ReCommon: «Cosa succede quando le multinazionali di petrolio e gas iniziano a parlare di energie pulite e rinnovabili?»

«Stiamo affidando il nostro futuro ai giganti del fossile, mascherati da paladini dell’ambiente. Cosa succede quando le grandi multinazionali del petrolio e del gas iniziano a parlare di energie pulite e rinnovabili? Non abbiamo bisogno di false soluzioni»: la campagna di informazione di ReCommon. E alla vigilia del G20... è ancora più importante sapere.

ReCommon: «Cosa succede quando le multinazionali di petrolio e gas iniziano a parlare di energie pulite e rinnovabili?»

«Stiamo affidando il nostro futuro ai giganti del fossile, mascherati da paladini dell’ambiente.
Cosa succede quando le grandi multinazionali del petrolio e del gas iniziano a parlare di energie pulite e rinnovabili? Non abbiamo bisogno di false soluzioni»: così la campagna di informazione di ReCommon.

E alla vigilia del G20... è ancora più importante sapere.

L'associazione ReCommon, impegnata da anni sul fronte della sostenibilità ambientale e del contrasto all'inquinamento, ha lanciato una campagna che prende posizione critica sulle scelte che il governo italiano (e non solo) continua a reiterare.

«Gas, idrogeno e meccanismi di compensazione delle emissioni o di cattura di queste sono oggi al centro delle politiche energetiche nazionali ed europee. Le chiamano soluzioni di transizione, dovrebbero ridurre le emissioni e traghettarci verso un futuro green. Di fatto ci stanno legando ancora una volta a un’economia fossile e insostenibile. Una pericolosa distrazione dal necessario cambio di modello politico ed economico che milioni di persone in Europa e nel mondo chiedono a gran voce, per la sopravvivenza di tutti» spiegano da ReCommon nella campagna d'informazione.

Gas? Naturalmente fossile
«Il settore del gas è in espansione nonostante il suo impatto devastante sul clima globale, emerso in tutta la sua gravità solo negli ultimi anni. Recenti studi scientifici hanno iniziato a quantificare le emissioni fuggitive di metano e hanno dimostrato che il loro impatto climalterante è oltre 100 volte quello della CO2 su un arco di 10 anni e 86 volte su un arco di 20» scrive ancora l'associazione.

Idrogenomania 
«In cima alla classifica delle soluzioni miracolose troviamo l’idrogeno, ma cosa c’è dietro la chimera dell’energia verde? Attualmente meno dell’1% per cento dell’idrogeno prodotto nel mondo proviene da fonti rinnovabili, per il resto ci affidiamo ancora ai combustibili fossili e, anche qualora utilizzassimo le rinnovabili, per produrre energia a sufficienza, in Europa, dovremmo sfruttare risorse energetiche e ambientali che non abbiamo e che ancora una volta bisognerebbe “estrarre” dal vicino continente africano».

Non è tutto green quello che luccica
«Mobilitazioni, azioni dirette, campagne di pressione sono riuscite a inceppare un meccanismo che sembrava inarrestabile, producendo un corto circuito tanto necessario quanto inaspettato. Oggi è possibile parlare di ambiente e cambiamento climatico anche al TG e sui giornali - si legge ancora nel manifesto della campagna - Ma parlarne non basta, i giganti fossili affollano lo spazio con imponenti strategie di greenwashing, una narrazione distorta che egemonizza il tema della transizione energetica, grazie a ingenti investimenti economici, e multinazionali energetiche inoltre hanno dalla loro una lobby coordinata e molto potente orientata a influenzare le politiche europee e nazionali in materia di clima e energia».

Ecco le richieste che ReCommon avanza:
-Non ci sia una transizione energetica che passi dal carbone al gas e alla costruzione di nuove centrali a gas; si eliminino i sussidi pubblici per questi impianti e si chiudano quelli esistenti al più presto.
-Non si costruiscano nuove infrastrutture del gas in Italia e in Europa e sussidi e fondi pubblici e europei siano destinati ad altri interventi autenticamente sostenibili e decisi  dalle comunità locali.
-Venga fatta giustizia per tutti quelli che hanno sofferto gli impatti delle grandi opere energetiche.
-Si promuova un approccio decentralizzato, guidato dal basso e su piccola scala alle energie rinnovabili, con la partecipazione attiva delle comunità locali.
-Le società energetiche si impegnino in maniera concreta e ravvicinata nel tempo ad azzerare le emissioni evitando false soluzioni, quali: l’idrogeno fossile o le infrastruttere su larga scala anche se verde, i meccanismi di compensazione (cattura di carbonio e foreste), i mega impianti di rinnovabili.
-Gli investitori ritirino i fondi dalle grandi società energetiche italiane (quali Eni, Snam, Enel) che ancora utilizzano combustibili fossili e resistono al cambiamento con false soluzioni.

Intanto una Roma blindata si prepara ad accogliere i partecipanti al G20 il 30 e 31 ottobre. Annunciata la mobilitazione di movimenti e associazioni che criticano le posizioni dei governi e l'ipocrisia di decisioni e  scelte.

Ci saranno anche gli attivisti di Extinction Rebellion «per dire ai Governanti dei paesi del G20, che sono i primi responsabili della gravità della crisi climatica e ecologica in atto», per die loro «che hanno fallito e che ci stanno ingannando» scrive il movimento.

«I paesi del G20 sono detentori dell'80% della ricchezza globale, e responsabili del 80% delle emissioni globali, finanziatori di progetti legati a petrolio, gas e carbone - spiega XR - Sono quegli stati che propugnano il mito della crescita economica infinita, che saccheggiano la natura con la loro voracità, che creano una insopportabile ingiustizia tra paesi poveri e ricchi. Lo stesso summit G20 non ha alcuna legittimazione democratica. Perché solo 20 paesi dovrebbero arrogarsi il diritto di prendere decisioni che influenzeranno il futuro di tutti? La loro separatezza dalla cittadinanza e dal resto del mondo è ben rappresentata dalla cortina di ferro e dal massiccio dispiegamento di forze che blinderà Roma, in terra e in cielo».

«I governi hanno fallito e dalla Cop 26 ci giungono notizie sempre più allarmanti: Greenpeace UK ha svelato che alcuni paesi facenti parti del G20 (Brasile, Argentina, Australia, Giappone, Stati Uniti,.. ), grandi estrattori di petrolio, carbone, gas e produttori di carne, stanno cercando di annacquare il prossimo rapporto IPCC. Si oppongono alla cessazione di estrazione delle fonti fossili, alla necessaria "dieta verde" e spingono per un'apertura sul nucleare. Non solo, il "2021 Production Gap Report" diffuso dall'Unep il 20 ottobre, evidenzia come i governi stiano pianificando di produrre entro il 2030 il 110% in più di combustibili fossili, rispetto a quanto sarebbe coerente con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5%. Anche l'Italia sta pianificando di aumentare la produzione di gas addirittura fino al 2040».

«Ormai è chiaro che i nostri governi ci stanno ingannando. Menzogne sotto la luce del sole, un ottimismo che è il tentativo estremo della governance globale di rassicurare i cittadini, di convincerli che sia lo stesso sistema che li ha condannati a salvarli. Perché solo così possono difendere il paradigma della crescita economica infinita».

Movimenti e associazioni si riuniscono al Climat Camp presso Acrobax a Roma, qui le informazioni.

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