Le polveri fini uccidono mezzo milione di persone l’anno

Le stime sull’esposizione a lungo termine all’inquinamento da polveri fini PM 2,5 danno dati che sconcertano: si parla di quasi mezzo milione di morti l’anno. E di una popolazione urbana esposta per l’87% a concentrazioni che superano i valori limite più rigorosi dell’OMS.

Le polveri fini uccidono mezzo milione di persone l’anno

A fornire le cifre è l’ultimo report dell’Agenzia europea per l’ambiente (EEA), che ha esaminato l’esposizione della popolazione europea agli inquinanti atmosferici fornendo una panoramica della qualità dell'aria sulla base dei dati provenienti dalle stazioni ufficiali di monitoraggio in tutta Europa. In particolare l’attenzione è puntata sul 2013, ultimo anno per cui sono disponibili i dati elaborati. La relazione riporta inoltre una stima degli effetti dell'inquinamento atmosferico sulla salute e del suo impatto sugli ecosistemi.

Il dato più evidente che emerge dalla relazione è che la maggior parte dei cittadini europei continua ad essere esposta a livelli di inquinanti atmosferici ritenuti non sicuri dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Gli inquinanti più problematici che riguardano la salute umana sono il particolato, l'ozono a livello del suolo e il biossido di azoto.

Alcune stime di impatto sulla salute associate all'esposizione a lungo termine al PM2.5 rivelano che questo inquinante è stato responsabile di 432.000 morti premature in Europa nel 2012, livello simile a quello stimato negli anni precedenti. Gli impatti stimati dell’esposizione a biossido di azoto e ozono sono - rispettivamente - di circa 75.000 e 17.000 morti premature.

Oltre che sulla salute, gli inquinanti atmosferici hanno anche un significativo impatto negativo sulla vita delle piante e degli ecosistemi, come ad esempio l’eutrofizzazione causata da ammoniaca e ossidi di azoto o i danni causati dall’ozono alle piante.

L'inquinamento atmosferico è, quindi, un problema complesso che pone molteplici sfide in termini di gestione e mitigazione.

Questi i risultati per i principali inquinanti:

  • PM10: nel 2013 il 17% della popolazione urbana dell'UE-28 è stato esposto a livelli al di sopra del valore limite quotidiano e circa il 61% è stato esposto a concentrazioni superiori al valore più rigoroso dell’OMS.
  • PM2,5: nel 2013, l'87% della popolazione urbana in Europa è stata esposta a concentrazioni che hanno superato il valore limite più rigoroso dell'OMS. Il valore obiettivo individuato dall'UE è meno rigoroso e solo il 9% è stato esposto a concentrazioni superiori a tale valore.
  • Ozono: il 98% della popolazione urbana in Europa è stata esposta a concentrazioni superiori al valore guida OMS nel 2013. Circa il 15% è stato esposto a concentrazioni superiori al (meno rigoroso) valore obiettivo dell'UE. L'obiettivo a lungo termine per la protezione della vegetazione è stato superato nel 86% del totale delle zone agricole europee.
  • Biossido di azoto: nel 2013, il 9% della popolazione urbana europea è stato esposto a concentrazioni superiori agli identici standard dell'OMS e dell’UE, con il 93% di tutti i casi di superamento che si verificano vicino alle strade. Si ricorda che questo inquinante contribuisce anche alla formazione di PM e ozono.
  • Benzo(a)pirene: un quarto della popolazione urbana dell'UE-28 è stata esposta a concentrazioni al di sopra del valore di riferimento nel 2013. Tipicamente formata a seguito della combustione della legna, l'esposizione all'inquinamento da benzo(a)pirene è molto diffusa, in particolare in Europa centrale e orientale.
  • Anidride solforosa: le emissioni si sono ridotte in modo significativo negli ultimi decenni grazia alla normativa comunitaria e al minor contenuto di zolfo nei carburanti. Nel 2013 ci sono stati solo un paio di superamenti del valore limite nell'UE.
  • Monossido di carbonio, benzene e metalli pesanti (arsenico, cadmio, nichel e piombo): le loro concentrazioni in aria esterna sono state generalmente basse in Europa nel 2013, con alcuni superamenti dei rispettivi valori limite e obiettivo definiti dalla legislazione europea.

Le fonti

Trasporti, industria, centrali elettriche, agricoltura, abitazioni e gestione dei rifiuti sono tutti fattori che contribuiscono all'inquinamento dell'aria in Europa. Alcuni di questi settori non hanno sufficientemente ridotto le loro emissioni per soddisfare le norme o hanno addirittura aumentato le emissioni di alcuni inquinanti.

Per esempio, le emissioni di ossidi di azoto da trasporto su strada non sono sufficientemente diminuite in molte aree urbane. Inoltre, le emissioni di PM2,5 e benzo(a)pirene provenienti dalla combustione di carbone e biomasse in ambito non industriale sono aumentate nell'UE negli ultimi dieci anni. Queste fonti costituiscono oggi i principali contributi a polveri e benzo(a)pirene in Europa.

Sicuramente dovranno essere svolti ulteriori sforzi, anche legislativi, per poter ridurre le emissioni inquinanti in atmosfera; ad esempio, le emissioni di polveri ad esempio da pneumatici, strada e usura dei freni sono importanti e attualmente non sono regolati.


La fonte dei dati sui livelli di concentrazione in atmosfera è l'Air Quality e-reporting database, altrimenti chiamato AirBase, il database dell'Agenzia europea per l’ambiente contenente i dati registrati presso le centraline di monitoraggio dei vari stati europei.

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Commenti

LA TRAGEDIA PIU' GRANDE E' CHE SI PARLI ANCORA DI PM 10 E DI PM 2,5, CIOE' DI MICROPOLVERI O POLVERI SOTTILI, PARTICOLATO. UN LINGUAGGIO VECCHIO DI DECENNI, QUANDO ANCORA NON ESISTEVA IL MICROSCOPIO CHE VEDE LE NANO POLVERI. QUESTE NON VENGONO RESPIRATE MA MANGIATE E IMMESSE NEL SANGUE E PERSINO NEL NUCLEO DELLE CELLULE, PROVOCANDO MOLTISSIME MALATTIE NON ANCORA STIMATE DA QUESTI CONTEGGI. LA PREVENZIONE? NON PRODURRE QUESTE NANOPOLVERI , ELIMINARE AL MASSIMO LE COMBUSTIONI
michele, 24-02-2016 07:24

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