"Quel che so di Brindisi". Fotografia di una città, ma non solo

La mattina del 19 maggio una bomba fatta esplodere davanti ad una scuola di Brindisi ha ucciso Melissa Bassi e ferito gravemente altri studenti. A partire da questo terribile episodio, e senza voler avanzare ipotesi sulle dinamiche, Valentina Valente traccia con lucidità la fotografia di una città, un ritratto del periodo che stiamo vivendo.

Io non so chi la mattina del 19 maggio ha deciso che Melissa Bassi, e altre ragazze come lei, dovessero morire. Scoprirlo è compito degli inquirenti, e non avanzerò strampalate ipotesi allo scopo di confondere ancor più le idee, come hanno fatto molti giornali in questi giorni. Vi parlerò quindi di cosa so della mia città. Io so che a Brindisi la Sacra Corona Unita, organizzazione di stampo mafioso sconosciuta ai più, nata negli anni '80 dalla fusione di Ndrangheta e Camorra, le bombe le metteva sempre in quegli anni di notte, ai negozi che non pagavano il pizzo. Che sempre in quegli anni a Brindisi, potevi trovare un 'contrabbandiere' ad ogni angolo della città, pronto a venderti Malboro contraffatte a duemila lire. So anche che c'è voluta la morte di due finanzieri, durante un' operazione anticontrabbando affinché la città fosse ripulita. So che la SCU trae linfa vitale dai traffici di droga, prostituzione, tabacchi, usura, armi, scorie pericolose, ecc. per un bilancio complessivo stimato intorno ai 2 miliardi e mezzo annui. Ma so anche che l'antimafia è presente e attiva e che recenti operazioni di polizia le hanno inferto un duro colpo, decimandola e minandone gli assetti. So anche che i brindisini non sono tutti mafiosi e molti di essi si oppongono da anni a questa piaga attraverso la costituzione di associazioni antiracket e antimafia, insegnando la legalità nelle scuole e trasformando i terreni confiscati alla mafia in aziende agricole. Io so che a Brindisi gli immigrati non vengono respinti ma accolti. So che nel '91 quando migliaia di profughi albanesi sbarcarono nel porto, i brindisini aprirono per mesi le porte delle loro case, delle loro chiese e delle loro scuole ai disperati che ogni giorno attraversavano il Canale d'Otranto stipati nelle carrette di mare. Io so che a Brindisi più che le bombe uccide l'inquinamento. Io so che questa piccola città del Sud è stata colonizzata negli anni '60 dai colossi petrolchimici ed energetici, con la promessa di posti di lavoro e bollette meno salate. Io so che le bollette sono salate lo stesso e che posti di lavoro non ce ne sono, ma che la gente continua a morire per i veleni delle fabbriche e della centrale a carbone di Cerano, e che i bambini qui nascono con gravi malformazioni, più che nel resto d'Italia. Io so che mentre nel resto d'Europa si chiudono i centri storici al traffico, qui addirittura si riaprono. E i negozi continuano a chiudere lo stesso. Io so che a Brindisi, l'agricoltura, un tempo la principale risorsa economica, sta morendo. Che ci sono campi inutilizzabili a causa dell'avvelenamento delle fabbriche, e altri che ora sono solo distese di pannelli fotovoltaici, installati senza nessun criterio da chi vede il solare non come una risorsa ma come un nuovo business. Io so che Brindisi ha un porto di notevole rilievo strategico per via della sua naturale conformazione e per la sua posizione di 'Porta d'Oriente'. Io so che potrebbe essere una notevole risorsa per questa città e che potrebbe creare posti di lavoro. So, però, che c'è chi vorrebbe utilizzarlo solo per installarci rigassificatori e inceneritori. Io so che a Brindisi il futuro dei ragazzi non viene dilaniato solo dalle bombe ma anche dalla disoccupazione dilagante. Che un giovane su tre abbandona la propria città dopo la scuola e va a cercar fortuna altrove. Che, a causa di questo esodo, la popolazione residente è diminuita sensibilmente negli ultimi anni. Io so che a Brindisi, a causa del gioco democratico, cambia il colore politico dell'amministrazione di turno, ma non le facce dei 'soliti noti'. Io so che a Brindisi, lo Stato, come nel resto d'Italia, non è riuscito a proteggere le proprie donne dalla furia omicida dell'uomo. Io so che a Brindisi, come nel resto d'Italia, c'è un' emergenza sociale. Che l'impoverimento alimenta indignazione e frustrazione che portano all'orrore. Che questo clima di crisi e incertezza puzza di 'strategia della tensione' e, al di là delle teorie complottistiche, tu, Stato, hai l'obbligo di proteggere i tuoi figli dalle derive insurrezionaliste o nazifasciste. Io so, che senza uno Stato capace, il processo degenerativo porterà questa nazione ad uno stato di coma irreversibile. Io so che Brindisi, tuttavia, non è molto diversa dall'Italia. Io so che a Brindisi c'è tanta gente che si guadagna il pane onestamente, che non ha abbandonato la sua città nel momento del bisogno, che si organizza e lotta ogni giorno contro tutto questo nella speranza di poter garantire un futuro migliore ai propri figli. Io so che questa gente merita, oggi, verità e giustizia.

Commenti

Brava! Un quadro chiaro, sincero, appassionato che corrisponde ai volti di quei ragazzi, al volto chiaro, sincero, appassionato di Melissa che non c'è più. A difendere il futuro di questi ragazzi siamo chiamati tutti.
carlo carlucci, 22-05-2012 01:22
A me comincia un po' a stufare leggere l'ennesimo tentativo di analisi e indagine sulla città di Brindisi (e Mesagne). L'autrice dell'articolo "SA" tante cose ma come gran parte di quelli che si stanno avventurando in questi articoli che d...ovrebbero contestualizzare Brindisi con la strage, in realtà non "SA" niente di niente. O meglio, tanti ma tanti luoghi comuni. La nostra città ha dei problemi, lo sappiamo tutti, ma in questo momento bisogna soltanto avere rispetto di Melissa e delle ragazze ferite, e pazienza perchè l'attentato (se di attentato si tratta)i non è stato rivendicato da nessuno e gli inquirenti brancolano nel buio. Ne è la conferma i fermi a persone qualunque colpevoli solo di somigliare vagamente al killer ripreso dalla telecamera. Pazienza. E rispetto. Quando si avrà un minimo di idea, almeno di un barlume, e di un perchè, ci potremo (o meglio vi potrete) sbizzarrire a trovare tutte le associazioni possibili con i mali di Brindisi e le strategie della tensione e derive varie.
Vito Santoro, 23-05-2012 06:23
complimenti Valentina, parole semplici e chiare che lasciano il segno ......
giulia litti, 23-05-2012 07:23
Grazie Valentina... Mi piacerebbe che la tua voce, la nostra voce.. arrivi alle decine di giornalisti che si limitano alla ricerca della verità (basandosi sulla fantasia, indiscrezioni e stupide conclusioni spettacolari).. Riusciremo a cambiare il nostro futuro??
Davide D., 24-05-2012 08:24
non capisco....diamo la colpa agli abitanti di new york per le torri??? ai bolognesi x la bomba alla stazione??? perchè dare la colpa ai brindisini ????certo x loro hanno trovato risposte tifiamo xchè riescano a dare una risposta anche questa volta!!!un abbraccio alle vittime e alle loro famiglie.
francesca, 29-05-2012 03:29
Non capisco caro Santoro in cosa mancherebbe di rispetto questo articolo.. Perché non possiamo parlare della nostra città finche non avremo le informazioni sulla strage? Non parliamo della strage qui.. Non mi pare che si stia facendo retorica, non mi pare che si stiano avanzando ipotesi.. È un'analisi di una città, parziale perché nessuno conosce tutto di tutti, ma è un pensiero che non vuole passare per verità assoluta. Un pensiero garbato, senza polemica, che vuole essere un invito a ripartire. Vedo molto meno rispetto nella sua polemica incoerente. Saluti
Davide D., 30-05-2012 08:30
brindisi purtroppo (e non cambiera' mai) è una cittadina dimensionata per il cemento armato, automobili e moto. la mentalita' è da eliminare accogliendo gente dal nord o leccesi (con mente aperta per innovazione imprenditoriale). poi chiudere tutto cio' che ci inquina (cenrali a carbone ecc. ) trasformando il lavoro da industria a turismo; (comunque la maggior parte dei lavoratori in industria sono forestieri). riaprire i corsi, chiudere la diga alle auto, ristrutturare babylandia, creare verde, abbattere caseggiati prima della diga(sembra beirut). comunque una soluzione a tutto cio' cè: andarsene .
roby, 11-09-2012 10:11

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