Roma: non fu vera mafia. L'audio con la lettura della sentenza

Il processo "Mafia capitale" si è concluso con condanne per 287 anni e 4 mesi complessivi a carico di 41 dei 46 imputati. Ma non fu vera mafia. I giudici della X sezione penale di Roma hanno escluso l'associazione di stampo mafioso.

Roma: non fu vera mafia. L'audio con la lettura della sentenza

Per i giudici non si è trattato di associazione di stampo mafioso, ma "solo" di ricatti, violenza, corruzione e criminalità comune. L'inchiesta era quella sul "Mondo di mezzo" e il processo, che ha contato 230 udienze, si è concluso con la lettura della sentenza durata venti minuti.

Le condanne soo state comunque pesanti per un’organizzazione capace di infiltrarsi e fare business nella gestione dei centri accoglienza per immigrati, di finanziare cene e campagne elettorali, di raggiungere politici di destra e sinistra. Anche se la caduta del 416 bis ha dimezzato gli oltre 500 anni di carcere complessivi chiesti dalla procura di Giuseppe Pignatone per i 46 imputati. 

Le pene

Vent’anni sono stati inflitti a Massimo Carminati, l’ex Nar indicato al vertice dell’associazione criminale, per il quale i pm avevano chiesto 28 anni. Invece 19 anni di carcere per Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative, sul quale pendeva una richiesta pari a 26 anni e 3 mesi. Undici anni per Riccardo Brugia, con un passato di estrema destra e rapine, per il quale erano stati chiesti 25 anni e 10 mesi. Sono loro per il procuratore aggiunto Paolo Ielo e i pm Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli le due figure apicali del clan, in grado di pilotare appalti, corrompere e minacciare: protagonisti di quello che hanno definito il “karaoke della corruzione“ Condannate anche la moglie e la segretaria di Buzzi, Alessandra Garrone e Nadia Cerrito. A Garrone è stata inflitta una condanna di 13 anni e sei mesi mentre a Cerrito, che teneva i libri contabili di Buzzi compreso quello delle tangenti, 5 anni.

I politici

I vertici del gruppo erano assecondati, secondo l’accusa, da politici di destra e di sinistra, condannati: sei anni per l’ex presidente dell’Assemblea capitolina del Pd, Mirko Coratti (4 e mezzo la richiesta), undici per l’ex capogruppo di Forza Italia in Regione Lazio, Luca Gramazio (l’accusa aveva chiesto 19 anni e mezzo), dieci per l’ex amministratore delegato dell’azienda dei rifiuti capitolina, Franco Panzironi (sul quale pendeva una richiesta di 21 anni), vicinissimo all’ex sindaco Gianni Alemanno, cinque per Andrea Tassone, il dem che era presidente del Municipio di Ostia, tre anni per Giordano Tredicine, ex consigliere di Forza Italia.

Sei anni per Odevaine, 5 imputati assolti su 46

Pena molto più severa rispetto alle richieste dell’accusa, invece, quella inflitta a Luca Odevaine, l’unico a confessare le tangenti: i giudici l’hanno condannato a sei anni mezzo, i pm avevano chiesto due anni e sei mesi. L’ex vicecapo di gabinetto di Walter Veltroni in Campidoglio ed ex componente del tavolo sull’immigrazione, ha già patteggiato in continuazione 3 anni e due mesi davanti ai gup di Roma e Catania: viste le due precedenti sentenze, ne sconterà in totale otto anni di reclusione.  L’ex assessore alla Casa dem Daniele Ozzimo è stato invece già condannato a due anni e due mesi anni con rito abbreviato).

La sentenza ha assolto cinque imputati su 46. Si tratta di Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, per i quali la procura aveva chiesto 16 anni di carcere, e l’ex dg di Ama, Giovanni Fiscon, per il quale erano stati chiesti 5 anni. Secondo l’accusa Rotolo e Ruggiero avrebbero garantito i contatti tra Mafia Capitale e ambienti della ‘ndrangheta: entrambi sono stati scarcerati. Assolti anche l’ex sindaco di Castelnuovo di Porto, Fabio Stefoni e Giuseppe Mogliani per i quali la procura aveva chiesto rispettivamente 4 anni e 6 anni.  Sono 17, invece, le persone che tornano libere dopo la sentenza su Mafia Capitale. Confermata la custodia cautelare in carcere per Carminati, Buzzi, Brugia, Matteo Calvio e Fabrizio Testa. Tra gli imputati che tornano in libertà anche Panzironi, Odevaine, Emanuela Bugitti, Carlo Maria Guarany, Roberto Lacopo e Mario Schina. Va ai domiciliari Gramazio, mentre dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza si aprirà l’iter per la revoca del 41 bis per Carminati. Dal Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, arriverà la richiesta di revoca che dovrà passare alla firma del ministro della Giustizia, Andrea Orlando.

Al link che segue potete riascoltare l'audio con la lettura della sentenza (messo a disposizione da Radio Radicale):

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