Quinto conto energia, si decide. L'Ue richiama l'Italia

È in corso la Conferenza Stato-Regioni all'interno della quale si discutono le eventuali modifiche da apportare al testo del decreto riguardante il settore del fotovoltaico. Ieri la Commissione europea ha inviato una lettera di richiamo all’Italia in cui viene severamente criticato il Quinto conto energia.

Quinto conto energia, si decide. L'Ue richiama l'Italia
È un giorno decisivo per il futuro del Quinto Conto Energia. Si sta svolgendo infatti questa mattina la Conferenza Stato-Regioni nel corso della quale il Governo e le Regioni dovranno discutere le eventuali modifiche da apportare al testo del decreto riguardante il settore del fotovoltaico. In base alla bozza del decreto a partire dall'anno prossimo gli incentivi al fotovoltaico aumenteranno di soli tre miliardi di euro, rispetto ai sei previsti dalla normativa attuale. Nei prossimi anni, poi, gli incentivi aumentaranno ma in misura inferiore rispetto a quanto stabilito dal precedente regime. Gli incentivi finora promessi e pari a nove miliardi l'anno al 2020 saranno garantiti incrementando con ulteriori tre miliardi l'anno gli aiuti pubblici. Secondo il provvedimento poi la spesa annuale per il fotovoltaico salirà di 500 milioni, arrivando a 6,5 miliardi. Gli impianti fotovoltaici di potenza superiore ai 12 Kw potranno accedere agli incentivi previa iscrizione agli appositi registri del Gse nei limiti di quantitativi predeterminati di potenza annua, con un criterio di priorità a favore delle installazioni sugli edifici. Gli impianti di potenza inferiore ai 12 Kw potranno accedere agli incentivi dopo l'entrata in esercizio. Ieri, alla vigilia della Conferenza Stato-Regioni, la Commissione europea ha inviato una lettera di richiamo all’Italia in cui viene severamente criticato il nuovo decreto del ministero dello Sviluppo economico che riforma il sistema di incentivi per le energie rinnovabili e istituisce il quinto conto energia. Secondo il Commissario all’Energia, Guenter Oettinger, infatti, le nuove norme che impone il decreto, renderanno “molto difficile, se non impossibile, per i produttori indipendenti accedere al finanziamento dei propri progetti”. Ad essere sotto accusa è innanzitutto il sistema dei registri obbligatori, che servirebbero solo ad appesantire la burocrazia e a rendere incerti gli investimenti. Oettinger, inoltre, si aggiunge il taglio degli incentivi, giudicato eccessivo. La Commissione europea critica inoltre l’assenza di provvedimenti dedicati alle rinnovabili termiche e al settore dell’efficienza energetica. Si tratta delle stesse critiche che sono state avanzate dalle associazioni ambientaliste e del settore. Secondo Valerio Natalizia, Presidente GIFI-ANIE, “il registro è un sistema che ha dimostrato più volte la sua inefficienza e non serve a controllare la spesa ma solo a creare complicazioni burocratiche agli operatori e quindi aumentare i costi gestionali”. ANIE/GIFI chiede che il Quinto Conto Energia venga modificato in modo da prevedere anche il ripristino dei 7 miliardi di euro di budget disponibili per incentivare l’industria fotovoltaica. Secondo Nataliza, senza queste due sostanziali modifiche al testo, “l’industria fotovoltaica andrà in bancarotta facendo fare un pericoloso passo indietro all’economia nazionale e perdendo migliaia di posti di lavoro”. Una posizione sostenuta anche dall'azienda Enerpoint. Secondo Rocco Viscontini, presidente e amministratore delegato di Enerpoint, “se si esagera con i tagli e la burocrazia gli addetti al settore, migliaia di lavoratori, andranno tutti a casa”. Inoltre, sostiene Viscontini, “se i ministri Passera e Clini confermeranno il registro, limitando inoltre il livello di spesa annua a meno di 7 miliardi, si renderanno responsabili della perdita di migliaia di posti di lavoro all’interno del settore trainante della green economy e del rallentamento del processo di affrancamento del sistema energetico italiano dalle fonti fossili provenienti dall’estero”. Sulla questione è intervenuto anche il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza. “Per stare in Europa, non si possono affossare le energie pulite – dichiara Vittorio Cogliati Dezza – L’invito di Bruxelles a rivedere da capo a fondo il nuovo decreto sulle energie rinnovabili è un chiaro avvertimento sulla necessità di non sacrificare le fonti rinnovabili e i meccanismi che le incentivano”.

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