ben fatto) essendo realistico, propone una strada che sia quella del "contenimento" nell'uso dei "farmaci". Vorrei precisare a tal proposito che i farmaci che noi agricoltori utilizziamo sono solo quelli strettamente necessari poichè arrivano a costare anche 500,00 %u20AC al Kg. Nella speranza che non si utilizzi più il termine "pesticidi" visto che la peste è stata debellata da un pò, vorrei spiegarvi il perchè della positività di "FITOFARMACI" (questo il termine esatto) nelle analisi multiresiduali. Premessa: il "tempo di carenza" è il tempo che deve intercorrere dal "trattamento" al periodo in cui si può raccogliere. Es. trattamento con un prodotto con 3 giorni di carenza.... vuol dire che posso raccoglierlo dopo 3 giorni. E' ovvio che tale "termine" venga stabilito "statisticamente" dai signori scienziati dei ministeri... se la coltura "trattiene" un pò di più un farmaco (per mille motivi che vorrei ora evitarvi per non essere prolisso) quando andrò a raccogliere troverò i "residui", ma in realtà ero in regola con le "procedure di raccolta". Concludo: chi parla di biologico è o in mala fede o è vittima di una ignoranza cronica. Se miliardi di persone mangiano ogni giorno lo devono a noi agricoltori "convenzionali" e non ai "truffatori" del biologico. Chiedete ad un produttore di "biologico" come combatte Fusariosi, Nematodi o la Tuta absoluta del pomodoro .... la risposta sarà da sbellicarsi !
Alessandro, 29-09-2010 09:29
Concordo con l'analisi fatta da Fabio
Zoil, 30-09-2010 03:30
"La strada da percorrere per raggiungere un uso sostenibile dei pesticidi è ancora molto lunga e restano ancora diversi aspetti da chiarire". così scrivo, ma si tratta di una riflessione critica.Nel "Piano nazionale sull'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari", infatti, non si fa alcun riferimento al multi residuo e tantomeno ai rischi per la salute dell'uomo e dei più piccoli derivante dal multi residuo, tanto meno si prendono in considerazione le evidenze scientifiche che stanno dimostrando, anche se con studi di laboratorio, i rischi connessi all'esposizione ai distruttori endocrini. La gestione normativa sull'uso sostenibile dei pesticidi non può non tener conto di queste evidenze scientifiche. ed è anche alla luce di queste riflessioni che ritengo indispensabile il sostegno al Bio come metodo di produzione sostenibile che è in grado in maniera complessa di dare risposte ai cambiamenti climatici, di garantire la sicurezza e sovranità alimentare delle persone e non ultimo le piccole economie locali e la biodiversità. Grazie. Un saluto Daniela
Daniela, 30-09-2010 03:30
Grazie a te daniela per la chiara delucidazione sulla tua posizione e un carissimo saluto
Fabio Cremascoli, 30-09-2010 03:30
L'agricoltura e le attività produttive sono fondamentali e indispensabili per la vita di tutti. Se domani mattina Ingegneri e Avvocati sparissero dalla faccia della terra sarebbe un danno ma la vita continuerebbe lo stesso, mentre se tutti gli agricoltori e allevatori sparissero finirebbe la civiltà come la conosciamo. I metodi produttivi possono essere tanti e diversi, e tutti rispettabili, ognuno fa delle scelte per cui c'è chi usa l'agricoltura chimica, chi quella biologica e chi quella integrata che è, passatemi questa inesatta definizione, una via di mezzo. Usare pochi prodotti chimici si può, lo dimostrano le aziende biologiche che in Italia sono tantissime e molte delle quali sono assai serie. Certo lo spazio per la frode c'è sempre. Ma un'altra agricoltura è possibile e c'è di già. Indubbiamente necessita anche di un cambio di mentalità al quale non tutti, agricoltori e consumatori sono pronti.
Pippo, 01-10-2010 04:01

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