“Senza chiedere il permesso”, il nuovo libro di Lorella Zanardo

"Non attendete oltre. Tocca a voi. Senza chiedere il permesso". Questo l'invito ai giovani contenuto in Senza chiedere il permesso, scritto da Lorella Zanardo insieme a Cesare Cantù. Il testo racconta come si può concretamente lavorare per cambiare lo sguardo, i media, e dunque la società.

“Senza chiedere il permesso”, il nuovo libro di Lorella Zanardo
“Non aspettate, ragazzi. Non attendete istruzioni, ragazze, perché non arriveranno o forse arriveranno troppo tardi, e il tempo è prezioso. Alcuni tra noi adulti vi daranno una mano, il tempo necessario per costruire ponti sulle macerie prodotte dai crolli di questo mondo in disarmo. Voi percorreteli. Poi sarà ora. Non attendete oltre. Tocca a voi. Senza chiedere il permesso”. Questo l'invito ai giovani contenuto in “Senza chiedere il permesso”, scritto da Lorella Zanardo insieme a Cesare Cantù. Il documentario e il libro Il corpo delle donne hanno rappresentato un fenomeno dirompente mostrando a milioni di persone quanto in Italia un certo tipo di tv fosse diventato pervasivo, nocivo e non più tollerabile. Dalla denuncia occorre passare all’azione e Lorella Zanardo con “Senza chiedere il permesso” racconta come si può concretamente lavorare per cambiare i media e con questi la società. Il testo è rivolto in particolare ai giovani: sono loro che possono inventarsi il futuro, senza chiedere il permesso alle generazioni che hanno costruito il mondo così com’è, e sono loro che possono guardare alle immagini che vedono sugli schermi con occhi nuovi, consapevoli delle ragioni nascoste, dei messaggi sottintesi, degli stereotipi perversi che spesso esse veicolano. Guarda il video di presentazione del libro [video|senza_chiedere_permesso_lorella_zanardo] VAI AL SITO DI NUOVI OCCHI PER I MEDIA SENZA CHIEDERE IL PERMESSO: GLI APPUNTAMENTI DI NOVEMBRE

Commenti

Più passa il tempo e più sento intolleranza diffusa nei confronti di qualsiasi cosa vada al di là di un'abitudine e di un mondo di convenzioni accettati come fossero eventi naturali, persino quando si sa razionalmente che sono da imputarsi all'uomo oltre ovviamente a costituire solo uno (e probabilmente non il migliore) fra i mille modi di gestire i problemi quotidiani. C'è gente, qui in Italia, capace di difendere gli stessi meccanismi che la svantaggiano, congratulandosi con sè stessa per la propria saggezza e adattabilità. Pensano pure di fare il proprio interesse quando in realtà, per dirla con gli americani, che sono come il prezzemolo, non fanno caso all'elefante in salotto. I giovani sono pochi, costantemente scoraggiati dagli adulti e dalla fetta considerevole pure di giovani che hanno imparato di peso da quegli adulti l'indifferenza non solo ai problemi altrui ma persino ai propri guai. E adesso Zanardo viene a dirci che non va bene e che devono e dobbiamo darci da fare, che è un pò come chiedere di ripulire una sala dopo che qualcun altro ha fatto festa? Bello, no? O ci si da da fare tutti o nessuno: l'inno alla gioventù non può essere un alibi da parte di chi ha fatto la frittata. Questo appello ormai mi suona come uno schiaffo. Altro che cambiare il mondo, col peso sociale infimo che ha,la gioventù al massimo, citando Caparezza, si cambia le mutande. Dov'è chi ha rotto il giocattolo? Spetta a lui, non ai liceali, riaggiustarlo.
Marco, 05-11-2012 01:05
PS Dei messaggi televisivi, della loro natura e della società dei consumi, sono consci in tanti, non serve decodificare al posto loro, lo sanno già fare. Almeno quando la loro mente è vigile, il ché esclude momenti di stanchezza, o di riposo, o brevi pause fra un'attività e l'altra (tipici momenti dove la tv si insinua come un automatismo. Internet peraltro sta pian piano adottando il medesimo modello pubblicitario). Il problema non è informare del problema le persone ma restituire loro capacità di impegno e di reazione al di fuori dell'ambito lavorativo. Non è tanto l'ignoranza la questione,dunque, quanto l'ubiquità di messaggi indesiderati e la conseguente rassegnazione al peggio dei più. E' lo stesso meccanismo per cui se sei abituato al gelo e pensi di non poter avere un maglione, sopravvivi (forse) solo fingendo che non sia freddo. Davvero, di fronte all'apatia di queste persone di per sè avvertite e perspicaci, c'è da piangere
Marco, 05-11-2012 01:05

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