Rifiuti di Napoli, quell'emergenza creata 'ad arte'

"Le emergenze, come dimostrato più volte in questi anni, sono create ad arte per soddisfare gli interessi economici di pochi danneggiando tutta la cittadinanza". L'intervista a Massimo Ammendola, esponente dell'Assise di Napoli, realizzata da Chiara Cerbone, studentessa del Liceo Scientifico St. 'F. Brunelleschi' di Afragola, in occasione del dibattito 'Emergenza rifiuti a Napoli: ecco i perché'.

Rifiuti di Napoli, quell'emergenza creata 'ad arte'
Mercoledì 17 Novembre, presso il Liceo Scientifico Statale Filippo Brunelleschi di Afragola (NA) si è tenuto un dibattito sul tema Emergenza rifiuti a Napoli: ecco i perché, che ha visto la partecipazione degli alunni di alcune classi del liceo stesso e di due relatori d’eccezione, Massimo Ammendola, dell'Assise di Napoli, e Carmine Valentino, vicepresidente del Circolo Aframbiente di Afragola. Durante il corso del dibattito gli alunni hanno potuto constatare, con Carmine Valentino, l’inefficienza del comune di Afragola nella raccolta differenziata e nella raccolta dei rifiuti ingombranti oltreché il disinteresse degli organi provinciali e regionali verso la salvaguardia del territorio. Per quanto riguarda l’emergenza-rifiuti in generale abbiamo approfondito questa tematica attraverso un' intervista a Massimo Ammendola, esponente dell'Assise di Napoli, redattore della rivista on-line Cittàfuture . È inutile negarlo ci troviamo dinanzi ad una nuova emergenza rifiuti. Da cosa è dipesa? Dalla volontà di tornare in una nuova emergenza. Le emergenze, come dimostrato più volte in questi anni (basti vedere, online, l'inchiesta di RaiNews24 L'emergenza che non c'era), sono create ad arte per soddisfare gli interessi economici di pochi danneggiando tutta la cittadinanza. Aprire ogni volta una nuova discarica, oltre a non essere una soluzione, significa garantire enormi profitti ai proprietari dei terreni e a chi dovrà gestirla. Ma così, a seconda di quanto è grande, dopo 3 mesi o 6 mesi, o un anno, il buco si riempie, inquinando pure la zona e siamo punto e a capo. Non si parte mai con una raccolta differenziata vera, per un riciclo totale, non si vuole uscire dall'emergenza. Spesso si dice che la colpa dell'emergenza sia anche dei cittadini che non fanno la differenziata. Cosa ci dice al riguardo? È ridicolo. Se i cittadini non vengono messi in condizione di fare una differenziata seria, se non vengono istruiti su come si fa, su perché si fa, di che stiamo parlando? Mi è capitato di parlare in un'assemblea pubblica, in un quartiere popolare di Napoli, e di spiegare che la 'munnezza' è denaro. Se recuperato, se riciclato, permette di risparmiare ai cittadini, sulla tassa della spazzatura, grazie ai soldi che pagano le società che riciclano i materiali (carta, plastica, vetro, umido...). Quando la gente capì si arrabbiò di brutto, pretendeva la differenziata! Ma chi aveva mai spiegato loro queste cose? Se come invece accade, i nostri rifiuti vanno in discarica, o peggio ancora negli inceneritori, si arricchiscono solo i proprietari, che in cambio però ci avvelenano. E la comunità perde denaro e risorse preziose. Ultimamente si è molto parlato delle discariche di Terzigno e Giugliano. Negli ultimi giorni però si sta parlando anche di allestire una discarica ad Afragola. Ci può dire quali sono i danni al territorio e alla popolazione causati dalle discariche? I danni provocati dalle discariche sono risaputi in campo medico-scientifico. Aumento delle patologie tumorali, respiratorie e della pelle. Solo per accennare i danni principali. Se andiamo a vedere le discariche campane, poi, sono costruite uno schifo. Perdono tutte percolato, liquido tossico che produce la munnezza, che si infiltra nel terreno, nelle falde acquifere, devastando il territorio, avvelenando irrimediabilmente noi, oltre a flora e fauna. Può illustrarci eventuali impianti sostitutivi delle discariche? E degli inceneritori? Se si volesse risolvere il problema rifiuti, già da domani basterebbe dividere il secco (plastica, vetro, carta, ecc.), dall'umido (i resti di cibo, che andando a male provocano i problemi sanitari e producono percolato). Recuperando l'umido, e mandandolo a impianti di compostaggio, recuperiamo ciò che prima era un pericolo inquinante e lo facciamo diventare concime, che potremmo vendere, e che la nostra terra ci chiede! Insomma, basterebbe una seria raccolta differenziata, attraverso il metodo porta a porta o il metodo a calotta (che utilizzano tecnologie all'avanguardia anche per il controllo, permettendo elettronicamente di premiare o punire i cittadini più o meno virtuosi, ripagando i primi e multando i secondi). Si arriverebbe in tempi brevissimi al 60-70%. Per ciò che resta, per ciò che non si può riciclare, esistono le tecnologie che ci fanno arrivare vicinissimi al 100% di riciclo: in Italia è nata una tipologia di impianto (il primo è sorto a Vedelago) che permette di riciclare tutto ciò che prima eravamo costretti a portare in discarica, perché irriciclabile, dato che lo sminuzza, lo lavora, trasformandolo così in una sabbia plastica che viene venduta ad altre industrie, dato che si può usare per nuovi oggetti plastici, per fare mattoni o per il fondo stradale. Ma perché non si attua un ciclo di rifiuti virtuoso? Forse ciò implica una maggiore spesa? Si risparmierebbe con un ciclo virtuoso. Ma non c'è la volontà. Perché si vuole guadagnare il più possibile dal ciclo dei rifiuti. La politica è schiava dell'economia. E il metodo più redditizio è fare discariche e inceneritori. Si spreme lo Stato al massimo, e non c'è il minimo interesse per i danni alla salute e al territorio. Basti pensare che gli inceneritori senza i contributi statali non converrebbe tenerli in funzione. E allora cosa fanno? Si beccano il 7% delle nostre bollette Enel, che dovrebbero andare alle fonti rinnovabili. E poi vendono pure l'energia elettrica ricavata dalla combustione dei rifiuti. Profitti altissimi. E danni irreparabili sulla salute, date le emissioni di diossine, furani e altri inquinanti cancerogeni. E poi servono comunque le discariche, dato che resta 1/3 di ceneri tossiche dai rifiuti bruciati... non ha alcun senso. Domanda da un milione di dollari: riusciremo mai a liberarci dall’emergenza? Se si riuscirà a bloccare questi criminali che con l'aiuto dei politici sia di destra sia di sinistra si arricchiscono sul nostro futuro, allora riusciremo a uscirne. Se noi resteremo fermi e li lasceremo fare, prolungheranno l'emergenza al massimo, finché possibile, per poi costruire discariche e inceneritori che ci condanneranno a malattie e sofferenze. Si deve fare passaparola, stimolare le coscienze addormentate, raccontare questo sporco affare, e ribellarci. Il nostro futuro dipende da noi. Per contatti www.napoliassise.it, www.napoliassise.org, www.rifiuticampania.org. E su Facebook, Assise della Città di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia. (*) Chiara Cerbone VH del Liceo Scientifico St. “F. Brunelleschi” – Afragola (NA)

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