Reddito di cittadinanza e povertà in Italia: i conti non tornano

I conti non tornano: se i dati sulla povertà menzionano oltre quattordici milioni di bisognosi in Italia, come mai le richieste per il reddito di cittadinanza sono un quinto di tutti questi bisognosi? È giusto pensare che i dati siano fuorvianti?

Reddito di cittadinanza e povertà in Italia: i conti non tornano

Secondo i dati Istat , in Italia nel 2018 c’erano 5 milioni di poveri assoluti e 9 milioni di poveri relativi. Abbiamo già parlato in passato del non senso di queste definizioni relative alla povertà che servono solo a spingere le persone a guadagnare e consumare sempre di più per non farli sentire “poveri”. Però se io mi autoproduco tanto, riparo, riduco, riciclo e non spreco, di conseguenza avrò bisogno di guadagnare poco per vivere ma in questo caso statisticamente vengo considerato povero anche se non lo sono per niente. Che i dati sulla povertà siano basati su parametri non veritieri, non lo dimostra solo questo ragionamento ma anche i dati stessi. Ad oggi 2,5 milioni di persone usufruiscono del reddito di cittadinanza.

Ma se ci sono 14 milioni di poveri, dove sono le altre 11,5 milioni di persone che avrebbero dovuto correre a chiedere immediatamente il reddito di cittadinanza? E anche se solo considerassimo i poveri assoluti, dove sono le altre 2,5 milioni di persone? Eppure si parla di reddito di cittadinanza costantemente da oltre un anno e ci sono informazioni ovunque in merito che anche i gatti e cani nella case sono informatissimi sull’argomento. Quindi come mai i numeri non combaciano nemmeno lontanamente? In realtà il perché lo sanno tutti ed è il segreto di Pulcinella che svela lo stesso Pasquale Tridico presidente dell’INPS e fra gli ideatori del reddito di cittadinanza, che rispondendo a una intervista su Il Fatto Quotidiano circa la discrepanza sui numeri risponde con le seguenti parole: «Va considerata anche la differenza tra i redditi dichiarati e quelli percepiti realmente: si dichiara meno per evitare tasse e questo incide anche sulle stime della povertà».

La famosa scoperta dell’acqua calda ovvero quello che sosteniamo da sempre e cioè che i calcoli sulla povertà in Italia e il gridare alla povertà costantemente, non sono attendibili. Figuriamoci se in un paese dove ci sono 51 milioni e 682 mila veicoli a motore di cui 39 milioni di automobili, siamo poveri. E’ poi evidente che non ci possano essere 14 milioni di poveri di cui 5 milioni di disperati, perché se fosse vero saremmo alla guerra civile con la gente che assalta i forni. Invece stranamente gli unici assalti ai negozi, sono a quelli di elettronica quando fanno offerte su televisori grandi come pareti e cellulari di ultima generazione o nei negozi di moda quando ci sono promozioni di vestiti di marca. E quindi su dati non veritieri si costruiscono politiche e interventi che non riflettono la realtà dei fatti.
Ma dirlo ovviamente non fa audience e non porta voti perché bisogna affermare che i soldi non sono mai abbastanza infatti l’Italiano eternamente affetto dal morbo della lamentite deve sempre e comunque dire che lui è povero, senza un soldo. Lo si sente dire dal grande industriale al commerciante, dall’impiegato all’artigiano, dall’insegnate all’operaio, chiunque si lamenta. Però poi siamo sommersi da sprechi e siamo campioni del mondo nella disciplina del lancio del denaro dalla finestra, nel quale facciamo un figurone senza differenze fra i vari strati sociali. Ma si può barare fino ad un certo punto, poi lo stesso presidente dell’INPS svela il trucco che sappiamo tutti, si fanno lavori in nero, si dichiara il meno possibile e voilà il gioco è fatto e alla fine le statistiche ci dicono che in Italia ci sono 14 milioni di poveri con persone che hanno la Ferrari e si dichiarano nullatenenti. Sicuramente ci sono persone indigenti, famiglie in grosse difficoltà che sono la conseguenza proprio del sistema basato sulla crescita, l’arrivismo, la competizione e la distruzione dello stato sociale. E queste persone vanno sicuramente aiutate e supportate dandogli le condizioni per vivere dignitosamente ma per la maggior parte dei cosiddetti poveri è evidente che le statistiche non riflettono affatto la realtà. E il vero supporto, il vero reddito di cittadinanza, è insegnare a ridurre gli sprechi, ad autoprodursi il più possibile, ricreare la comunità che è il migliore e più efficace stato sociale che esiste, senza di quella sì che siamo veramente poveri.
 

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