Progetto Penco, no alla sperimentazione animale

Si terrà a Genova a settembre un corso teorico-pratico rivolto alla comunità scientifica. Obiettivo, illustrare metodi alternativi alla sperimentazione animale. Intervista alla ideatrice Susanna Penco.

Progetto Penco, no alla sperimentazione animale

Metodi innovativi alternativi alla sperimentazione animale tradizionale. E’ questo il tema su cui verterà il corso teorico-pratico avanzato di aggiornamento in programma all’Università degli Studi di Genova il 24 e 25 settembre prossimi. Alla sua prima edizione, il corso ha già registrato il tutto esaurito: i 16 posti a disposizione sono stati tutti prenotati. «Contando solo sulle nostre forze, abbiamo fatto 2 corsi di base che hanno avuto grande successo – afferma  la dottoressa Susanna Penco, ricercatrice presso la sezione di Patologia Generale del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’ateneo genovese – La nostra carta vincente – prosegue– è che non proponiamo solo teoria, ma anche pratica: i nostri discenti entrano nei laboratori e hanno l’opportunità di fare materialmente le cose: questo è il motivo per cui i posti sono sempre limitati. Non è infatti possibile stipare i laboratori di persone, come si fa con le aule, e vogliamo che ciascuno possa sentire, vedere, toccare  e fare!». Incentrato su  come le nuove tecnologie possano rafforzare l’interpretazione e l’applicazione di metodi in vitro nella ricerca tossicologica, il programma di formazione è rivolto alla comunità scientifica: «Dopo tanti anni di esperienza con le colture cellulari – asserisce la Penco – la mia collega ed io ci siamo persuase che fosse opportuno  intraprendere anche la strada della formazione: offrire a studenti, laureati, professionisti con competenze in discipline scientifiche, la possibilità di imparare qualcosa di diverso dalla solita tradizionale sperimentazione sugli animali.  In questa impresa – spiega – siamo state consigliate ed instradate da una persona molto attiva nell’ambito della ricerca di metodi di ricerca senza animali, e convinta, come me, che la sperimentazione animale non solo non sia assolutamente accettabile eticamente,  ma che non sia proficua per l’uomo;  a questa persona  va la nostra vivissima riconoscenza. Abbiamo dunque cominciato ad intraprendere la strada del cambiamento, anche per quanto riguarda la formazione. Pertanto, ci siamo cimentate nel tentativo di trasmettere queste tematiche a colleghi, o futuri tali, che avessero desiderio o necessità di imparare qualcosa di diverso da metodi ritenuti, anche da molti ricercatori, a livello mondiale, ormai obsoleti». Laureata in Scienze Biologiche, la Penco è specializzata in Patologia Generale. «Ho avuto la grande fortuna di elaborare la tesi di laurea in un laboratorio in cui mi è stato riconosciuto il diritto di pensarla diversamente. Ho incontrato persone aperte e democratiche che, pur non condividendo le mie idee, non mi hanno congedata con un “Ah, sei obiettrice? Ci spiace, non siamo attrezzati, quella è la porta”. Tra l’altro, la legge sull’obiezione di coscienza non esisteva ancora, dunque doppia gratitudine. Attualmente, con una legge che ha più di 20 anni, purtroppo  ricevo le lagnanze e accolgo la mortificazione di molti colleghi che sono ancora alle prese con mentalità chiuse.  A questi professionisti, o futuri tali, viene rifiutata la possibilità di poter lavorare con metodi alternativi, avanzati, e viene proposto (praticamente imposto) l’utilizzo di animali,  alla faccia della democrazia. Infatti,  e debbo affermarlo con disappunto e con  estrema tristezza, la legge sull’obiezione è ampiamente disattesa: occorrono a mio avviso provvedimenti immediati». Durante la consistente parte del corso dedicata alla pratica, ad ogni singolo partecipante verrà data la possibilità di apprestare test di tossicità su modelli 3D di tessuti ricostituiti e colture tridimensionali su nuovi supporti dedicati, oltre che di incontrare altri ricercatori esperti ed interagire sui metodi in vitro. «La nostra intenzione – spiega la Penco – è offrire la possibilità di imparare, di capire e di verificare che ci sono metodi e strumenti di ricerca che vanno oltre la correlazione uomo-animale che spessissimo è inesistente, imprecisa, deludente e pericolosa. Infatti noi ci dedichiamo ad una ricerca specie-specifica, uomo-correlata. Il nostro obiettivo, prettamente scientifico, è concorrere a favorire e tutelare la salute umana. Tra le richieste dei nostri allievi – prosegue la dottoressa – la più frequente era quella di un corso avanzato: insomma, dopo le manovre e i concetti di base, c’era il desiderio di approfondire e andare avanti nella strada dell’innovazione, sempre supportate da persone che ci aiutano nell’obiettivo e lo rendono possibile. In questo caso il nostro ringraziamento va ad “I Care, Centro Internazionale per le Alternative nella Ricerca e nella Didattica”: senza il suo supporto economico nulla sarebbe fattibile. Il successo dei nostri corsi dipende anche dal fatto che sono teorico-pratici (quindi ci sono spese “vive” che dobbiamo sostenere, in termini di materiale di uso e consumo), ma riusciamo comunque  a contenere molto i prezzi  di partecipazione per i discenti. Mentre nei corsi di base i nostri “allievi” imparano le tecniche di base e “fanno amicizia” con il materiale sterile, i supporti dedicati, le strumentazioni  di base, nei corsi avanzati ci saranno gli “effetti speciali” e il meglio delle tecnologie avanzate, che ovviamente necessitano di una preparazione già acquisita: questo è il motivo per cui la condizione per accedere ai corsi avanzati è la conoscenza dell’”indispensabile”  per poter approfondire e affinare le competenze, ed essere in grado di comprendere quanto proposto. I docenti che fanno parte del team sono persone estremamente qualificate, con esperienza consolidata, che gestiscono anche eccellenze del nostro Ateneo, e inoltre ovviamente sono presenti gli specialisti delle ditte che offrono le loro attrezzature e illustrano i grandi passi compiuti dalla tecnologia al riguardo. Nel mio raro e fortunato caso, avendo avuto la possibilità di lavorare come  biologa, non ho dovuto riporre la laurea nel cassetto (come ho temuto di dover fare, e come fanno tanti colleghi anche di grande talento) ed è cominciata la mia avventura di biologa obiettrice e dedita alle metodiche alternative (che noi auspichiamo diventare sostitutive)  alla sperimentazione animale. In seguito, ci è stato offerto (per fortuna!) un fondo economico per poter continuare l’impresa (con gli esigui finanziamenti che abbiamo, non sarebbe stato realizzabile), il fondo Blonda Ruffa, che non finiremo mai di ringraziare. Grazie a questi denari, abbiamo realizzato altri 4 corsi di base, e altri 2 sono in programma per il prossimo anno.  Ne sono felice ed orgogliosa. Infine, solo un personalissimo cenno etico:  in un mondo in cui si assiste alla ripugnante condanna a morte di una donna sudanese per le sue convinzioni religiose, paragonata non a caso a Rosa Parks, occorre capire che il futuro e il progresso dell’umanità dovranno necessariamente passare per l’abbandono della sopraffazione dei più deboli. Tra le prime creature da tutelare, insieme ai bambini, il grande Dostoevskij  metteva anche gli animali (proprio perché estremamente indifesi, vittime per eccellenza dell’egoismo e dello specismo  umano). Io sono nata antispecista, e credo fermamente che il sublime sentimento dell’empatia sarà il più rivoluzionario, inevitabile e provvidenziale cambiamento per un futuro vivibile,  per il bene stesso di noi umani».

 

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Sperimentazione Animale e Psiche

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