Rifiuti elettronici: l'inchiesta di Greenpeace spinge l'Ue ad occuparsi del caso

Dopo il lancio della video inchiesta di Greenpeace sulla problematica adozione in Italia del decreto 'uno contro uno' per la raccolta dei rifiuti elettronici, arriva la prima risposta da parte della Commissione europea che chiede ora chiarimenti all'Italia in merito al mancato rispetto della legge.

Rifiuti elettronici: l'inchiesta di Greenpeace spinge l'Ue ad occuparsi del caso
Finalmente arriva la prima risposta dell’UE dopo il lancio della video inchiesta di Greenpeace sulla problematica adozione in Italia del decreto 'uno contro uno' per la raccolta dei rifiuti elettronici. L’interrogazione presentata dall’eurodeputato Sonia Alfano alla Commissione europea, sull’esito dell’indagine pubblicata dall’associazione lo scorso dicembre, ha spinto la Commissione a chiedere chiarimenti all’Italia. Secondo il decreto 'uno contro uno il rivenditore hi-tech ha l’obbligo di ritirare gratuitamente il prodotto usato a fronte di un nuovo acquisto. I risultati dell’indagine di Greenpeace dimostrano invece il mancato rispetto della legge per circa la metà dei negozi intervistati. Nel 63 per cento dei casi, inoltre, non veniva neanche fornita la giusta informazione ai clienti sul ritiro gratuito, nonostante il decreto fosse entrato in vigore da sei mesi. Nell’interrogazione, l’eurodeputato Alfano chiedeva alla Commissione se i risultati delle indagini di Greenpeace non ponessero dubbi sulla concreta attuazione della Direttiva sui rifiuti elettronici in Italia. A distanza di poco più di un mese, il Commissario per l’Ambiente Janez Potočnik risponde che: “La Commissione chiederà alle autorità competenti di fornire maggiori informazioni in merito”. “Ancora una volta, su una materia scottante come la gestione dei rifiuti dobbiamo arrivare all’Unione europea, per ottenere risposte - commenta Vittoria Polidori responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia -. È sconcertante il silenzio tombale del ministero dell’Ambiente italiano che non si espone, nonostante venga sistematicamente messo a conoscenza dei risultati delle nostre indagini”. L’inchiesta, che è stata realizzata in 107 negozi di elettronica di 31 città italiane, ha coinvolto cinque rivenditori, Eldo, Euronics, Mediaworld, Trony e Unieuro. Nel frattempo alcuni di essi, dopo aver preso visione dei nostri risultati, hanno avviato le opportune verifiche interne. On-line si può consultare la classifica aggiornata che vede Unieuro al secondo posto rispetto al penultimo, occupato lo scorso dicembre. Nell’interrogazione l’eurodeputato Alfano aveva informato la Commissione anche sui risultati dell’indagine di Greenpeace sui centri di raccolta dei rifiuti effettuata nel 2009. Questi centri, che dovrebbero accogliere i rifiuti di privati cittadini e dei distributori sono insufficienti, non sempre accessibili alla grande distribuzione e in alcuni casi fatiscenti. “Ci chiediamo cosa stia aspettando il ministero dell’Ambiente a mettere l’Italia al passo con la Direttiva sui rifiuti elettronici del 2002. La fase di raccolta di questi pericolosi scarti è determinante non solo per tutelare ambiente e salute ma anche per ottimizzare il sistema, incrementare l’occupazione e garantire il recupero, o il corretto smaltimento, di tutti i rifiuti hi-tech”, conclude Polidori.

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