Uno dei tanti risultati che il sistema del lavora, produci, consuma e crepa ha ottenuto è quello per il quale le persone possono pure avere coscienza che stanno facendo un lavoro di cui non sono soddisfatte ma lo stesso non fanno nulla per cambiare. Il sistema è così potente, pervasivo e forte che può permettersi pure che le persone prendano coscienza, l’importante è che non mettano in pratica il cambiamento. Una prova di ciò è che quando si fanno dei ragionamenti su come questo sistema sia assurdo, le persone spesso non li contestano ma ripetono sempre le stesse cose per giustificare il loro immobilismo facendo affermazioni come: fanno tutti così, non ci sono alternative, ormai non si può cambiare, ho una certa età, il sempre verde “tengo famiglia” che è poi cugino di "ho fatto tanti sacrifici", ecc. Cioè non tentano di negare la realtà o i ragionamenti sensati ma semplicemente si dichiarano già sconfitti in partenza. Il sistema sa perfettamente che siamo anche animali e che quindi nel momento in cui abbiamo un tetto sopra la testa, mangiamo tre volte al giorno, abbiamo soldi per poterci permettere bene o male quello che, a seconda del nostro status sociale, ci consiglia la pubblicità, non chiederemo molto di più. Fare un lavoro, e quindi conseguentemente una vita che non sia solo di sopravvivenza, non è una motivazione così forte da farci cambiare veramente. Inoltre non interessa nemmeno il futuro di figli e nipoti (ammesso che ci siano, visto che spesso sono sostituiti da cani e gatti) ma si va avanti sapendo che comunque vivacchiando, magari non saremo felici, magari, anche grazie al nostro menefreghismo, saremo una delle ultime generazioni esistenti ma l’istinto di conservazione ci spinge a non fare granchè per cambiare. Tanto per prendersi un po’ in giro e lavarsi la coscienza, qualcuno si potrà impegnare in un blando volontariato o dare dei soldi a qualche ONG più o meno seria ma oltre non si va, perché in fin dei conti... chi ce lo fa fare? In questo quadretto ben poco edificante, un amico mi ha inviato un breve video che è emblematico di questa situazione e che conferma che la gran parte dei lavori non ha alcun senso, così come certificato da innumerevoli ricerche, studi e analisi simili a quelli fatti da David Graeber con il suo meraviglioso libro Bullshit Jobs, dove scrive che «...perlomeno la metà di tutto il lavoro svolto nella nostra società potrebbe venire eliminato senza che faccia alcuna vera differenza. In realtà la percentuale è quasi certamente più alta, poiché così non verrebbero presi i lavori senza senso di secondo livello: ossia lavori veri fatti per supportare coloro che sono impegnati in quelli senza senso. Potremmo facilmente diventare società del tempo libero e introdurre una settimana lavorativa di venti ore, se non addirittura di quindici. Invece ci ritroviamo condannati a trascorrere la maggior parte del nostro tempo al lavoro, a svolgere compiti che ci rendiamo conto che non fanno alcuna differenza per la società».
In questo video viene detto chiaramente che a Milano, come in qualsiasi altra città, si lavora ma in realtà non si sa che cosa si sta facendo, tanto cosa ci interessa? Basta portare a casa il grano. Lo stesso canale (super sponsorizzato) dell’attore protagonista del video, fa altri esempi simili, dicendo chiaro e tondo che tanto il lavoro è una colossale presa in giro, le riunioni sono inutili, le relazioni fra colleghi sono false, il tempo perso è la normalità, si raccontano balle a profusione e tutto ciò è prassi consolidata. Considerando che questo canale ha milioni di visualizzazioni i casi sono due: o quello che ho scritto sopra è vero, cioè che nonostante la consapevolezza non si fa nulla per cambiare, o i dati delle visualizzazioni sono falsi (il che non è da escludere). Se i dati fossero veri, considerato che il canale si rivolge sopratutto ai milanesi e io non avessi ragione con la mia analisi, Milano (o qualsiasi altra città) dovrebbe essersi già dimezzata come popolazione con licenziamenti di massa. Niente di questo succede e immagino che al massimo questi video siano fatti circolare fra colleghi e amici, ci si fa una risatina amara e la cosa finisce lì. Certo ci vuole proprio un bello stomaco per ritrovarsi in questi quadretti terribili e andare avanti a fare le stesse identiche cose...
E questo significa inoltre che fare critiche anche pesanti, dire come stanno le cose, se veicolato attraverso i canali del capitalismo della sorveglianza, non cambia pressochè nulla, un po’ come andare in televisione e parlare di decrescita o tutela ambientale fra l’isola dei famosi e il grande fratello o fra una pubblicità e l’altra.
Figuriamoci se Google, i social mainstream o chi per loro, facessero veicolare qualcosa che li mettesse davvero in difficoltà, impossibile. Anche perché all’interno di queste mega aziende la situazione lavorativa è esattamente la stessa di quella descritta dal personaggio del video in questione.
Non è più tempo di ridicole analisi sulla propria miserabile situazione, per chi vuole vivere e non sopravvivere forse è arrivato il tempo di agire, tanto cosa c’è da perdere? Una vita fotocopia? Una vita di squallore? Una vita da animali domestici più o meno scodinzolanti e un futuro da incubo? C’è di meglio, c’è di più e ne vale la pena.
Se ti interessa percorrere strade diverse da queste e trovare soluzioni reali, puoi partecipare al corso a offerta libera su Cambiare vita e lavoro, che si terrà il 17 maggio in Toscana nel progetto di tutela ambientale Alba Verde.
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Foto: Digital Buggu per Pexels