"Riprendiamoci il Comune": la campagna di Attac Italia

È partita a livello nazionale la campagna “Riprendiamoci il Comune”, promossa da Attac e sottoscritta da numerose organizzazioni e movimenti. Si tratta di due proposte di legge di iniziativa popolare per una riforma della finanza locale e la ripubblicizzazione della Cassa Depositi e Prestiti (Cdp). L'obiettivo è raccogliere nei prossimi sei mesi 50mila firme a sostegno delle due proposte di legge.

È partita a livello nazionale la campagna “Riprendiamoci il Comune”, promossa da Attac e sottoscritta da numerose organizzazioni e movimenti. Si tratta di due proposte di legge di iniziativa popolare per una riforma della finanza locale e la ripubblicizzazione della Cassa Depositi e Prestiti (Cdp). L'obiettivo è raccogliere nei prossimi sei mesi 50mila firme a sostegno delle due proposte di legge.

«La nostra Costituzione all'art. 118 afferma che le funzioni amministrative sono attribuite in via prioritaria ai Comuni, riconoscendone il ruolo di luoghi della democrazia di prossimità - scrivono da Attac - Sono infatti i Comuni gli enti di riferimento delle/degli abitanti di un territorio, a cui devono garantire coesione sociale, servizi pubblici e beni comuni. Con l'avvento delle politiche liberiste e di austerità, la funzione pubblica e sociale dei Comuni è stata fortemente pregiudicata. Il patto di stabilità e il pareggio di bilancio (misure economiche di drastico contenimento della spesa pubblica) hanno profondamente mutato la natura dei Comuni, che, da garanti dei diritti fondamentali, sono divenuti enti la cui unica preoccupazione è la stabilità dei conti economici».

«In seguito a questo, i Comuni hanno tagliato pesantemente la spesa per i servizi e per gli investimenti, privatizzato i servizi pubblici locali e messo sul mercato il territorio e il patrimonio immobiliare - prosegue Attac - Tutto questo non trova alcuna giustificazione: infatti, la quota parte del debito pubblico nazionale attribuita ai Comuni non supera l'1,5%! Di fatto, il debito pubblico è stato usato come alibi per mettere i Comuni con le spalle al muro e costringerli a mettere sul mercato i beni appartenenti alle proprie comunità territoriali. Oggi tutti i Comuni si trovano in difficoltà finanziarie e un'alta percentuale degli stessi è in situazione di dissesto finanziario. Ma se un Comune fallisce o mette sul mercato beni comuni e servizi pubblici, si disgrega una comunità territoriale. Possiamo cambiare la situazione? Certamente!».

«La nostra proposta di legge afferma la necessità dell'equilibrio finanziario, ma si oppone all'ossessione del pareggio di bilancio, cui tutto deve essere sacrificato, a partire dai beni comuni e dal patrimonio pubblico - prosegue l'associazione -La nostra proposta di legge riforma la finanza locale e, al posto del pareggio di bilancio finanziario, inserisce come obiettivo per i Comuni il raggiungimento del pareggio di bilancio sociale, ecologico e di genere; abolisce tutti i vincoli all’assunzione di personale e reinternalizza i servizi pubblici, a partire dall’acqua; pone fine alla cementificazione del territorio e tutela i beni comuni. La nostra proposta di legge prevede che i Comuni diventino il fulcro di un nuovo modello sociale ed ecologico che garantisca i diritti alle/agli abitanti delle comunità locali di riferimento. La nostra proposta di legge prevede la partecipazione diretta delle persone alle scelte fondamentali dei Comuni e il finanziamento agevolato degli investimenti, basato sul risparmio postale conferito a Cassa Depositi e Prestiti (280 miliardi); non costa nulla e, al contrario, restituisce una funzione pubblica, sociale, ecologica e relazionale ai Comuni come diretta espressione dell'autogoverno delle comunità territoriali».

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