Rifiuti a Napoli, una dura battaglia oltre il malcontento popolare

La situazione nel capoluogo campano resta tragica, nonostante gli sforzi fatti dalla nuova giunta De Magistris. I roghi proseguono e la raccolta 24h su 24, se ha ripulito il centro, ha anche saturato i siti di stoccaggio provvisori. Dietro le proteste e gli incendi, però, potrebbe celarsi ben più del malcontento cittadino: la giunta De Magistris ha colpito molti degli interessi principali dei 'poteri forti'.

Rifiuti a Napoli, una dura battaglia oltre il malcontento popolare
I rifiuti accatastati per strada vengono incendiati ogni notte producendo miasmi tossici, diossine che vengono inalate dai cittadini e causano intossicazioni e problemi respiratori. La super raccolta 24 ore su 24 prevista dall'ordinanza emessa dal neo-sindaco De Magistris funziona, ed è riuscita a ripulire in parte le strade del centro ma i due siti di stoccaggio provvisorio di Caivano-capannone Igica e di Acerra sono ormai pieni. La giunta De Magistris sta lavorando molto. L'assessore ai Beni comuni Alberto Lucarelli, docente di diritto pubblico e tra gli estensori dei quesiti referendari sull'acqua, ha subito provveduto a far approvare una delibera sull'acqua pubblica che potrebbe essere un esempio per tutto il paese. La scelta di Tommaso Sodano come Vice Sindaco e Raphael Rossi per il ruolo di presidente dell'Asìa – la società a totale partecipazione del comune che gestisce i rifiuti a Napoli – segnano una rotta ben precisa. Il primo da anni lavora alla questione rifiuti, ha dato inizio con le sue denunce all'inchiesta che ha portato al rinvio a giudizio di Bassolino, Romiti, Impregilo e dei vertici del Commissariato Rifiuti e si batte per l’abolizione del CIP6. Il secondo invece è un trentacinquenne esperto nella progettazione di sistemi per la raccolta differenziata distintosi per onestà quando, alla guida dell'Amiat, l'azienda municipalizzata per la gestione dei rifiuti a Torino, denunciò un giro di tangenti e corruzione in cui volevano coinvolgerlo. La giunta ha da poco approvato una delibera con cui il comune si impegna ad estendere la raccolta differenziata porta a porta ai quartieri di Vomero, Posillipo, Barra e Scampia, giungendo così a coprire una popolazione di 325mila persone. Ma allora perché i rifiuti continuano a bruciare? Che fine hanno fatto tutti quei napoletani che hanno creduto nelle istanze di cambiamento proposte da De Magistris e colleghi, premiandoli con una vittoria schiacciante alle elezioni amministrative? Viene il sospetto – espresso dallo stesso De Magistris – che ci sia qualcosa di più del malcontento popolare sotto alla degenerazione della situazione napoletana. E, come in un giallo di Agatha Christie, i potenziali colpevoli non mancano. Il primo che viene alla mente è sicuramente la malavita organizzata. Legambiente stima in 600 milioni di euro il giro d'affari della camorra sui rifiuti: come diceva un noto camorrista in una conversazione telefonica intercettata “nelle nostre aziende entra mondezza ed esce oro”. Pare addirittura – è quanto emerge da un'inchiesta aperta dalla Procura di Napoli – che la camorra abbia affidato a gruppi di criminali organizzati il compito notturno di incendiare i rifiuti, sotto compenso di mille euro per ogni tonnellata. I rifiuti inceneriti si trasformano così in 'rifiuti speciali' la cui gestione è affidata alle ditte private. E poi c'è la questione politica. L'elezione di De Magistris, come fa notare Debora Billi dal blog Petrolio, è invisa a molti nei palazzi della maggioranza e dell'opposizione. Sconvolge i piani del Pdl che contava di poter gestire in eterno la questione dei rifiuti a Napoli, usandola quando necessario come strumento politico; non sta bene al Pd, da anni impegnato a mantenere i giusti equilibri di potere in Campania; pare non piaccia neppure a Di Pietro, i cui rapporti con l'ex collega si sono decisamente raffreddati. E Lettieri, il grande sconfitto delle amministrative, già si propone come soluzione. Più probabile ancora è che alla base delle rivolte vi sia un intreccio di poteri forti (malavita organizzata, imprenditoria, politica) che sfruttano la microcriminalità a basso costo per creare disagio ed aumentare il caos nella già sconquassata situazione napoletana. Ciò che è sicuro è che la nuova giunta è andata fin da subito a colpire alcuni dei nodi principali su cui da decenni si regge il sistema – e per sistema si intenda l'intreccio di poteri di cui sopra – del napoletano. I rifiuti e più in generale la gestione dei servizi sono al centro di questo intricato gioco di potere, con cui tutti finora sono scesi a patti. Provare a rompere questo sistema è un tentativo rischioso, ma necessario: i fili sono ormai troppo intrecciati per provare a districarli ed è necessario un taglio netto. Il rischio, De Magistris e i suoi lo sanno, è quello di ritrovarsi da soli, di farsi tutti nemici. Ciò su cui la giunta napoletana può contare è l'appoggio dei tanti movimenti che sia a livello nazionale che locale si battono da anni per la legalità e per i beni comuni, e che negli ultimi tempi hanno ingrossato notevolmente le proprie fila.

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