Nagoya e l'intesa sulla biodiversità

La decima conferenza della Convezione delle Parti (COP 10) sulla Convenzione per la Diversità Biologica si è conclusa con il raggiungimento di un Piano d'azione per proteggere il pianeta. Il segretario esecutivo della Cbd ha dichiarato che "a Nagoya una nuova era della vita in armonia è nata e una nuova alleanza mondiale per proteggere la vita sulla terra è stata stabilita". Eppure manca ancora qualcosa.

Nagoya e l'intesa sulla biodiversità
A Nagoya, a quasi un anno dall’insuccesso di Copenaghen, la decima conferenza della Convezione delle Parti (COP 10) sulla Convenzione per la Diversità Biologica (Cbd) ha raggiunto uno storico accordo stilando un 'Piano d’azione' in venti punti per proteggere ambienti ed ecosistemi. "L’impegno preso permette alla comunità delle Nazioni di affrontare la sfida senza precedenti della perdita continua della biodiversità, aggravata dai cambiamenti climatici" si legge nel comunicato finale della Convention on biological diversity (Cbd). I 193 rappresentanti dei Paesi firmatari, tra cui 122 ministri dell’ambiente (compreso il Ministro Stefania Prestigiacomo) e 5 Capi di Stato e di Governo, hanno stabilito che entro il 2020 il 17% delle terre emerse e il 10% degli oceani diventeranno riserve naturali di biodiversità, contro gli attuali 13 e 1%. Obiettivi meno ambiziosi rispetto alle prime ipotesi presentate alla vigilia dell’appuntamento giapponese (rispettivamente 25% e 15%), ma che possono essere considerati un buon punto di partenza per il vertice di dicembre a Cancun, che avrà come tema portante il 'post-Kyoto'. L’accordo stabilisce inoltre programmi per la protezione delle foreste e delle barriere coralline, nonché per la pesca sostenibile. Soprattutto prescrive la difesa della vita e dei suoi ecosistemi includendo per la prima volta le risorse genetiche: "In altre parole – come spiega il Sole 24 Ore – quando le industrie, a cominciare da quelle farmaceutiche, sfrutteranno geni di piante e animali per sviluppare i nuovi prodotti, dovranno condividere i profitti con le comunità locali". Il segretario esecutivo della Cbd, Ahmed Djoghlaf, ha chiuso i lavori con soddisfazione: "La storia si ricorderà che è stato qui a Nagoya che una nuova era della vita in armonia è nata e che una nuova alleanza mondiale per proteggere la vita sulla terra è stata stabilità. Se Kyoto è entrato nella storia come la città che ha visto la nascita dell'accordo sul clima, ci si ricorderà di Nagoya come la città che ha visto nascere l’accordo sulla biodiversità". Purtroppo c’è un ma, evidenziato dal Sole 24 Ore: "il Protocollo lascia a negoziati futuri il compito di stabilire il quanto e il come. Il guaio è che i Paesi ricchi (a parte il Giappone che promette 2 miliardi di dollari) non hanno ancora concordato quanto e come finanziare la difesa della biodiversità".

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