Trony e co. Fotografie dal Belpaese: bisogna fare gli italiani?

Dalla folla al S. Paolo di Napoli per l'acquisto dei biglietti della Champions League, alla marea di persone in coda da Trony a Roma. Sono gli effetti evidenti dei tempi correnti, gli stessi che un giorno non troppo lontano ognuno di noi dovrebbe essere in grado di 'decodificare' autonomamente.

Trony e co. Fotografie dal Belpaese: bisogna fare gli italiani?
Giovedì 27 Ottobre, ore 9.00, siamo a Napoli. Da tempo la gente è ammassata come bestie; un fiume di persone, se ne stimano circa 5000 nell’area dello stadio S. Paolo. Un intero quartiere bloccato dalla sosta selvaggia delle auto per la strada, gli altri veicoli e gli autobus sono impossibilitati ad andare avanti. Ore di attesa, sale la tensione per l’acquisto dei biglietti per la partita di Champions League Bayern-Napoli. Cominciano le urla, gli spintoni in un’area poco attrezzata ed organizzata alla ricezione di una simile moltitudine. Scatta la follia, la situazione diventa critica e paradossale. Gruppi di tifosi cominciano a spingere per tentare uno sfondamento ed arrivare per primi al botteghino. Volano le minacce, inizia la ressa, gli scontri. Intervengono le forze dell’ordine che per ore sono costrette a fronteggiare la situazione. L’incolumità dei presenti non è garantita. Scene di disperazione e amarezza tra chi non riesce ad avere il biglietto. Stesso giorno, Roma. Sin dalla notte precedente iniziano gli appostamenti e l’accampamento della gente. Le prime ore di un’alba rossastra danno colore ad una marea di persone, circa diecimila, davanti al nuovo centro commerciale Trony. Sono accodati impazientemente per acquistare tv, cellulari, elettrodomestici ed altri prodotti di elettronica a prezzi scontati. La calca comincia a dare segni di nervosismo ed in breve si arriva alle parolacce, alla rissa, agli spintoni, ci si picchia. Arriva dapprima la polizia municipale poi i carabinieri in camionetta. L’intero quartiere bloccato, la capitale va in tilt. Ovviamente in poche ore tutto è andato a ruba, tutto esaurito. Scene di ordinaria dipendenza, stupidità e paranoia. Dall’altro lato della capitale, così come in altre parti del paese, ci sono un’ottantina di ragazzi accampati e riuniti in assemblea per manifestare pacificamente il proprio dissenso e disagio di fronte ad un modello sociale che li vede privi di reale libertà e vittime di ogni forma di violenza. Si riuniscono per pensare ad una nuova maniera di stare al mondo in cui i diritti siano tali e non diventino favori ed in cui ci sia spazio per la dignità ed il rispetto della persona. Gente per la quale è violenza l’indifferenza; è violenza avere tanti sogni ma non poterli realizzare, è violenza non potersi permettere un figlio, è violenza tirare avanti con 400€ di pensione al mese, è violenza lasciare ai propri figli un pianeta ormai morto. Quadretti dell’Italia di oggi, e quanti altri se ne potrebbero descrivere in questo paese che va alla deriva dietro la guida telecomandata di un silente neoliberismo. Fotografie del belpaese che zoommano sull’eterogeneità dei comportamenti e sulla diversa maniera di interpretare il proprio vivere. Se la diversità va accettata perché costruttiva, allora spingiamo la riflessione più in profondità, sul diverso peso e valore che hanno le motivazioni che stanno dietro a quei comportamenti. Perché le ottanta persone accampate in Piazza S. Croce gridano e si ribellano pacificamente al sistema e se ne distanziano? Perché invece migliaia e migliaia di altre persone fanno pure a cazzotti per rispondere 'presente' allo stesso sistema e a quello che di mostruoso ha creato? L’educazione a volte è nemica della saggezza. Cosa indica la bussola per ognuno di noi? Ci si è persi tra ciò che serve ed è utile concretamente e ciò che è solamente dimostrazione di forza e di ego. Ci hanno farcito di apparenza e riverenza all’effimero. Operazione chirurgica riuscita. La vita è un teatro nel quale recitare il ruolo dell’avere. Siamo quello che non siamo. Siamo dei ricchi indebitati, siamo delle vittime volontarie della corsa al 'progresso'. Ma è questo il vero progresso? Progrediamo tecnologicamente in tantissimi ambiti, ma regrediamo in quello umano. Il vero progresso, che è sfida, è dare dignità a tutti gli esseri umani. È ciò che può fare realmente progredire noi che siamo l’Umanità. Siamo disposti a fare ricorso alla violenza fisica pur di vedere dare due calci ad un pallone o pur di acquistare il cellulare all’ultimo grido che prepara il caffè e fa i massaggi alle orecchie, ma difficilmente mettiamo in campo pari energie, e non parlo di violenza, e eguale impegno personale per assicurare dei diritti civili ed umani al nostro vicino e, in definitiva, anche a noi stessi. Bisogna imparare a decodificare i segnali del nostro tempo. Chi ha il compito di 'illuminare' le popolazioni bada bene a non farlo perché la luce è più pericolosa rispetto al buio. Così, al contrario, è bene rimbecillire le masse con i giochi elettronici, con i quiz, con le tette ed i culi, con i reality, con l’informazione serva e mistificatrice, con la tv spazzatura, con il linguaggio volgare. Decodificare significa anche avvertire il malessere che colpisce il nostro paese e quello di altri in Europa. Decodificare vuol dire essere consci che le decisioni di politica interna italiana sono attualmente prese fuori dai canoni democratici, fuori dal Parlamento; decodificare è comprendere che la Finanza speculativa che sarebbe dovuta morire nel 2007 è invece divenuta, per una logica assurda, il metro di giudizio e l’interferente di ogni misura di politica pubblica, con l’obiettivo di fare soldi divorando ed affossando gli Stati. Decodificare significa percepire che il debito privato delle banche, che chissà perché non devono fallire nonostante siano società per azioni, lo si vuole fare pagare ai cittadini che, invece, possono tranquillamente impoverirsi e fallire. Decodificare è chiedersi e avere trasparenza su come vengono utilizzati i nostri soldi depositati presso gli istituti di credito. Decodificare significa intendere che, mentre da mattina a sera ci rifilano con vittimismo gli indici di borsa e gli spread, mostri esogeni e misteriosi, non ci sono azioni mirate alla crescita dell’economia reale, alle politiche macroeconomiche espansive, alla crescita della domanda. Decodificare è essere consapevoli che il parametro che ci distanzia maggiormente dall’Europa solida è quello del livello di evasione fiscale, ma non è un punto di attenzione centrale dell’azione politica italiana. Decodificare è smascherare i numerosi bluffatori che popolano gli ambienti politici nostrani ed esteri. E c’è tanto altro ancora che si potrebbe decodificare. Nel frattempo, dorme la stragrande maggioranza dei cittadini, imbambolata dalla falsa ricchezza che possiede tra le mani. Dormono i cittadini ammaliati dal consumismo futile, dai lustrini, dalle paillettes e dallo stivale all’ultimo grido. Anni fa, con molto ottimismo, ero convinto che le persone non volessero decodificare, che volontariamente si lasciassero condurre dalle catene invisibili imposte dalla società, per scelta o per comodità. Oggi mi convinco sempre più che buona parte della gente non riesce a decodificare, non ne ha le possibilità, non ne possiede i mezzi, non riesce a informarsi e a 'conoscere'. Certo, ciascuno è in fondo artefice del proprio destino, ma è forte la necessità di creare con il coinvolgimento di tutti nuove aperture, nuove porte che, per un verso, ci possano fare fuoriuscire dalle zone di comfort in cui ci siamo rintanati e, per un altro, ci permettano di costruire un 'altro migliore' responsabilizzandoci e valorizzando le nostre potenzialità, senza continuare a delegare ad altri. Occorrono nuove vibrazioni umane che permettano di uscire da questo mondo e che possano irrobustire una nuova offensiva culturale, un pensiero alternativo vincente che veda al centro l’umanità, il bene comune, il senso della collettività e che sia in grado generare un sistema produttivo sociale orientato verso "un’economia del Noi".

Commenti

Abbiamo perso ogni bussola ed andiamo alla deriva.
Christian, 02-11-2011 02:02

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