Sviluppo ambientale ed energetico: necessario cambiare, ma in meglio

Bollette alle stelle, rincari per energia e carburanti: ma l'alternativa c'è, partendo dal modificare i nostri consumi già da oggi. Possiamo avere un ruolo importante come comunità di cittadini.

Sviluppo ambientale ed energetico: necessario cambiare, ma in meglio

Ho trovato particolarmente interessanti i due articoli di Roberto Cardinale (American University – Il Cairo), Da dove viene l’aumento dei prezzi elettrici?, e Annalisa Corrado (Kyoto Club) e Gianluca Ruggieri (Università dell’Insubria) Dietro al caro bollette c’è la mancata transizione ecologica, che sintetizzano molto bene la situazione in cui ci troviamo oggi. Cerco di sintetizzarne i contenuti.

Leggiamo in questo periodo, ma ormai durante tutto l’anno, dell’aumento del prezzo del gas. Siamo arrivati a cifre assurde, in alcuni casi di 70€/MWh (+250% e +1500% rispetto a nove e venti mesi fa. E il tutto non potrà che peggiorare, visto che perseguiamo lo stesso modello di (non) sviluppo da sempre. Evidentemente è questo il modello che è stato deciso si debba affermare e la domanda che tutti noi dovremmo porci è: perché lo seguiamo? Se poi ci si lamenta delle (inevitabili) conseguenze? Superficialità, pigrizia, abitudine, o peggio, rassegnazion?

E’ nel sentire comune che questa situazione, e quindi modello, non è nelle nostre mani ma che sono le grandi corporazioni energetiche che decidono tutto. Sicuramente in parte è così ma, guarda caso, ci si dimentica sempre di evidenziare, almeno nei mezzi di comunicazione cosiddetti “mainstream”, il ruolo che le singole comunità di cittadini (raccolte in comunità energetiche o strutture simili) possono svolgere. Ovviamente non è un caso. Quindi bisogna insistere affinché la ripresa sia su basi diverse rispetto al passato. Altrimenti, ciclicamente, torneremo al punto di inizio, che è poi il modello che i soliti noti hanno tutto l’interesse a perpetrare.

Così come ci si vuol convincere che non vi siano alternative che invece esistono. E dipende solo da noi in quanto tempo metterle in pratica, a seconda della logica che il genere umano intenderà perseguire. All’orizzonte non si vedono soggetti e/o strutture in grado di prendere in mano la situazione e, a mio parere, questo è un bene: deve essere infatti una scelta collettiva il modificare la propria impronta energetica. Certamente coadiuvata da quei soggetti (pubblici e privati) che hanno già intrapreso questa strada. Non sarà facile convincerci, soprattutto se analizziamo i costi solo da alcuni punti di vista (produzione) e non altri (impatti). Quante altre alluvioni, siccità, ed altri fenomeni naturali estremi dovremo attendere affinché ci si muova concretamente, a partire dal nostro piccolo? Perché non dimentichiamolo, finché ci sarà una domanda di energia essa verrà accolta ed esaudita, senza pensare a come tali fonti di energia vengono prodotte. Di nuovo, sta a noi sovvertire questo modello. E soprattutto fare in modo che la ripresa post-Covid abbia basi di riferimento socio-economico diverse.

In definitiva, se continuiamo a “inseguire” modelli di sviluppo (energetico e non solo) sbagliati o meglio, non in sintonia con il nostro reale benessere, continueremo ad andare a sbattere contro un muro. Bisogna quindi uscire da questa logica e fare lo sforzo di pensare in modo diverso. A partire dal modo in cui consumiamo e, quindi, produciamo l’energia di cui abbiamo bisogno. Impariamo da quelle comunità che hanno già messo in pratica questo modello, invece di relegarle ai margini e/o denigrarle. E’ dalle loro esperienze che potremo trarre ispirazione per accelerare la nostra transizione verso un mondo migliore.

Per quanto riguarda i costi, sono sempre quell’elemento che riesce a convincere tutti, o quasi, dell’ineluttabilità delle cose. Ma, ovviamente, a sostenere ciò sono coloro che guadagnano o meglio speculano sul continuo rincaro dei prezzi dell’energia. Una ragione in più, o meglio, la principale ragione per decretare la fine di questo modello che é a vantaggio, si fa per dire, di pochi e a danno di molti. Speriamo che l’aumento dei prezzi dell’energia faccia aprire gli occhi a tutti, soprattutto a noi consumatori che abbiamo veramente il “potere” di cambiare le cose.

Qualsiasi azione che si deciderà di intraprendere non ci deve far dimenticare che finora si è percorsa una strada che non ha fatto che peggiorare le cose. Perché allora non provarne un’altra? Ma seriamente e non denigrando le possibili alternative che negli anni sono state proposte. La transizione energetica non deve essere solo l’ennesimo nuovo slogan per catturare l’interesse dei consumatori, ma l’occasione per cambiare veramente il nostro stile di vita. E se ci sono degli investimenti da fare in tal senso, e ce ne sono, senza timore abbiamo le capacità per dimostrare che il cambio di modello è possibile; sui tempi magari se ne discuterà ancora a lungo ma che la strada sia orma segnata è una solida realtà. Certo, i tempi sono importanti perché ogni anno che passa le condizioni sul nostro pianeta peggiorano e dovremo sforzarci sempre di più per adattarci ad un clima che si prospetta non proprio ottimale per la specie umana.

Il consiglio è quindi di sforzarci tutti a uscire da certe logiche, e sappiamo che non è facile. Soprattutto per chi vive in grandi agglomerati urbani. Ma come sempre, c’è il rovescio della medaglia: c’è chi afferma che l’aumento dei costi energetici è dovuto proprio al ritardo con il quale stiamo affrontando la transizione energetica. E sono diversi, adesso, i soggetti che ricordano che ad esempio nel nostro Paese le fonti fossili sono molto più sovvenzionate delle energie rinnovabili e che il prezzo che si paga per i ritardi accumulati e l’attuale lentezza nel cambiamento è molto alto. Basterebbero ricordare i costi dei danni, sempre crescenti, dovuti agli eventi cosiddetti “estremi” che purtroppo stanno diventando la normalità. Come è già stato messo in evidenza da diversi portatori di interesse, la causa del recente aumento del costo dell’energia è dovuta principalmente all’aumento dei prezzi del gas sul mercato internazionale e in misura minore all’aumento del valore sul mercato della CO2. E meno male che è la stessa Commissione europea ad affermare che l’aumento dei costi dell’energia è dovuto al fatto che ancora dipendiamo dalle fonti fossili. Bisognava iniziare prima! Ma come si dice in questi frangenti, meglio tardi che mai: anche se un cambio di passo ancora è da vedere e tutti gli operatori che operano nei campi delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica lo attendono da tempo. Vale lo stesso discorso che per le fonti fossili: dietro ci sono lavoratori in carne ed ossa con le loro famiglie.

Qualche segnale positivo si coglie: i dati sulle fonti rinnovabili, soprattutto per quanto riguarda la produzione di energia elettrica, indicano che ha superato quella da fonti fossili. Stiamo decisamente puntando al 40% (ora al 38%) del fabbisogno elettrico totale anche se ancora non sono in grado di determinare il prezzo dell’elettricità. Come ci ricordano vari esperti, una quota significativa della produzione rinnovabile viene remunerata da programmi di incentivazione che ne prevedono il ritiro da parte del Gestore dei servizi energetici (Gse). Avendo poi la priorità di dispacciamento, tale quota di fatto esce dal mercato elettrico. Inoltre, il mercato elettrico segue il regime del prezzo marginale, cioè il prezzo del più caro chilowattora prodotto in un determinato momento diventa il prezzo di tutta l’energia scambiata in quel momento. E normalmente il chilowattora che determina il prezzo è quello di natura fossile. Ci si può sottrarre a questo meccanismo sottoscrivendo accordi di lungo termine con i produttori ma in generale sono le fonti fossili a determinare il prezzo di mercato. Dobbiamo sforzarci nell’efficientare al massimo i nostri consumi energetici: è l’unico modo per avere una speranza di poter cambiare il nostro sistema energetico e la nostra esistenza.

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