ReCommon scrive a Draghi: «Grandi imprese e banche, perché assemblee azionisti ancora a porte chiuse?»

L’associazione ReCommon ha scritto al Presidente del Consiglio Mario Draghi chiedendo che quest’anno si ponga fine «alla ingiustificata chiusura delle assemblee» degli azionisti delle grandi imprese e banche.

ReCommon scrive a Draghi: «Grandi imprese e banche, perché assemblee azionisti ancora a porte chiuse?»

L’associazione ReCommon ha scritto al Presidente del Consiglio Mario Draghi chiedendo che quest’anno si ponga fine «alla ingiustificata chiusura delle assemblee» degli azionisti.

«È paradossale che tutto il sistema economico italiano oramai sia ripartito, ma non la riapertura delle assemblee di quei gruppi industriali e finanziari che compongono lo stesso sistema - scrive ReCommon - È davvero il caso che il governo, o il Parlamento che sta convertendo in legge il decreto Milleproroghe, faccia subito retromarcia e riveda l’estensione dell’esenzione per quanto riguarda il 2022. Questo sì, sarebbe un buon segnale per il sistema economico e democratico italiano».

ReCommon sottolinea che, rispetto agli anni passati (in cui queste assemblee si erano ridotte «spesso a consessi stanchi e retorici, dove pochi azionisti con tante deleghe danno velocemente il via libera a bilanci e piani industriali, per altro già discussi in precedenza con i grandi fondi di investimento internazionali che dominano l’azionariato»), «negli ultimi anni qualcosa è iniziato a cambiare, prima all’estero e poi dalle nostre parti. Attori della società civile organizzata e portatori di interessi pubblici e non finanziari hanno comprato azioni e regolarmente presenziato queste assise, per portare le loro istanze o dar voce a coloro che subiscono direttamente le ripercussioni dell’operato di grandi imprese multinazionali e gruppi finanziari. Le assemblee offrono la possibilità di confrontarsi a volto scoperto direttamente con i top manager delle società e chiedere ragione del loro operato sull’ambiente e i diritti umani, a prescindere dai dividendi distribuiti - prosegue ReCommon - Un meccanismo certo parziale e limitato, ma che cerca di porre rimedio alla totale mancanza di accountability di chi gestisce gruppi industriali e finanziari».

«Nel nostro paese sono ben poche le possibilità di avere scambi franchi e diretti con gli amministratori delegati delle grandi società per azioni - fa sapere ancora l'associazione - Non è certo un contesto favorevole come quello dei paesi nord europei dove, ad esempio, sui temi della transizione energetica gli amministratori delegati di società quali Shell devono oramai accettare il confronto pubblico, con tutte le conseguenze del caso. Ebbene, nel contesto pandemico, che sembra finalmente volgere al termine al punto che il governo sta considerando di decretare la fine dello stato di emergenza il 31 marzo prossimo, lo stesso governo italiano ha inserito nel decreto legge “Milleproroghe” del 30 dicembre anche l’estensione fino a luglio 2022 della possibilità per le società quotate di tenere le proprie assemblee degli azionisti a porte chiuse per il terzo anno consecutivo. In questo modo l’interazione con gli azionisti sarà ancora una volta possibile solamente tramite la figura del delegato unico o ponendo domande per iscritto prima dell’incontro».

«Contrariamente a quanto avvenuto in Nord Europa e Nord America, negli ultimi due anni i gruppi industriali e finanziari italiani non hanno permesso agli azionisti neanche di connettersi online per assistere all’incontro, men che meno di interagire con il senior management e i consigli di amministrazione» spiega ReCommon.

Qui il testo integrale della lettera

 

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