Due video tradiscono l'Ilva, ancora 'inquinata' l'immagine dell'azienda

Nell'arco di pochi giorni è andata a rotoli la strategia dell'Ilva di Taranto, che stava investendo molto per migliorare la propria immagine aziendale. Quel mondo perfetto descritto dagli spot si è di nuovo incrinato dopo che due video sono stati diffusi da un ambientalista tarantino, Fabio Matacchiera, del Fondo Antidiossina Taranto Onlus, che ha testimoniato come l'industria continui ad inquinare il mare circostante.

Due video tradiscono l'Ilva, ancora 'inquinata' l'immagine dell'azienda
È bastato un video di pochi minuti per buttare all'aria tutte le strategie di marketing dell'Ilva di Taranto, la più grande acciaieria d'Europa da anni ritenuta responsabile di malattie e inquinamento. Eppure ci avevano provato a ripulirsi immagine e coscienza con dispendiose operazioni pubblicitarie. Da qualche tempo era infatti in corso una promozione dello stabilimento nei confronti della città: veniva edita una nuova rivista, erano trasmessi spot al cinema, finanziate campagne pubblicitarie. Ecco, giusto per rendere l'idea, un esempio di spot mandato in onda dall'Ilva: Si era organizzata persino una due giorni di visite guidate sul finire di maggio, in cui i macchinari mirabolanti venivano aperti al pubblico. L'evento era stato chiamato “Porte Aperte all’Ilva”; vi avevano preso parte ben 3mila cittadini. All'ingresso si era accolti da musica, hostess gentili offrivano il caffè agli avventori, mentre i più piccoli potevano giocare all'interno di una grande bobina resa agibile per l'occasione da una tensostruttura montata al suo interno. Un drappello di uomini composti da alcuni membri del personale addetto alla comunicazione e alla sicurezza assieme ad alcuni capisquadra ed ingegneri – tutti rigorosamente in tuta da lavoro – si occupavano della visita guidata e, fatti salire i visitatori sui 10 autobus messi a disposizione dall'azienda, illustravano ai visitatori il meraviglioso mondo, e perfetto, dell'Ilva di Taranto. “Ilva, c'è un mondo dentro”, era lo slogan affisso alle pareti delle officine. Peccato che questo mondo descritto così minuziosamente, così perfetto, non esistesse. Già le sue deboli giunture avevano iniziato a scricchiolare a metà giugno, quando il giudice per l'udienza preliminare Giuseppe Tommasino aveva confermato il rinvio a giudizio per Emilio Riva, massimo rappresentante dell'azienda, ed altri 28 dirigenti in seguito alla morte di 15 operai deceduti fra il 2004 e il 2010 per malattia professionale. L'accusa ipotizzata dal gup sarebbe di disastro colposo e omissione dolosa di cautele sul luogo di lavoro. Ma il crollo definitivo è avvenuto pochi giorni fa, con la pubblicazione di due video, entrambi opera dell'ambientalista tarantino Fabio Matacchiera, del Fondo Antidiossina Taranto Onlus. Il primo girato il 6 giugno ma diffuso solo attorno al 20, mostra delle chiazze di sostanze oleose nel mare di fronte agli sbocchi delle acque di raffreddamento dei canali 1 e 2 dell'Ilva. Il secondo, diffuso il 26 giugno, è ancor più agghiacciante. Mostra Matacchiera mentre preleva dei campioni di sedimento dai fondali marini sempre in corrispondenza degli scarichi dell'industria. Come si vede dal video la sabbia, al pari dell'acqua, è completamente nera e bituminosa e lascia sui guanti dell'attivista uno strato oleoso e appiccicoso che non va via. [video|ilva_taranto_petrolio_acque] I due video, già all'attenzione della procura, sono stati accompagnati da un esposto indirizzato ai magistrati, con tanto di filmati e fotografie, in cui si denunciano gli episodi di inquinamento ambientale che spesso si verificano in corrispondenza degli scarichi dell'azienda, nei pressi della rada del mar Grande. “Ho riscontrato in momenti diversi che nell'area indicata si propagavano fanghi e sostanze verosimilmente oleose, nonché schiumose di colore giallo bruno, marrone intenso ed addirittura nero pece, per diverse centinaia di metri nelle immediate vicinanze degli sbocchi dei canali sopramenzionati, come si può facilmente evincere dalle foto e dai video effettuati che testimoniano la veridicità di quanto da me asserito”, ha dichiarato Matacchiera. “A tale riguardo ho consegnato una corposa ed esaustiva documentazione video e fotografica alle autorità di polizia giudiziaria per farla giungere in tempi brevissimi nelle mani del magistrato competente”. Intanto i video girati dall'ambientalista hanno già fatto il giro della rete. Sembra dunque destinata a naufragare la strategia dell'Ilva che mirava a cancellare dalla propria immagine aziendale le macchie di danni alla salute e all'ambiente. D'altronde si sa, le macchie di petrolio sono fra le più difficili da mandare via.

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