Energie rinnovabili: 11 paesi europei in ritardo

"L'energia rinnovabile in Europa. Una crescita recente con effetti a catena" è il rapporto dell'Agenzia Europea per l'Ambiente che fa il punto sul livello di sviluppo negli Stati europei. Undici paesi sono rimasti al di sotto dei tassi previsti dai piani energetici nazionali e dovranno accelerare per centrare gli obiettivi entro il 2020.

Energie rinnovabili: 11 paesi europei in ritardo

Il Rapporto, sulla base dei dati analizzati e delle proiezioni, verifica quali sono state le fonti di energia fossili sostituite dalle fonti rinnovabili (FER) e qual è il grado di sviluppo delle rinnovabili in Europa e nel resto del mondo.

Nell'UE la quota di energie rinnovabili nel consumo energetico finale è progressivamente cresciuta fino a toccare il 15.2% del 2014, un incremento maggiore di quanto previsto dallo Spazio Economico Europeo.

A livello degli Stati membri le quote di FER variano da oltre il 30% di energia finale lorda al consumo in paesi come la Finlandia, Lettonia e Svezia, a meno del 5% in Lussemburgo (3,6%), Malta (3,8%) e Paesi Bassi (4,5%).

In 11 paesi il consumo di energia da fonti rinnovabili nel 2013 è stato inferiore a quello che era previsto nei loro Piani energetici nazionali (NREAPs). Ciò significa che quasi la metà dei paesi avrà bisogno di incrementare il tasso di crescita per raggiungere gli obiettivi previsti al 2020.

obiettivi previsti per il 2020 per i paesi europei

Nel 2013, il riscaldamento e il raffreddamento da fonti rinnovabili hanno continuato a rappresentare il settore di mercato dominante delle FER in Europa coprendo oltre la metà di tutti i consumi finali lordi delle fonti rinnovabili in 18 Stati membri.
I tassi di crescita più veloci dal 2005 sono stati registrati da biogas, pompe di calore e solare termico.

Anche il mercato dell'energia elettrica da fonti rinnovabili è cresciuto in modo significativo attraverso soprattutto l'eolico onshore e il solare fotovoltaico (PV).
Il settore della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ha rappresentato più della metà di tutte le FER in solo cinque Stati membri: Croazia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Regno Unito.
Il contributo delle energie rinnovabili nel settore del trasporto varia da un massimo del 48% in Lussemburgo all'1% o meno di Estonia, Portogallo e Spagna.

Non sono invece buoni i dati sul consumo di biocarburanti per i trasporti che per la prima volta nel 2013 è diminuito rispetto agli anni precedenti.
L'aumento del consumo di energia rinnovabile ha permesso all'UE di tagliare la sua domanda di combustibili fossili di 110 Mtep nel 2013 e si stima di arrivare a 114 milioni nel 2014.
Il carbone è la fonte più sostituita (circa 45%) dalle rinnovabili in Europa nel 2013 e nel 2014, segue il gas (circa 29%).

La crescita dei consumi di energia da fonti rinnovabili dopo il 2005 ha aiutato l'UE a ridurre le emissioni di CO2 di 362 Mt nel 2013 e 380 Mt nel 2014, quota equivalente alle emissioni di gas serra annuali di un paese come la Polonia.
In termini assoluti, Germania, Italia e Spagna hanno raggiunto la maggiore riduzione del consumo di combustibili fossili e di emissioni di gas serra.

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Nel 2014, l'UE-28 ha avuto le migliori performance in termini di potenza fotovoltaica solare installata a livello globale e di energia eolica.

Nel periodo 2005-2012 l'UE-28 Europa ha registrato la percentuale più alta di nuovi investimenti in risorse energetiche rinnovabili (RES), superata dalla Cina nel 2013.
L'UE resta comunque uno dei principali attori a livello mondiale per quanto riguarda il lavoro e l'occupazione nel settore delle energie rinnovabili.

 

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