Incontro con John Button, permacultura e rigenerazione in Sicilia

Nel contesto mediterraneo della Sicilia orientale, un approccio internazionale alla Permacultura improntato allo scambio tra le persone e la natura. In provincia di Siracusa abbiamo avuto l’opportunità di incontrare John Button, progettista, formatore e consulente internazionale in materia.

Incontro con John Button, permacultura e rigenerazione in Sicilia
I campi sono il luogo per antonomasia dove apprendere la Permacultura. Su quelli di Noto Antica (Siracusa) a San Marco, in Sicilia, è nata lo scorso agosto l’occasione di conoscere gli insegnamenti di John Button, progettista, formatore e consulente internazionale della materia, e della Dott.ssa Agronoma Francesca Simonetti. Cinque giorni di corso pratico per chi ha voluto confrontarsi con i frutti di un’esperienza iniziata in Australia, dov'è nata nel 1980 ad opera di B. Mollison, e che ha avuto seguito poi con Lea Harrison e con il progettista internazionale Lindegger, attraverso India, Asia, Europa, Russia e Canarie. È l’Associazione culturale SCIAMI di Noto, promotrice di nuove realtà da costruire in forma collettiva, a portare John Button per la prima volta in Sicilia, in un contesto comunitario ed internazionale, con partecipanti anche dalla Francia e dal Marocco. Nell’introdurre il concetto di 'permacultura' ed il corso pratico, John Button ha ricordato l’inevitabile sfida alla trasformazione che spetta all’agricoltura, sulla base di allarmanti indicatori emersi da ricerche di alcuni scienziati, come la perdita del 50% della disponibilità di suolo coltivabile sul pianeta (strato attivo) negli ultimi 100 anni, di cui è emblematico esempio la grave desertificazione del territorio australiano (80%). "Siamo ad un punto della storia in cui tutti dobbiamo fare delle scelte fondamentali – ha affermato John Button in apertura, accennando alla premessa etica della disciplina che prosegue nel definire − un matrimonio tra gente e luoghi, un sistema di relazioni, una filosofia che ci offre la possibilità di rigenerare la natura di cui noi stessi siamo parte integrante". Dinamicità, rigenerazione del suolo, elasticità e sistematicità. Sono i concetti che John Button sottolinea nell’approfondire la sua valutazione sulle prospettive di questa scienza. Lo abbiamo incontrato. John Button, lei ha progettato case, giardini e frutteti, sistemi produttivi ecologici, auto-sufficienti ed esteticamente validi in varie parti del mondo. Quanto la Permacultura condivide con l’agricoltura biologica o biodinamica, i tetti verdi o le Vertical farms? La Permacultura è soprattutto un sistema di progettazione - altra cosa rispetto all'agricoltura biologica, biodinamica - che dà centralità all'agricoltura con un'attenzione particolare al territorio, e che sintetizza aspetti di agricoltura, architettura, zoologia, topografia. Si cerca un percorso in cui applicare i principi della natura, ovvero dei sistemi naturali, alla progettazione umana, ricorrendo a tutte le qualità intrinseche di elementi quali clima, microclima, suolo, acqua, struttura, animali, vegetazione - giacché la relazione in natura corre tra tutti gli elementi, a volte lontano, altre vicino - per connettere la resa di un elemento con i bisogni degli altri, e per integrarli. Voglio essere critico: non tutte le discipline prima citate applicano principi ecologici, o non sempre. Hanno tutte potenzialità di rigenerazione, ma solo se praticate in modo ecologico. Non è questo il caso, ad esempio, di un agricoltore biologico che non riesca ad evitare l’erosione del suolo. Cosa collega, invece, la Permacultura alle Transition Town? Ecco, in questo caso la connessione è maggiore. Specie in Australia, ci sono grandi gruppi che hanno adottato pezzi enormi di terreno rigenerandoli, creando degli insediamenti umani sostenibili con importanti effetti sociali. Sono riusciti a cambiare le potenzialità delle città. Questo è un eccezionale risultato. Che grado di compatibilità ha la Permacultura con la tecnologia, giacché si mira alla creazione di colture pluriennali caratterizzate da bassi consumi di energia fossile e impiego ridotto di lavoro umano? Si guarda alla tecnologia con elasticità, purché l’uso che se ne fa sia appropriato. Fin dove è arrivata questa scienza e dove ha attecchito maggiormente? Ovunque, anche se in piccola misura. L’Australia è il Paese a maggior diffusione, seguito da Inghilterra, Germania, Nuova Zelanda, Indonesia, America. La Permacultura si sta comunque diffondendo sempre di più in tutto il mondo, in diversi settori, in ambito educativo-formativo, nella progettazione di terreni pubblici e privati, e in altri ambiti. A chi si rivolge questo suo primo corso in Sicilia e con che obiettivo? A chiunque. L’agricoltura è solo una parte della disciplina. Di solito, ci si addentra con un corso base di due settimane cui segue un praticantato di almeno due anni se si vuole diventare permacultori. Queste poche giornate servono solo da sperimentazione e stimolo verso una nuova visione, un nuovo atteggiamento. C’è una cosa che voglio specificare. La Permacultura non s’identifica necessariamente con il biologico. Ci faccia un esempio... Se un agricoltore di un Paese povero, per esempio l’India, mi chiede un progetto per salvare il suo terreno e dispone di prodotti chimici, date le sue condizioni d’indigenza e l’impatto che queste sostanze avrebbero se buttate, io non gli chiederò di liberarsene, ma di utilizzarle nel modo più ecologico possibile.

Commenti

Come dice Button siamo in un punto in cui bisogna fare grandi scelte, il tema dell' agricoltura secondo me qui in Italia è troppo sottovalutato, ed in particolare in Sicilia sto vedendo troppi terreni incolti e abbandonati a rischio edificazione, vedo avanzare grandi capannoni in cemento armato là dove per decenni ho visto coltivazioni, stiamo certamente sbagliando strada, perchè le attività che si svolgono in questi capannoni non sono eterne oppure non si avvieranno mai per svariate cause, quindi non porteranno benessere assoluto, e intanto vaste superfici di terreno coltivabile vengono distrutte per sempre, oggi il potere politico delle multinazionali sta crescendo in maniera esponenziale e tutte le loro attività economiche spesso portano benefici a loro stesse causando la ditruzione del territorio e di chi ci abita. Quindi mi pongo de quesiti: che futuro può avere questo sistema di gestione dei terreni nel contesto globalizzatore in cui ci troviamo?; per salvare il salvabile, nel nostro paese, non sarebbe necessaria una rieducazione di massa sui temi dell'ecologia e dell'agricoltura?
ivano, 23-09-2010 12:23
Alla tua domanda conclusiva, personalmente, risponderei proprio di si. La rieducazione all'ecologia è giusto una delle attività svolte dai formatori in permacultura come John. I corsi a numero chiuso non sono certo mezzi destinati alla massa, quanto alle nicchie. La scuola! Questa si potrebbe essere un canale in tal senso idoneo a risvegliare e rifondare anzitutto il legame, l'apprezzamento e la cura della terra; e a caduta, dell'ecologia. L'ultima affermazione di John, a parer mio, solleva l'interrogativo su quanto il passaggio all'adozione di questa materia possa essere lineare, anche per chi ha già una cultura. Ma quale cambiamento reale è tale senza dei nodi di maturazione? Ti ringrazio per la tua osservazione sui terreni, nel caso non isolato della Sicilia, sempre più incolti e spesso svenduti alle multinazionali che v'investono per destinarli a tutt'altro uso da quello agricolo. Mi dà occasione di rimarcare come, oltre che in piccolo, la permacultura è stata adottata negli eco-villaggi o in altre forme similari d'insediamenti di nuova fondazione comunque basati sulla forma comunitaria. Quindi su larga scala, conciliando bisogni abitativi con la cura del territorio, del suolo ed il mantenimento dell'ecosistema. Un fatto che potrebbe costituire una modalità di resistenza alle multinazionali. Spero di poter ti rispondere con più cognizione e addentrarmi nella problematica che sollevi, rilevando risultati di qualche raro progetto di permacultura già avviato nella Regione. Grazie per lo spunto.Saluti.Lucia
Lucia Russo, 25-09-2010 06:25
sarei interessata ad altre iniziative del genere, (sempre in provincia di Siracusa). Grazie!
Alessia, 28-04-2014 01:28

Lascia un commento


Per lasciare un commento, registrati o effettua il login.