Rio +20: un summit destinato al fallimento?

Si svolgerà dal 20 al 22 giugno prossimi a Rio de Janeiro la Conferenza internazionale dell'Onu sullo sviluppo sostenibile. A due giorni dall'apertura di Rio +20 si preannunciano grandi assenti e poche speranze per il raggiungimento di accordi concreti sul futuro del Pianeta.

Rio +20: un summit destinato al fallimento?
Il presidente Usa Barack Obama, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il primo ministro britannico David Cameron non saranno presenti a Rio +20, la Conferenza Internazionale dell'Onu che si svolgerà dal 20 al 22 giugno prossimi a Rio de Janeiro. È principalmente sulla crisi economica internazionale, e non su quella ambientale, che sembrano essere concentrati i 'potenti' e anche il Brasile stesso che ospiterà il summit sulla Terra appare ben poco interessato all'evento: il 78% degli abitanti del Paese sudamericano ignora completamente l'esistenza della Conferenza internazionale dell'Onu sullo sviluppo sostenibile. Non sono dunque positive le premesse a due giorni dall'apertura di Rio +20, il vertice internazionale così denominato in quanto si svolge a 20 anni di distanza dal Vertice della Terra tenutosi nella città brasiliana nel 1992. Anche il presidente francese, Francois Hollande, si è detto preoccupato che “altre emergenze”, oltre ad un sentimento generale di “indifferenza”, possano impedire di arrivare ad accordi concreti sul futuro ambientale del pianeta. Anche il segretario generale delle Nazioni Unite per Rio+20, il cinese Sha Zukang, ha ammesso che sarà “molto difficile” arrivare a un accordo comune. Il tema della conferenza sarà “Un'economia verde nel contesto dello sviluppo sostenibile e della riduzione della povertà”. Ogni giorno, infatti, milioni di persone soffrono la fame e se continuiamo a utilizzare le risorse al ritmo attuale, entro il 2050 avremo bisogno dell'equivalente di oltre due pianeti per sostenerci. E proprio i più poveri soffriranno di più se continuiamo ad utilizzare le risorse in modo insostenibile. I leader del mondo riuniti a Rio de Janeiro discuteranno di cambiamenti climatici, riscaldamento globale, green economy e biodiversità. Investire sul 'capitale naturale' per evitare la bancarotta del Pianeta: è questo l'appello che il WWF lancia ai grandi della Terra. “La profonda crisi economica e finanziaria che sta attraversando il mondo dal 2008 e della quale non riusciamo ad intravedere la fine - ha affermato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia - ci dimostra che l'epoca basata su una crescita economica illimitata, che pesa sulle generazioni future e incrementa, in maniera ormai drammatica, il deficit ecologico, e' totalmente insostenibile”. Particolarmente preoccupante è il fatto che i testi negoziali di Rio+20 elaborati sino a questo momento non indicano impegni vincolanti. “Le proposte per cambiare rotta non possono essere basate da ‘impegni volontari nazionali’ che non impegnano i Paesi a raggiungere target e tempi precisi”, ha affermato Mariagrazia Midulla, Responsabile Policy Clima e Energia del WWF Italia. “Per far sì che Rio+20 non si concluda in un’operazione ‘di facciata’ occorre che i Governi si accordino su obiettivi significativi, indicando i tempi entro i quali devono essere raggiunti e i mezzi di implementazione necessari per ottenerli, compresi quelli finanziari”. E in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, Greenpeace ha elaborato un documento dal titolo Una Green Economy equa e giusta che sintetizza in sei punti la strada che i governi dovrebbero seguire per garantire al Pianeta un futuro sostenibile. “A Rio – ha affermato il direttore Esecutivo di Greenpeace International, Kumi Naidooi - governi possono ancora prendere delle decisioni positive. Possono impegnarsi per porre fine allo sfruttamento da Far West degli oceani, delle loro acque internazionali, e lanciare un Accordo sulla Biodiversità dell'Alto Mare. Possono decidere di fare del Programma Ambientale delle Nazioni Unite una vera Agenzia dell'ONU. E possono concordare di porre fine alla farsa dei sussidi, spesso nascosti, che sono garantiti alle industrie dei combustibili fossili, come petrolio e carbone”. In ogni caso, ha commentato Naidooi, non sarà il summit di Rio a decretare il nostro futuro: “un reale cambiamento ci sarà solo quando le persone lo chiederanno con forza: quando i cittadini avranno preso nota dell'incapacità dei loro leader di garantire il futuro che vogliamo per i nostri figli”.

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