Referendum, lo strano caso degli italiani che votano all'estero

La riformulazione del quesito sul nucleare fa scoppiare il caso del voto degli italiani all'estero. Questi si sono già espressi, ma ora rischiano di vedere annullate le proprie schede, a causa di un vizio di forma. Se i voti fossero considerati nulli, poi, si porrebbe con forza la questione del quorum. In ogni caso, la questione è di difficile soluzione e rischia di calpestare la libertà d'espressione dei cittadini.

Referendum, lo strano caso degli italiani che votano all'estero
A tre giorni dall'apertura delle urne, quello del voto degli italiani all'estero sul nucleare rischia di diventare un'emergenza democratica. I nostri connazionali residenti in altri paesi, circa 3,2 milioni, avevano ricevuto le quattro schede colorate dei referendum e da bravi cittadini si erano recati a votare entro il 2 giugno. Peccato che nel frattempo una delle schede, quella grigia sul nucleare, sia stata riformulata. L'approvazione del decreto Omnibus in Parlamento - che andava ad abrogare proprio la legge oggetto del quesito ma prevedeva comunque un ritorno all'atomo - ha convinto la Corte di Cassazione ad ammettere comunque il referendum sul nucleare ma con un quesito diverso. Ora, ci troviamo con dei voti su un quesito che non esiste più ed un gran caos in testa. Che fare infatti delle vecchie schede grigie che arriveranno, votate, ai consolati entro domani alle 16? La decisione, a quanto ha dichiarato il ministro per i Rapporti col Parlamento, Elio Vito “spetta all'Ufficio centrale per la circoscrizione estero presso la Corte d'Appello di Roma” e verrà presa ad urne chiuse, probabilmente lunedì pomeriggio. Escluso che si possano inviare di nuovo le schede e si proceda a rivotare – mancano i tempi tecnici, ha sostenuto ancora Vito – si aprono tre diversi scenari, ciascuno con degli inconvenienti, più o meno gravi, a livello democratico. Il primo. I voti vengono conteggiati come regolari, nonostante siano cambiate le disposizioni da abrogare. Si tratterebbe, probabilmente, della soluzione più corretta dal punto di vista sostanziale, sicuramente non da quello formale. Se venisse presa questa decisione, che in realtà pare la meno pronosticabile, la Corte d'Appello assumerebbe che, pur essendo cambiato il quesito, il significato del voto referendario è rimasto invariato: chi vota sì è contrario alla reintroduzione del nucleare in Italia, chi vota no è favorevole. Il secondo. I voti vengono annullati ma non viene abbattuto il quorum. È questa la soluzione più temuta dai referendari. Significa che i 3 milioni e 200 mila italiani residenti all'estero oltre ad essere conteggiati come non votanti contribuirebbero ad aumentare il quorum da superare (in questo modo invece che il 50 per cento più uno, dovrebbe votare circa il 58 per cento degli aventi diritto). Ovviamente si tratterebbe di una mossa del tutto antidemocratica: il diritto al voto dei cittadini sarebbe così calpestato due volte, la prima non tenendo conto del suo valore qualitativo (sì/no), la seconda annullando persino il suo peso quantitativo sul raggiungimento del quorum. Il terzo. Infine c'è l'ipotesi ventilata da Di Pietro: se si annullano i voti, almeno si deve abbattere il quorum. Si propone cioè di non conteggiare i residenti all'estero nel numero degli aventi diritto al voto (sempre limitatamente al quesito sul nucleare, s'intende). Questa soluzione sarebbe forse la più idonea dal punto di vista formale, anche se resterebbe irrisolta la questione democratica della libertà d'espressione e del diritto al voto. Inoltre potrebbe portare al risultato paradossale che si raggiunga il quorum su un quesito e non sugli altri. Insomma, comunque la si ponga la questione non dà adito a soluzioni facili. Viene il dubbio che anche quest'ultimo atto faccia parte della strategia del caos da tempo messa in atto per boicottare i referendum. La decisione, dicevamo, verrà presa solo dopo che si saranno chiuse le urne e ci saranno dati certi sull'affluenza ed è probabile che quei 3,2 milioni risultino fondamentali per il raggiungimento del quorum. Fra le mille incertezze della situazione l'unica cosa certa è che per colpe istituzionali circa il 5 per cento della popolazione italiana vedrà la propria opinione non considerata o, al meglio, distorta.

Commenti

la dice lunga che la maggior parte di questo governo non andrà a votare per i quattro importantissimi quisiti dei referendum,dobbiamo vincere ad ogni costo,è a rischio il nostro futuro e il futuro di tutti quelli che verranno,non si può non andare a votare ,oltre che essere un diritto è sopratutto un dovere
maria grazia rita, 09-06-2011 05:09
In merito alle schede Referendarie per l'estero, mi viene spontaneo suggerire all'ON. Vito ( rapporti con il Parlamento ) che essendo nell'era Telematica, sarebbe bastato spedire un documento Word del fac-simile della scheda di votazione alle varie Ambasciate o Consolati che dir si voglia, per dar modo ai N/S Italiani all'estero dell'efficienza ( come dice il Brunetta ) della macchina Amministrativa Italiana ! Forse non ci arrivano questi Signori Deputati dell'Emiciclo, impegnati come sono a contare gli euri che percepiscono a fine mese ( esclusi quelli del contorno )si intende !
Gaspare, 09-06-2011 08:09
Se la logica e il senso del diritto albergassero nella mente e nel costume di questo governo ci sarebbero voluti due minuti per un decreto del ministro degli interni al preventivo riconoscimento della validità del voto espresso all'estero data la sostanziale eguaglianza del quesito. Anche le prevedibili rimostranze e ricorsi del governo -ulteriore dimostrazione della sua agonizzante sopravvivenza antidemocratica- sarebbero respinti dalla giurisdizione di merito. Va da sè che la soluzione tecnica e meno politica sarebbe quella di ridurre il quorum. Quello che però non viene detto in questa volutamente brevissima campagna elettorale - che è di natura completamente diversa dalla campagna per le politiche o amministrative perchè in quella i partiti e i candidati devono convincere gli elettori mentre questa dovrebbe essere solo di informazione per quanti disattenti non avessere colto subito l'avversità delle disposizioni - è da una parte (il governo) lo stato dei rapporti giuridici ed economici finora maturatosi sulla base delle vigenti disposizioni legislative, dall'altra il conseguente obbligo di regolare tutti i rapporti che verranno eventualmente delegittimati. Questa assenza di resoconto ( quante e quali Ditte o Imprese hanno avanzato richieste o preparato-presentato progetti di gestione, etc. ) e di proposte ( cosa si fa delle...vecchie scorie, come si finanzia la ricerca sull'atomo, come si impone una gestione dell'acqua dissociata dall'utilizzo commerciale e industriale, etc.) fa pensare che si sia giunti finalmente ad una rottura insanabile se non con un cambiamento di sistema oltre che di governo. ditte discussione e mentare tutti gli effecov o infost'uè brev uq p
Franco, 10-06-2011 02:10
Sento violato il mio diritto di voto. Io sono residente all'estero ho espresso il mio diritto, e ho fatto il mio dovere. Perché non dovrebbe valere il mio pensiero relativamente al nucleare? Io voglio poter esprimere il mio parere sul futuro dei miei figli... che tristezza... e qui (all'estero)continuano a prenderci per il...
Enrica, 10-06-2011 02:10
A proposito del "quorum" richiesto dall'art. 75 4° comma della Costituzione desidero esporre una considerazione di critica che dovrebbe vieppiù motivare la necessità di una partecipazione straordinaria alle urne referendarie. Si calcoli, allo stato attuale della legislazione italiana, il numero effettivo di cittadini elettori che porta all'approvazione di una legge. Con tutte le riserve e i "distinguo" possibili non si arriva mai ad un numero che sia superiore della metà di quello richiesto invece per abrogarla! Quella cioè che nei primi anni della Repubblica appariva soltanto come una guarentigia di stabilità legislativa è andata via via negli anni -fino al cambio della legge elettorale Calderoli- trasformandosi in un'aperta legislazione punitiva della disapprovazione popolare. Allo stato attuale cioè avviene che una minoranza di cittadini elettori, che attraverso i rappresentanti politici designati dai segretari dei loro partiti porta all'approvazione di una legge, se la vede protetta e blindata da un "quorum" che è incomparabilmente superiore alla entità dei corpi elettorali che l'hanno promossa. Nel caso poi che - solo per eventualità accademica- si verificasse una convergenza pressocchè unanime di forze politiche, la legge così voluta sarebbe equiparata alla legge ottenuta con decreto e voto di fiducia e quindi con effettiva minor rappresentanza. Lo sforzo e l'impegno che per il 12-13 giugno va profuso dai referendari è uno sforzo titanico che dovrà travolgere l'impronta di casta in cui il Parlamento è stato definitivamente rinchiuso pena la perdita definitiva della libertà della rappresentanza democratica e il distacco definitivo del paese reale da quello istituzionale.
Franco, 10-06-2011 08:10

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