Lavoro: dal sogno all'incubo. Il caso della Sigma-Tau di Pomezia

Le lavoratrici e i lavoratori della Sigma Tau di Pomezia continuano a protestare dopo che il colosso farmaceutico ha aperto la procedura di Cassa Integrazione Straordinaria a zero ore per 569 dipendenti. Ecco come il sogno dello sviluppo sfrenato può trasformarsi nel peggiore degli incubi.

Lavoro: dal sogno all'incubo. Il caso della Sigma-Tau di Pomezia
Continua la protesta dei lavoratori e delle lavoratrici del colosso farmaceutico di Pomezia (Roma) dopo che l’azienda ha aperto la procedura di Cassa Integrazione Straordinaria a zero ore per 569 dipendenti, così come non cambia l’atteggiamento della dirigenza della Sigma Tau che per ora rimane ben salda sulle sue posizioni. Al momento le lettere arrivate a destinatario sono poco meno di 400 e si attendono ancora i risultati dell’incontro in Prefettura convocato ieri per motivi di ordine pubblico, in seguito alle proteste scoppiate nei pressi dello stabilimento di Pomezia, ma finora sono serviti a poco i vari tavoli convocati a livello istituzionale, se non a posticipare una situazione che è poi rapidamente degenerata. A gennaio, la Regione Lazio si era infatti trovata costretta a firmare un verbale di mancato accordo tra le parti: secondo Pina Magni, lavoratrice Sigma Tau e responsabile della RSU-CGIL, “prendendo atto dell’impossibilità di raggiungere un accordo” la Regione si è di fatto “piegata alla volontà aziendale”, “subito dopo”, continua, “sono iniziate ad arrivare le prime lettere di Cassa Integrazione Straordinaria a zero ore”. In effetti, spiega la Magni, le lavoratrici e i lavoratori in presidio si sarebbero aspettati “qualcosa di più” da parte delle istituzioni (locali e regionali, ma anche centrali, considerando che anche il tavolo predisposto presso il Ministero dello Sviluppo Economico si è concluso con un nulla di fatto): l’unico risultato concreto delle trattative è stato quello di ridurre di 100 unità il numero dei cassaintegrati tramite il trasferimento, o esternalizzazione, degli stessi. Peraltro, come rimarca la stessa rappresentante sindacale, il sindacato dei chimici si è sempre contraddistinto per essere particolarmente disponibile al dialogo e anche in questa vicenda non ha mancato di esserlo, presentandosi agli incontri tra le parti con varie proposte alternative a quella, unilaterale, adottata dall’azienda. Tra queste, l’introduzione volontaria di contratti di solidarietà (una forma contrattuale che comporta la riduzione dell’orario di lavoro e della relativa retribuzione al fine di evitare la riduzione di personale) o anche la gestione consensuale della mobilità, sfruttando possibilmente forme di “mobilità organizzata/razionale” che non incidano sulle situazione maggiormente critiche. Nessuna delle proposte avanzate dalle RSU aziendali è stata accolta e anzi la dirigenza Sigma Tau ha comunicato la disdetta di ogni accordo aziendale integrativo prima di procedere, a gennaio, con l’invio delle raccomandate ai futuri cassa integrati. Tra questi molti appartengono alle categorie protette, altri sono monoreddito o presentano comunque condizioni di criticità tali da far parlare i manifestanti di pulizia etnica' nella gestione del piano di ristrutturazione aziendale. Si tratta di un cambiamento drastico nell’atteggiamento di un’azienda che in passato si è sempre contraddistinta per una grande attenzione per il benessere dei suoi dipendenti. Come ricordano in molti tra le/i partecipanti al presidio permanente indetto a partire da martedì scorso, l’inversione di rotta rispetto alla precedente gestione è stata repentina e ha seguito temporalmente la morte del fondatore del gruppo, Claudio Cavazza, occorsa il 6 giugno scorso. Prima della pausa estiva Sigma Tau era infatti un’azienda sana per la quale, anzi, sin ipotizzava una prossima quotazione in borsa. Fino alle vacanze estive, la solidità e la serietà della società di Cavazza rappresentavano un 'sogno' in termini occupazionali per chiunque nel settore, inclusi quelli/e che già lavoravano in una delle aziende del gruppo. Meno di sei mesi più tardi, dopo che i figli di Cavazza hanno ereditato la società, sono state dapprima messe in liquidazione la Prassis di Settimo Milanese e la Tecnogen di Caserta (110 dipendenti in tutto), dopodiché è arrivata la dichiarazione dello stato di crisi, accompagnata dall’annuncio di Cassa Integrazione Straordinaria a zero ore, senza rotazione, per 569 persone. La perentorietà di queste misure è stata da subito rimarcata con un provvedimento-lampo tramite cui, il 15 novembre scorso, sono stati licenziati seduta stante ben 13 dirigenti dello stabilimento di Pomezia. Le lavoratrici ed i lavoratori in presidio, a tal proposito, considerano l’episodio come il primo di una serie di 'messaggi minatori' con i quali la nuova gestione ha mostrato il suo volto: le pressioni successivamente esercitate sul personale non toccato dal provvedimento di cassa integrazione affinché non solidarizzasse con la protesta dei colleghi e delle colleghe più sfortunati/e ne sono un ulteriore esempio. La sensazione, inoltre, è che manchi un vero piano di rilancio del gruppo e che questo sia solo il preludio alla vendita della società fondata da Cavazza nel 1957, quando Pomezia rientrava nell’area coperta dalla Cassa del Mezzogiorno. L’atteggiamento di chiusura della dirigenza di Sigma Tau avvalora le ipotesi più pessimiste: tra le aree più toccate dal piano di riduzione del personale ci sono infatti quella produttiva, quella dell’informazione scientifica e, soprattutto, quella della ricerca: quest’ultima verrà privata di circa 80 persone. Si tratta di tre funzioni fondamentali per lo sviluppo e/o il rilancio di un’impresa, specie nel campo farmaceutico e, in particolare per quanto riguarda la ricerca, del settore di punta della 'vecchia' Sigma Tau di Claudio Cavazza. Nonostante il pessimismo, la protesta continua, anche perché per molti non c’è alternativa e, come commenta Pina Magni “servono elementi concreti per gestire la rabbia di persone che stanno perdendo tutto, serve una trattativa seria”. Una trattativa, cioè, che tenga conto anche delle richieste avanzate dalle RSU aziendali: una forma di Cassa Integrazione Ordinaria con rotazione e la previsione di strumenti ad integrazione del reddito, ovvero di misure che non facciano ricadere tutto il peso della ristrutturazione aziendale sui soli lavoratori e lavoratrici. Senza questi presupposti sarà difficile arginare la disperazione delle oltre 400 persone che stanno perdendo il lavoro, sarà difficile impedire loro di compiere gesti estremi (un ex dipendente nei giorni scorsi si è incatenato di fronte allo stabilimento, altri hanno occupato la Pontina), così come risulterà complicato assicurare l’ordine pubblico. Sarà pertanto necessario quel pizzico di “apertura mentale” cui faceva riferimento pochi giorni fa il Presidente del Consiglio, Mario Monti, ma a questo punto sono i vertici di Sigma Tau che dovrebbero dimostrare di averlo. Nel frattempo, mentre il Prefetto apre un nuovo tavolo di trattative, una ragazza, da poco cassa integrata di Sigma Tau, ha un mancamento, una crisi di nervi, sta male, inizia a piangere e ad urlare nei pressi del ciglio della strada. È difficile sedersi a un tavolo quando si rischia di perdere tutto.

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