Sprechi alimentari. Brescia lancia il progetto “Un pane per tutti”

Il tema dello spreco alimentare insito nella grande distribuzione e nella ristorazione sta venendo lentamente alla luce, spronato dalla crisi. Proprio con l'obiettivo di limitare gli sprechi di cibo, è stata lanciata a Brescia l'iniziativa “Un pane per tutti”.

Sprechi alimentari. Brescia lancia il progetto “Un pane per tutti”
Nasce a Brescia l'iniziativa "Un pane per tutti" che, come sottolinea già il nome, vuole porre l'attenzione sul problema dello scarto alimentare e attuare una redistribuzione di generi alimentari volta a limitare lo spreco e l'indigenza. Il paradosso del nostro tempo si trova infatti nell'assurda discrepanza tra un miliardo di persone sotto nutrite e uno spreco alimentare che si aggira intorno a 1,3 miliardi di tonnellate annue, come possiamo leggere in uno studio condotto per conto della Fao dall'Istituto Svedese e presentato durante il congresso “Save food”. Il tema dello spreco alimentare insito nella grande distribuzione e nella ristorazione sta venendo lentamente alla luce, spronato dalla crisi, così come dall'impatto mediatico prodotto da alcune campagne e documentari quali “Taste the waste”, letteralmente "assaggia l'immondizia”, del tedesco Valentin Thurn. In Italia sono 10 milioni all'anno le tonnellate di cibo sprecato, secondo una stima di Coldiretti. Nonostante nel 2003 sia stata approvata una legge, soprannominata "Legge del buon Samaritano", che consente a tutte le Onlus di recuperare gli alimenti rimasti invenduti nel circuito della ristorazione organizzata e della grande distribuzione, solo una minima parte del cibo ancora commestibile, ma non più vendibile poiché prossimo alla scadenza o poiché leggermente danneggiato, viene donata ad Onlus. Il modello economico basato sullo spreco è in stretta relazione con il consumismo sfrenato, influenzato da un'attenzione per la quantità piuttosto che per la qualità. Lo spreco alimentare, che come sottolineano Andrea Segrè e Luca Falasconi nel "Libro nero dello spreco in Italia", si aggira intorno al 25% del cibo prodotto, può però essere contrastato con azioni mirate a sensibilizzare la grande distribuzione e a consentire ad associazioni, enti caritatevoli, famiglie bisognose e, perché no, persone ecologicamente consapevoli che non desiderano sprecare, di accedere a tale merce. L'idea di “Un pane per tutti”, associazione da poco nata da un'idea di Marina Borghetti e Luca D'Andrea, è quella di farsi portavoce di una proposta di legge con obiettivo sociale, ambientale ed economico, che porti ad un'inversione di tendenza rispetto allo scarto alimentare donando valore alla merce destinata alla discarica. Le proposte mosse dall'associazione, in collaborazione con Brescia, Enpa Brescia e P.L.E.F., sono di incentivare le vendite sottocosto dei generi alimentari prossimi alla scadenza o con confezione leggermente danneggiata, incentivare iniziative di banco alimentare per Onlus, donare a canili e rifugi per animali alimenti quali la carne appena scaduta, rendere obbligatoria la separazione in differenziata e attivare un registro di scarico dei rifiuti organici. Attraverso un gruppo Facebook che conta ormai più di mille iscritti, "Un pane per tutti" cerca di far muovere l'opinione pubblica e creare un dibattito intorno ad un tema che, tollerato e taciuto fino ad oggi, non può più essere sottovalutato per molteplici ragioni. L'impatto ambientale creato dallo spreco alimentare è infatti altissimo: i generi alimentari devono essere smaltiti in discarica, con costi notevoli e con una creazione elevata di impronta ecologica , se calcoliamo anche i costi di produzione e trasporto. Un'inversione di tendenza avrebbe inoltre delle implicazioni sull'assetto sociale ed economico della società: la riduzione dello spreco alimentare, infatti, permetterebbe di arginare la povertà e invertire l'economia capitalistica basata sullo spreco, cercando di creare un nuovo modello basato non sulla crescita sfrenata, che renda conto anche del Sud del mondo. Il Parlamento Europeo, a seguito della campagna “Un anno contro lo spreco” promossa da Last minute market, società che nasce come attività di ricerca dell'Università di Bologna e che sviluppa progetti territoriali volti al recupero dei beni invenduti (o non commercializzabili) a favore di enti caritativi, ha proclamato il 2014 “Anno Europeo di lotta allo spreco alimentare”. Che qualcosa stia iniziando a muoversi? Sicuramente qualcosa sta cambiando e anche ognuno di noi, come consumatore, può invertire la tendenza allo spreco attuando un consumo consapevole, comprando solamente prodotti a ridotto impatto ambientale e sociale, limitando il consumo di beni alimentari superflui e tenendo presente la differenza tra data di scadenza e termine minimo di conservazione. La data di scadenza si applica a prodotti che deperiscono facilmente e che possono alterare le loro caratteristiche biologiche in seguito a tale data, con pericolose ripercussioni sulla salute dei consumatori. Sulla maggior parte dei prodotti che troviamo in commercio, però, troviamo l'indicazione "da consumarsi preferibilmente entro" : questa dicitura indica il termine minimo di conservazione. I prodotti che riportano tale formula possono essere consumati anche dopo la data presente sulla confezione. Non facciamoci prendere quindi dal panico se in dispensa troviamo qualcosa di 'scaduto'. Controlliamo visivamente se l'alimento è ancora in buono stato e non alterato e... buon appetito!

Commenti

...è triste dover rilevare che in un luogo simile, Brescia, ridurre gli scarti umidi, putrescibili, permette all'inceneritore di A2A di bruciare meglio e di ridurre l'utilizzo di metano. Il Comune di Brescia con una iniziativa del genere mi sembra poco credibile (chiudi l'inceneritore, poi vediamo che organizzazione manca alla città per gestire rifiuti e nonrifiuti...) Per approfondire leggasi "L'Italia sotto ai rifiuti" di M. Ruzzenenti sulla incredibile vicenda di Brescia. Il last minute market esiste da molti anni, ma ancora manca la volontà politica di intercettare in modo sistemico il cibo prima che si trasformi in scarto. Trovare nuovi "nomi" per quanto il LMM ha codificato come organizzazione necessaria da molti anni, mi sembra francamente inutile o superfluo. Sapete quante leggi di iniziativa popolare sono state approvate in questi anni? ZERO. E la Legge ispirata da LMM (legge del buon Samaritano" N.155 del 25 giugno 2003) è già ottima (bisognerebbe solo farla applicare dai tanti Sindaci inadempienti o non consapevoli del problema). Non sempre ribadire lo stesso concetto è utile, a volte serve unicamente la messa in pratica di quei concetti. Un saluto a Daniel e a tutta la redazione. Roberto
Rob, 12-02-2013 02:12
Ma, specie se gli alimenti sono stati molto trattati (preparazioni già pronte, macinati,ecc.) non è rischioso il consumo in un mondo che si sforza di dichiarare mangiabile già tutto il mangiabile (persino le carni separate meccanicamente)? Io non mi fido dell'esame oculare, rischio al minimo una diarrea...
Marco, 12-02-2013 09:12
La larga diffusione di alimenti pronti, confezionati per lo più con imballaggi ingombranti, è una tendenza in linea con lo spreco alimentare. Il cibo diviene qualcosa che deve essere pronto il più velocemente possibile, senza un contatto diretto con chi ne fruisce. Questo cibo "industriale" è il primo a finire nella pattumiera. Con le nostre scelte di consumo, influenziamo anche il mercato. L'educazione alimentare parte prima dal consumatore che, con attenzione, può scegliere di NON consumare cibi malsani, o da un forte impatto ambientale e di non sprecare. Il controllo visuale è una legge del buon senso, bisogna sempre prestare attenzione ad alimenti di origine animale quali carne, pesce e latticini, che vanno presto in deperimento. Sottolineo però nuovamente, che il "consumarsi preferibilmente entro", è una data indicativa.
Gaia, 13-02-2013 12:13

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