Sogno americano o incubo?

Stati Uniti: dottrina del nemico, armi, violenze, diseguaglianze. E a farne le spese sono i meno tutelati e i più poveri. Altro che American Dream... è un American Nightmare.

Sogno americano o incubo?

Negli Stati Uniti la famosa dottrina del nemico che tiene in piedi l’economia del paese grazie all’industria militare, si applica per qualsiasi cosa. I nemici sono ovunque e pronti ad attaccare l’American way of life in ogni momento; quelli esterni si chiamano terroristi, comunisti, islamici, immigrati e quelli interni sono per antonomasia i neri poi gli ispanici e a seconda dei casi e dell’abbisogna, questo o quel gruppo etnico. Perché questo accade? Perché avere sempre un nemico interno o esterno, reale o meno che sia, alimenta la paura che a sua volta alimenta la voglia di sicurezza e quindi di conseguenza eccoci nello Stato più armato del pianeta e con la popolazione carceraria più alta in assoluto in proporzione agli abitanti. Dove nonostante le stragi che si susseguono, è possibile acquistare armi di ogni tipo assai facilmente, come se il Far west non si fosse mai interrotto con omicidi, sparatorie e violenza a non finire.

Televisione e videogiochi, anch’essi strapieni di violenza e di cui gli statunitensi sono grandi fruitori, non possono poi che fare da degna cronice a questa pazzia. Gli Stati Uniti sono anche il paese dove le diseguaglianze sono più forti in una costante legge della giungla camuffata dalla retorica dell’American Dream che in realtà è una American Nightmare, in cui si combatte una lotta all’ultimo sangue di tutti contro tutti per emergere, avere successo e chi ce la fa, lascia una scia lastricata di sconfitti. Ed è la stessa logica di guerra per prevalere sul concorrente, che viene importata anche da noi da decine di ridicoli guru del successo e delle performance, che non insegnano altro se non a schiacciare l‘avversario, ovviamente con il sorriso sulle labbra, retorica forbita e portafoglio gonfio.

In un inferno del genere chi ne fa le spese negli Stati Uniti sono sempre i meno tutelati e poveri, cioè soprattutto i neri sui quali si abbatte la prassi del nemico interno, oltre al razzismo sempre presente e radicato in una parte non indifferente della popolazione americana.

Lo stesso presidente Trump che è stato eletto soprattutto da bianchi e suprematisti, non hai mai nascosto il suo razzismo e xenofobia culminato in dichiarazioni incredibili, a maggior ragione per un capo dello stato, in cui ha definito paesi cessi quelli africani, Haiti e Salvador. Un popolo che elegge una persona di tale spessore culturale, rispetto per il prossimo e tatto, non può che avere al suo interno una situazione esplosiva vista anche la percentuale di neri e latini laddove si creano i presupposti per una guerra civile strisciante che vede costanti episodi non solo di discriminazione ma di autentica e gratuita violenza da parte delle forze dell’ordine. Si ripetono avvenimenti di persone inermi che vengono uccise o ferite dalla brutalità della polizia e che fanno scatenare reazioni di rivolta così come accade per l’ennesima volta in questi giorni.

Ma tutto ciò è casuale o voluto? Da sempre è risaputo che alimentare violenze e creare i presupposti per rivolte è il protocollo preferito da chi non ha altro obiettivo che la repressione e si frega le mani e brinda quando lo scontro si sposta sulle strade e diventa violento.

Mai nessuna rivolta infatti potrà nemmeno lontanamente scalfire la perfetta macchina da guerra interna ed esterna che è la spina dorsale degli Stati Uniti. Macchina da guerra che non aspetta altro che entrare in azione per dimostrare la sua assoluta necessità. La strategia precisa e consumata è quella del nemico sempre e comunque e finché vigerà questa unica e sola politica, ci saranno nell’agenda del terrore altre morti, altre repressioni, per fare in modo che l’America non si risvegli mai dal suo incubo.

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