Cancun, Wwf: "Le barriere coralline? Un paradiso bollente"

Barriere coralline mesoamericane a rischio per sbiancamento dei coralli e uragani. Il Wwf lancia l'allarme da Cancun: i cambiamenti climatici minacciano l'ecosistema marino e l'economia locale di Paesi come il Messico, il Belize, il Guatemala e l'Honduras.

Cancun, Wwf:
Allarme clima per la Barriera Corallina Mesoamericana, la più estesa dell’emisfero occidentale che genera da sola oltre 5 miliardi di dollari in attività economiche l’anno per paesi come Messico, Belize, Guatemala e Honduras. Il bilancio in ‘chiaro-scuro’ di questo paradiso naturale lo ha fatto il WWF nel mezzo del vertice sul clima che si sta svolgendo proprio in questi giorni a Cancun, in Messico, uno dei paesi più legati a questo ambiente. La Barriera Mesoamericana, che si estende per circa 600 miglia al largo delle coste caraibiche, ospita più di 65 specie di madrepore o sclerattinie e oltre 500 specie di pesci, incluse quelle di interesse commerciale come cernie e aragoste e per questo è considerata uno degli ecosistemi marini biologicamente più produttivi al mondo. Purtroppo è anche uno dei paradisi più minacciati per via dei crescenti impatti dei cambiamenti climatici. “Ci aspettiamo che i ministri, appena giunti al Summit di Cancun, siano arrivati con una buona dose di volontà perché gli effetti dei cambiamenti climatici in corso sono enormi e colpiscono i Paesi più vulnerabili, come quelli delle coste caraibiche - ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile energia e clima del WWF Italia presente al vertice. La Barriera Corallina Mesoamericana attrae più di 8 milioni di turisti l'anno e il volume di affari si genera dalle attività economiche connesse, prevalentemente dal turismo della pesca, entrambe attività che sono esposte a rischi diretti derivanti dai cambiamenti climatici. Inoltre le tempeste, le alluvioni più violente e l'erosione della costa, minacciano la sicurezza e la sopravvivenza dei 2 milioni di abitanti della regione oltre al processo di sviluppo delle infrastrutture lungo le coste. La Tufts University ha calcolato il costo annuale dell’inazione nel contrastare gli impatti climatici nei Carabi: circa 10,7 miliardi di dollari da qui al 2025, e 21,9 miliardi di dollari entro il 2050, ovvero rispettivamente il 5 e il 10,3% del PIL della regione. Tra i paesi più colpiti ci sarà il Messico, paese ospite del vertice clou sul clima del 2010: recenti analisi hanno dimostrato che le temperature molto elevate non confortevoli o le crescenti condizioni di carenza di acqua dolce, oltre alla sempre maggiore intensità degli uragani, si tradurranno in danni alle infrastrutture e in una riduzione dei flussi turistici nella regione, un’economia che rappresenta il 13% del PIL del solo Messico. Nel 2010, 11 milioni di turisti hanno visitato il Messico, garantendo un contributo di 13 miliardi di dollari all’economia del paese. Questo paese, che ospita il vertice clou sul clima del 2010, più di qualunque altro delle Americhe potrebbe trovarsi ad affrontare gli impatti negativi più significativi sul settore del turismo derivanti dai cambiamenti climatici. Paradiso sotto scacco dei cambiamenti climatici Il livello del mare in aumento e le temperature crescenti della superficie delle acque stanno innescando cambiamenti significativi che provocano un impatto negativo sui vari habitat costieri che compongono la Barriera Corallina Mesoamericana: estuari, spiagge, fiumi costieri, mangrovie, praterie di alghe e zone umide costiere. I cambiamenti climatici si stanno manifestando nell’area principalmente sotto forma di sbiancamento del corallo e uragani più forti della norma che amplificano le minacce esacerbando gli effetti degli altri fattori di stress come l'eccesso di prelievi di specie animali, l'inquinamento derivante dalle attività agricole e gli insediamenti turistici gestiti in modo non sostenibile. Lo sbiancamento del corallo comporta la perdita delle alghe simbiotiche che convivono con questa specie garantendogli gran parte del nutrimento: è sufficiente che le temperature delle acque marine si innalzino di appena 2 o 3 gradi Fahrenheit e che restino a tale livello per un periodo di tempo relativamente breve perché si inneschi lo sbiancamento. Dato che i coralli della zona della Barriera Corallina Mesoamericana sono già vicini al loro limite massimo (circa 30 gradi C), lo sbiancamento del corallo sta già iniziando a verificarsi in modo massiccio e questo si sta traducendo in una maggiore incidenza delle patologie, nella mancata riproduzione e nella mortalità parziale o completa delle colonie di coralli interessate. Nel 2005 le elevate temperature oceaniche hanno causato il peggiore fenomeno di sbiancamento mai registrato nella regione. Nel 2010 vaste aree dei Caraibi hanno registrato temperature record, e i livelli raggiunti sono risultati pari o anche superiori a quelli registrati nel 2005. Effetto uragano Le acque più calde stanno contribuendo alla formazione di tempeste più violente e uragani più intensi che traggono energia proprio dalle elevate temperature della superficie del mare: i 4 uragani più intensi mai registrati nella storia si sono tutti verificati a partire dal 1998. Inoltre sono in crescita le tempeste e le precipitazioni elevate e questo, abbinato all'innalzamento progressivo del livello del mare, minaccia direttamente le risorse di acqua dolce costiere a causa dell'intrusione di acqua salata nelle falde. La regione sta inoltre registrando altri impatti connessi al clima come la maggiore incidenza delle invasioni di insetti e delle epidemie, delle alluvioni e dei vasti incendi che vengono alimentati dalle temperature più elevate che si alternano a periodi di intensa siccita’. Dal WWF aiuti per l’adattamento e lo studio degli impatti In occasione del vertice sul clima il WWF ha voluto mostrare ai delegati le iniziative in difesa della Barriera Corallina Mesoamericana. Gli effetti dei cambiamenti climatici abbinati ad altri fattori di stress di origine umana stanno infatti avendo effetti devastanti sugli ecosistemi marini e terrestri nella regione. Il WWF ha collaborato per più di 10 anni con un ampio numero di partner e portatori di interesse nella regione per affrontare queste minacce. Fin dal 2006 il WWF ha condotto progetti finalizzati ad aiutare la regione ad adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici, in particolare attraverso la protezione delle barriere coralline e la promozione dello sviluppo sostenibile delle aree costiere. Gli scienziati del WWF e quelli delle organizzazioni partner stanno valutando le condizioni di salute delle barriere, monitorando e valutando la resistenza dei coralli nell'intera regione della Barriera. In questa attività sono impegnati anche esperti e guide turistiche locali che si occupano dell’individuazione dei fenomeni dello sbiancamento del corallo per consentire l’attivazione immediata delle misure in caso di presenza del fenomeno. Il WWF e le organizzazioni partner stanno inoltre sperimentando lo sviluppo di vivai di corallo per contribuire al ripristino delle barriere danneggiate in modo più rapido rispetto al processo naturale. Dopo un fenomeno di sbiancamento del corallo gli scienziati si immergono nelle acque marine e raccolgono parte del corallo sopravvissuto da trasferire nei vivai di corallo. I coralli cosiddetti più 'resilienti' e resistenti alle temperature elevate sono molto importanti per consentire l’adattamento delle barriere alle elevate temperature delle acque. I vivai di corallo e i trapianti sono stati sperimentati solo su scala ridotta, ma hanno comunque dimostrato di essere efficaci per aumentare la diffusione di coralli in grado di resistere all’innalzamento delle temperature. Il WWF sta inoltre sviluppando nuove partnership tra pubblico e privato nel tentativo di coinvolgere una sempre più vasta gamma di attori interessati che potranno svolgere un ruolo più attivo nella protezione delle barriere coralline. Per esempio, si stanno addestrando membri delle comunità locali, guide turistiche e personale addetto alle riserve marine per fare di queste figure degli efficaci 'giardinieri del corallo'. Sulle coste le Mangrovie, foreste che difendono le comunità, anch’esse a rischio 'clima' Oltre a fornire un habitat per la fauna selvatica che vive in acque basse, le foreste di mangrovie che proliferano lungo le coste rappresentano una linea di difesa naturale dall’erosione delle coste, dagli uragani e dalle tempeste, un ruolo che diverrà sempre più cruciale con l’aumento dei livelli del mare e dell’intensità delle tempeste stesse. Le inondazioni costiere e l’erosione rappresentano una minaccia particolare per l’industria del turismo nel Messico, che è prevalentemente concentrata nelle aree costiere. Il WWF sta lavorando attivamente per la protezione delle mangrovie e per garantire l’aumento della loro resistenza ai cambiamenti climatici attraverso partnership con i residenti locali. Ad esempio, il WWF ha collaborato con una comunità nel Belize per piantare oltre 17.000 nuove piantine di mangrovie nelle aree identificate come critiche per il ripristino delle foreste di mangrovie. Il WWF ha inoltre avviato un dialogo con i proprietari dei terreni per l’istituzione di riserve di mangrovie nell’ambito delle loro proprietà e l’istituzione di pratiche di gestione finalizzate a proteggere i servizi degli ecosistemi che derivano da tali riserve.

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