Dal Tar del Lazio via libera alle coltivazioni Ogm

Il Tar del Lazio ha annullato il decreto del marzo 2010 con cui l'ex ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia aveva vietato all'agricoltore friulano Silvano Dalla Libera di coltivare sementi Ogm. Eppure otto italiani su dieci sono contro il cibo 'biotech'.

Dal Tar del Lazio via libera alle coltivazioni Ogm
Negli ultimi giorni sta facendo molto discutere la sentenza del Tar del Lazio che ha annullato il decreto del marzo 2010 con cui l'ex ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia aveva vietato all'agricoltore friulano Silvano Dalla Libera di coltivare sementi Ogm. Il TAR ha stabilito che “nella sostanza è stato negato il diritto alla scelta tra le diverse tipologie di coltura, escludendo di fatto proprio quella transgenica”. La sentenza del Tar è stata accolta positivamente dal presidente di Assobiotec Alessandro Sidoli che l'ha definita “un segnale di grande importanza, che deve far riflettere le nostre istituzioni su talune decisioni miopi che hanno tagliato fuori l'Italia dalle biotecnologie in agricoltura”. Secondo Sidoli “è tempo che l'Italia applichi le normative comunitarie per quanto riguarda la possibilità di sperimentare in campo semi, frutto della ricerca più innovativa”. Di parere opposto è Legambiente che chiede al ministro delle Politiche agricole di fare ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio. Tale sentenza, sostiene l'associazione ambientalista, “non tiene conto in alcun modo delle conseguenze irreparabili che la dispersione di Ogm nell'ambiente può provocare alla qualità del sistema agricolo italiano” e rischia di aprire le porte dell'agricoltura italiana al rischio di contaminazione biotech. Da più parti è stata espressa la richiesta al Governo di intervenire tempestivamente per chiedere la clausola di salvaguardia prevista dalla normativa dell'Unione europea per impedire le coltivazioni Ogm. E mentre il Tar del Lazio dà il via libera agli Ogm, un'indagine condotta dalla Confederazione italiana agricoltori (Cia) rileva che otto italiani su dieci sono contro il cibo 'biotech' soprattutto per un problema etico. 'No' dunque a coltivazioni e animali clonati che vengono considerati dannosi per la salute dal 55 per cento, mentre il 78 per cento dei contrari agli organismi geneticamente modificati ritiene che siano meno salutari di quelli tradizionali. In particolare, in seguito agli ultimi allarmi alimentari, oltre il 90 per cento degli italiani, come rileva la Cia, prediligono un'alimentazione genuina e di qualità e nelle scelte prevale il prodotto Made in Italy, soprattutto se tipico e tradizionale. Il 65 per cento considera il biologico più sicuro e l'85 per cento è a favore di un'etichetta chiara dove risulti in particolare l'indicazione d'origine.

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