In Italia le scuole sono sempre più multietniche

Anche l’Italia è diventato un Paese multietnico, lo si capisce soprattutto dalle scuole dove bambini di ogni origine popolano i banchi delle aule. Un fenomeno da vedere come una risorsa, più che come una minaccia. Anche se non tutti sono d’accordo. La testimonianza del documentario 'Una scuola italiana' fa sperare che anche da noi le cose possano andare come nel resto del mondo 'civilizzato'.

In Italia le scuole sono sempre più multietniche
Seppure in misura molto inferiore di quanto non sia nelle maggiori nazioni europee, la multiculturalità è ormai una caratteristica anche italiana. Un processo di trasformazioni sociali che non può essere né arrestato né gestito, se si continua con l’ottusità razzista che sembra essere di moda un po’ in tutto il Paese, o con le trovate di partiti che, più che di soluzioni ai problemi ed ai disagi dei cittadini, riescono a trovare altisonanti proclami degni della più gretta propaganda elettorale. Ma le scuole italiane sono sempre più multietniche ogni anno che passa, una caratteristica comune a quasi tutti i nostri istituti, al nord come al sud e in campagna come nelle grandi città. Nella scuola materna 'Carlo Pisacane' di Roma, però, le cifre parlano da sole. Nel quartiere multietnico di Tor Pignattara, infatti, quello che è stato definito 'l’istituto ghetto' vanta un primato nazionale: qui gli alunni stranieri superano l’80%, e 8 bambini su 10, seppure siano nati in Italia, hanno le origini più diverse. Si è sentito parlare molto di questa scuola sui media nazionali, ma a raccontarla in modo diverso da quello dell’informazione ufficiale ci pensa un documentario, Una scuola italiana. Girato nel 2009, questo film di Giulio Cederna e Angelo Loy è stato realizzato in collaborazione con l’associazione culturale Asinitas onlus, attiva da anni in percorsi di educazione interculturale dedicati sia alle mamme che ai bambini. Un documentario incentrato su di un dibattito ancora acceso, che vede mamme italiane e mamme straniere troppo spesso contrapposte da interessi che, invece, sono ormai comuni. La società sta cambiando rapidamente, e così le scuole. L’importante sarebbe trovare il modo migliore per affrontarlo, questo cambiamento. Ma le frasi-slogan pronunciate fuori dalla scuola durante manifestazioni in cui si sono sbraitate espressioni come: “la Carlo Pisacane è una scuola italiana, una scuola romana, una scuola pagata e finanziata con i soldi dei contribuenti italiani”, oltre a non risolvere i problemi - anzi, contribuendo solo ad aggravarli - rientrano in un atteggiamento che lascia spazio a parecchie perplessità. Se non altro riguardanti il fatto che anche i genitori dei bambini della scuola di origini straniere sono nella maggior parte dei casi dei contribuenti. Senza i quali il fisco italiano, messo a dura prova dalla costante evasione di molti di coloro che si riempiono la bocca di frasi fatte, non sopravvivrebbe ancora a lungo. Hanno parlato di 'rispetto delle regole' e di 'difesa dell’identità culturale' gli indignati cittadini romani che vorrebbero liberarsi dei bambini (italiani) di origini straniere 'in eccesso' nella scuola. Magari nello stesso giorno in cui hanno risparmiato con l’idraulico non volendo la fattura, o hanno pagato in nero la badante (straniera) che si prende cura dei loro genitori, oppure hanno lasciato la macchina in doppia fila, magari durante uno spuntino in qualche fast food o i preparativi per festeggiare Halloween o qualche altra festa d’importazione. Rispetto delle regole e difesa dell’identità culturale: esattamente le cose che stanno meno a cuore all’italiano medio. Ma i cittadini comuni, si sa, ragionano più con la pancia che col cervello. Il vero problema è ancora una volta l’atteggiamento delle Istituzioni, di un governo che, invece di prendere la Pisacane, come fa l’Asinitas, come modello-laboratorio per una reale integrazione tra scolari di nazionalità diverse, con una direttiva (impensabile in una grande capitale europea) impone il tetto massimo del 30% di stranieri nelle aule scolastiche. E ci si è superati, nella capitale italiana, dove alcuni dirigenti hanno mostrato l’intenzione di andare addirittura oltre le indicazioni del Ministro Gelmini, che almeno escludevano dal 'tetto' gli studenti nati in Italia da genitori immigrati. In Una scuola italiana, maestre ed operatori raccontano ai bambini il viaggio di Dorothy nel magico mondo di Oz. Un mondo di personaggi che imparano a conoscersi e, allo stesso tempo, ad avere meno paura, grazie allo svelamento del segreto della diversità. Un documentario da far vedere in tutte le scuole o, ancor meglio, in tutti gli uffici comunali, attraverso il quale si raccontano i metodi educativi delle insegnanti e ci si può avvicinare con dolcezza ai piccoli alunni, contestati all’esterno da un’ottusità ormai promossa istituzionalmente. Si rivela così un mondo, all’interno delle mura scolastiche, che non solo non fa per niente paura, ma ha anche tanto da insegnare. Un lavoro, quello di Cederna e Loy, avente l’obiettivo di “raccontare dall’interno di una scuola a maggioranza di figli di immigrati le dinamiche e le ragioni di una classe multietnica – relazioni, problemi, normalità, quartiere – per invitare a riflettere gli spettatori su un tema epocale assai complesso e di interesse nazionale, sulle problematiche attuali e su quelle future, un problema che non può essere risolto a colpi di slogan o con affrettate scorciatoie ideologiche”. In esso si vede come le insegnanti e la coordinatrice della scuola materna vivano con disagio la situazione di conflitto che si è venuta a creare, ma difendono i servizi inter-culturali promossi alla Pisacane: l’unica strada per costruire un reale processo di integrazione. I risultati ottenuti dalle maestre sono stati finora molto incoraggianti, all’interno della scuola, ed hanno dimostrato che “la presenza di tanti bambini di origine straniera, se preparata e sostenuta, rappresenta piuttosto una ricchezza didattica e culturale, mentre il piano di “dislocare” i bambini fuori-quota nelle altre scuole è dannoso e irrealizzabile, perché non tiene conto della realtà del quartiere e delle esigenze delle famiglie”. Alcune maestre, 'storiche' abitanti del quartiere, si sentono anche attaccate dalla grettezza del comitato delle madri, perché lavorano con entusiasmo, spesso oltre l’orario scolastico, cercando solo di seguire le indicazioni delle circolari ministeriali sul senso dell’accoglienza. Molto facile per chi non è mai stato straniero, anche se facente parte di un popolo tuttora di emigranti, rivendicare i propri diritti o lamentarsi dei disservizi. Inefficienze e conflittualità dovute più ad una perenne malagestione, che alla presenza nel proprio quartiere di bambini di altre etnie e delle loro famiglie. Mentre è molto difficile, generale, essere stranieri. Ancor più quando si vive in un Paese nel quale in troppi ciarlano senza dare il 'buon esempio'. Un Paese terribilmente imbruttito, tristemente invecchiato ed irrimediabilmente impigrito, in cui la principale occupazione dei suoi cittadini sembra quella di lagnarsi giorno e notte di come vadano male le cose, senza però interessarsi mai a nulla che vada anche di un poco al di fuori del proprio becero interesse personale. Per fortuna che a Roma, così come nel resto d’Italia, c’è chi si dà da fare per affrontare al meglio il grande cambiamento che stiamo tutti vivendo, senza retorica o insensate prese di posizione. Uno sforzo necessario, di cui la Scuola Pisacane è un ottimo esempio. Un istituto che, come riportato sul blog di Una scuola italiana , è "un laboratorio sull’Italia che verrà. Una scuola di quartiere, dove il quartiere ha vissuto negli ultimi dieci anni un cambiamento tale da rovesciare completamente gli equilibri sociali. La voce del comitato delle madri è la rozza espressione di un malessere. I progetti di integrazione all’interno della scuola sono al contrario la risposta aperta a una situazione tipica dell’Italia del futuro". Scarica l'appello per la cittadinanza ai bambini nati in Italia figli di genitori stranieri e per l'abolizione della norma sul tetto del 30% di bambini italiani nelle classi. Sarà possibile firmare l'appello nel corso delle proiezioni del film, altrimenti puoi stampare l'appello e spedirlo firmato al seguente indirizzo: Asinitas onlus, via Minturno 57, 00177 Roma.

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