Efficienza energetica per il 2020, obiettivo a rischio di fallimento

Venerdì 4 febbraio i capi di stato dell’UE si incontreranno a Bruxelles per determinare la politica energetica europea dei prossimi 10 anni. Tema di quest’incontro sarà l’efficienza energetica, l’unico dei tre obiettivi 20-20-20 a non essere vincolante e dunque a rischio di fallimento. Sarà questo summit a introdurre degli obblighi a livello europeo?

Efficienza energetica per il 2020, obiettivo a rischio di fallimento
Sono passati quasi cinque anni da quando la Commissione europea ha presentato l’obiettivo di aumentare l’efficienza energetica del 20% entro il 2020. Mancano ancora nove anni alla scadenza, ma se la politica europea non attua una svolta decisiva, raggiungerà solo un aumento dell’11% dell’efficienza energetica. Tale efficienza comporta la riduzione non di consumi quanto di sprechi, per esempio, attraverso il miglioramento dell’isolamento termico degli edifici o la riduzione di dispersione nelle infrastrutture di produzione energetica. Per questo il summit del 4 febbraio, che ha lo scopo di determinare la politica energetica europea del prossimo decennio, avrà come argomento principale l’efficienza energetica. Questa riduzione del 20% è uno dei tre obiettivi del celebre piano “20-20-20”: gli altri due comportano innanzitutto un aumento del 20% delle energie rinnovabili nel mix energetico, e inoltre la diminuzione del 20% dei gas a effetto serra entro il 2020 (rispetto ai livelli del 1990). Il target dell’efficienza energetica è l’unico dei tre a non essere vincolante. Ed è anche l’unico che rischia di non venir raggiunto, ha dichiarato la Commissione europea. Quel che molti non sanno è che un aumento del 20% dell’efficienza energetica comporta un risparmio complessivo di 100 miliardi di euro di combustibile per l’Europa e di 780 milioni di tonnellate di CO2 per l’atmosfera. Tenendo conto di queste cifre un ministro di Berlino ha dichiarato che l’efficienza energetica “è davvero una priorità,”, ma che “non è una questione facile”. Questo venerdì, dunque, la presidenza dell’UE ungherese coordinerà un incontro a Bruxelles tra i capi di stato dei paesi membri e i ministri dell’ambiente, dell’energia, della finanza e degli affari esteri. Il presidente della Commissione UE, José Manuel Barroso, ha dichiarato che spingerà gli stati membri a ottenere un “progresso concreto”. Ha detto inoltre che in parte è il carattere non vincolante di tale obiettivo a spiegare la mancanza di progressi. Nonostante ciò non chiederà che l’obiettivo dell’efficienza energetica venga reso vincolante. Inoltre un diplomatico di Roma ha annunciato che l’Italia non appoggerà alcuna mossa per stabilire parametri a livello europeo: “Siamo in favore di obiettivi nazionali perché abbiamo applicato un certo numero di misure per l’efficienza energetica i cui risultati sono stati abbastanza buoni. Siamo sicuri che operare solo con misure nazionali sarebbe un buon metodo per raggiungere l’obiettivo”. Risulta difficile sperare in un accordo a livello europeo quando non esistono neanche le basi per una discussione efficace: manca, per esempio, il consenso su quale sia il metodo migliore per misurare l’efficienza energetica. Tema principale dell’incontro è però la politica energetica e quindi indirettamente anche l’efficienza. Le principali questioni da trattare saranno: 1.La diversificazione delle fonti energetiche all’interno dell’UE 2.Le infrastrutture per la produzione di energia 3.La promozione di tecnologie energetiche innovative 4.Il coordinamento della politica energetica europea con paesi esterni. Per aumentare l’efficienza energetica la Commissione europea si dichiara interessata principalmente all’edilizia, trasporti, conversione di energia e industrie manifatturiere. Sul sito dell’organo politico si legge che esso vuole porre degli standard minimi di efficienza energetica. La Commissione dichiara, infatti, di voler imporre nuove regole sulla certificazione energetica di prodotti, servizi e infrastrutture. Il summit del 4 febbraio potrebbe essere una buona occasione per imporre tali standard continentali, senza dover attendere che gli stati membri si vincolino di propria iniziativa.

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