'Il sacco di Roma', la verità sulla giunta Alemanno

Parentopoli, politiche inadeguate sull'immigrazione, emergenza abitativa, trasporti pubblici inefficienti, cementificazione e discariche abusive. Problemi vecchi per Roma, che però continuano ad esistere. Qual è la verità sulla giunta Alemanno che dal 2008 amministra la capitale? Abbiamo intervistato Nicoletta Orlandi Posti, giornalista e autrice del libro Il sacco di Roma.

'Il sacco di Roma', la verità sulla giunta Alemanno
Il sacco di Roma si intitola così il libro inchiesta di Nicoletta Orlandi Posti, giornalista di Libero e attenta osservatrice del Campidoglio sin dal 1998. Il sottotitolo recita La verità sulla giunta Alemanno e dà già l'impronta di quello che sarà questo viaggio in tre anni di amministrazione capitolina, corredato di link a fondo pagina, inchieste, articoli di giornale, dichiarazioni rese all'Ansa e tanto altro. Il ritratto che ne esce è, come ribadisce la stessa autrice, quello di un sindaco inadeguato di fronte ai problemi di una città che sotto il suo governo sta diventando sempre più affannata e in ritardo su tutta la linea: dai trasporti all'ambiente. Gli ultimi esempi li abbiamo avuti con la neve di questi giorni. La Posti, e questo dà da pensare, in seguito all'uscita del suo libro nel maggio 2011, non è più in forza alla redazione romana del quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, ma lavora attualmente per la redazione milanese. Il Cambiamento ha raggiunto telefonicamente Nicoletta per ripercorrere insieme a lei la scalata al Campidoglio del genero di Pino Rauti. Come nasce l'idea de Il sacco di Roma. La verità sulla giunta Alemanno? Nasce per fare un bilancio dei tre anni di governo della città (il libro è uscito a maggio dell'anno scorso, ndr) anche in virtù del fatto che continuava e continua a ripetere che si vuole ricandidare come sindaco. In campagna elettorale aveva promesso tutta una serie di cose che puntualmente non si sono verificate: dalla sicurezza (tema centrale della sua campagna) al problema dell'ambiente e quindi la chiusura di Malagrotta e la risoluzione del dramma dei rifiuti urbani. Senza parlare poi dei posti di lavoro che aveva promesso sia durante la campagna elettorale, sia durante il mandato. Sono tutte cose che non si sono verificate. Nel libro scrivo che la Roma di Alemanno è una città comunque in affanno, intasata dal traffico, maleodorante per l'immondizia che si accumula – oltre che nella discarica 'ufficiale' di Malagrotta – anche in discariche abusive (non c'è giorno che non se ne scopra una). Roma è anche una città insicura, nonostante ci sia stata questa caccia all'immigrato in campagna elettorale, perché pensavano che fosse l'immigrazione il tema principale della sicurezza in città, quando poi si sta scoprendo che c'è una situazione ben più importante con un'infiltrazione della criminalità organizzata. La disoccupazione che cresce, anche a causa della crisi generale, ma che non trova riscontro nella promessa di nuovi posti di lavoro che non ci sono stati, anzi, se ci sono stati posti di lavoro in più, sono stati comunque legati a quello che è stato chiamato lo "scandalo di Parentopoli": amici degli amici che hanno trovato posto nonostante non fossero così 'qualificati', levando quindi un posto di lavoro a chi magari aspettava, a chi ha fatto i concorsi e a chi aveva studiato. Dopo l'elezione di Alemanno, molti si aspettavano una svolta in questa città e invece... L'idea del libro nasce dal fatto che dopo tre anni la “rivoluzione conservatrice” (parole del sindaco) che aveva prospettato, non si era di fatto realizzata. In questi tre anni ha parlato delle Olimpiadi e del decreto per Roma Capitale, come se queste due cose risolvessero tutti i problemi della città. Il tuo libro è uscito nel maggio dell'anno scorso. Da quel periodo di chiusura della tua inchiesta ad oggi è cambiato qualcosa o il tuo giudizio sulla giunta Alemanno rimane lo stesso? Se possibile, è andata ancora peggio. In questi mesi abbiamo assistito anche ad una recrudescenza di fenomeni criminali. Dall'inizio dell'anno sono state già diverse le persone morte ammazzate per strada durante conflitti a fuoco e questo ti dà la dimostrazione che anche sul piano della sicurezza, non è stato fatto assolutamente nulla. L'emergenza neve di questi giorni, sotto gli occhi di tutti, è l'ennesima dimostrazione che manca veramente una struttura, al Campidoglio, capace di far fronte a qualsiasi tipo di emergenza. Dopo averlo letto attentamente, c'è un capitolo del tuo libro che reputo molto interessante nel quale parli degli amici di Alemanno, compagni di partito, persone che lo sponsorizzarono nella campagna elettorale del 2008 e che adesso ricoprono ruoli chiave nell'amministrazione della città. Ci vuoi fare giusto qualche esempio di questa spartizione di poltrone? Qualche nome 'impresentabile'? Impresentabili, e te lo dico da antifascista, sono tutte quelle persone legate ad organizzazioni di estrema destra che sono state, in seguito a condanne emanate nei loro confronti, riciclate in posti di comando dell'amministrazione capitolina. Un esempio su tutti è quello di Riccardo Mancini, amministratore delegato di Eur S.p.A. (società controllata dal Campidoglio e dal Ministero dell'Economia, che ha nel suo portafoglio immobili per un valore di centinaia e centinaia di milioni), processato per la riunificazione tra Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo, che i massimi esponenti dell'estremismo di destra avrebbero attuato tra il 1975 e il 1976, progettando anche una serie di attentati e rapine di autofinanziamento. La condanna è stata di un anno e nove mesi per violazione della legge sulle armi. Mettere persone di questo tipo, che sì, magari hanno pagato il loro debito con la giustizia, è però sintomatico. Un'altra storia è quella di Stefano Andrini, condannato nel 1989 a quattro anni e otto mesi di reclusione per aver aggredito a sprangate un gruppo di ragazzi davanti al cinema Capranica. Nel 2009, Alemanno nomina Andrini come nuovo Amministratore delegato dei Servizi Ambientali dell'Ama, azienda che si occupa della raccolta rifiuti in quaranta comuni del Lazio. Tutte persone abbastanza inquietanti dal punto di vista della storia degli anni di piombo e che però, in qualche modo, sono stati 'riabilitati' dal sindaco. Posso aggiungere una cosa, parlando di Parentopoli? Prego... Al di là delle responsabilità vere o presunte di Alemanno, visto che ci sarà una sentenza di un giudice a chiarire l'intera vicenda, non sta a me giudicare il loro comportamento perché può darsi che abbiano fatto anche le cose in regola. Credo che il punto focale di Parentopoli sia la questione morale. In una città che ha il più alto tasso di disoccupazione giovanile, andare ad assumere gli amici degli amici quando tanti giovani sono senza lavoro, è una questione morale! Il sindaco di questo si dovrebbe far carico, andando oltre la vicenda giudiziaria. Io poi ho avuto anche modo di parlare con gli autisti Atac, come con gli spazzini. Loro si lamentano principalmente di turni massacranti perché c'è poi, a fronte di tanti posti dirigenziali (poltrone e uffici), una mancanza di personale. Le assunzioni non è che si sono tramutate in servizi per la città. Sono solamente dei posti in ufficio, seduti. Nella realtà cittadina, invece, mancano gli autisti, gli autobus e molto altro. Se questo 'personale' fosse stato impiegato per la città, per fornire servizi alla città, credo che avremmo analizzato tutto sotto ad un altro punto di vista perché sì, magari quella persona è stata presa a lavorare perché amica di un politico, ma intanto i cittadini di Roma avrebbero un autista in più su strada oppure uno spazzino in più che pulisce la città. Il problema è che questi sono posti dirigenziali, con stipendi molto più alti rispetto agli altri impiegati e questo è un problema morale, secondo me. La cultura, altro capitolo della tua inchiesta, che ruolo ricopre nell'era Alemanno? Nel libro io scrivo che Roma è una città spenta nel senso che molte di quelle manifestazioni (senza rimpiangere l'era Veltroni, sia chiaro) che avevano dato lustro alla città, che l'avevano portata alla ribalta europea – mi viene in mente la Notte Bianca – sono state sostituite da manifestazioni molto più di 'nicchia'. La Notte del futurista può essere una cosa meravigliosa però, a fronte dei tanti soldi spesi per questo evento, è stato poco il coinvolgimento della città per cui, ancora una volta, assistiamo a quello che poteva essere l'occasione per coinvolgere i romani, trasformarsi in qualcos'altro che magari viene loro imposto e nel quale non ci si riconosce. Il Carnevale improntato sui gladiatori, la parata degli antichi romani, questo tipo di manifestazioni, hanno più del folcloristico che qualcosa di veramente culturale che ci può far competere con città quali Berlino, Londra e Parigi. È per questo che io la definisco una città spenta. Vuoi la crisi, vuoi i tagli e tutto il resto, ma questo è lo stato delle cose. Domenica scorsa, Riccardo Iacona di PresaDiretta ha dedicato un'intera puntata a Roma, alla questione della criminalità e a quella dei trasporti. Iacona sottolineava come fosse scandaloso il fatto che Roma sia l'unica città europea che dispone di due sole linee della metropolitana e di come, quelle in costruzione, volevano essere affidate a costruttori privati che si impegnerebbero a terminarle attraverso il project financing, vale a dire restituendo in cambio metri cubi e terreni da edificare. La puntata l'ho vista e penso che la cosa scandalosa – per quanto mi riguarda – a parte gli sprechi di soldi con l'ente Roma Metropolitane che serve solo a mangiare denaro pubblico senza fare qualcosa di concreto, visto che siamo ancora lontani dal veder realizzata questa famosa linea C, è il fatto di dare ai privati la possibilità, a fronte dell'impiego dei loro soldi per costruire queste linee metropolitane, gran parte della terra di Roma da edificare. In futuro avremo, non so quando, una nuova linea della metro ma Roma avrà di fatto perso gran parte del suo agro romano perché con il project financing è questo il disegno che l'amministrazione comunale vuole realizzare. La stiamo pagando e la pagheremo a caro prezzo questa metropolitana. Se mai la vedremo. Una parte del tuo libro è dedicata anche all'emergenza casa che coinvolge ormai settemila famiglie e a questi alloggi popolari che non arrivano mai. A distanza di quasi un anno, il problema è ancora impellente? Sì, eccome. Mi ricollego al discorso sull'agro romano, se quei territori dovessero essere per forza edificati, sarebbe più urgente e indispensabile costruire le case popolari, cosa che non è preventivata. L'idea di Alemanno è semmai quella di demolire interi quartieri come Tor Bella Monaca per ricostruirli aumentando la cubatura di cemento a favore dei privati i quali, ancora una volta, dovrebbero intervenire per ricostruire queste case. Il progetto però è fallace perché è come un cane che si morde la coda: il numero delle case sarebbe lo stesso e quelle in più verrebbero date a questi privati che hanno investito soldi per rimetterle in piedi. Non credo sia questa la via da percorrere per trovare una soluzione all'emergenza abitativa a Roma che sta diventando sempre più serrata con sgomberi all'ordine del giorno e famiglie lasciate senza un tetto sulle loro teste. Si tratta per lo più di famiglie sgomberate per inadempienza, famiglie che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese per pagare l'affitto e che vengono sbattute in strada.

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