La vita inizia oggi

Ognuno ha una vita personale, forse anche una vita professionale; può anche darsi che uno abbia una vita sregolata o, nel peggiore dei casi, una "vita da cani"...

La vita inizia oggi
La vita e tutto inizia oggi
(Drupka Rinpoche, nato nel 1952 in Tibet)
Un sinonimo di “vita” è “esistenza”. La teoria più conosciuta per definire l’origine della vita è quella dello sviluppo di un metabolismo su una superficie composta di ferro e zolfo. Nella esalazione vulcanica si trovano queste condizioni. Lì si sono formate le prime creature che avevano la possibilità di riprodursi e che poi hanno iniziato a organizzarsi in gruppi sociali. In mezzo a loro c‘è l’uomo, composto di un corpo e di un'anima. Vive diversi 'ruoli': forse ha una vita professionale, una vita privata, una vita familiare o anche una vita sregolata. Com’è nata la vita? C‘era da sempre? Osservo che la vita non sorge solo dove c’è una superficie composta di ferro e zolfo. Nasce anche dove metto in moto qualcosa, quando dipingo la cucina, chiamo un’amica, metto un seme nella terra, lavo un vestito. Dove metto le mani c’è più vita. Esiste anche la teoria che dice che la materia non è nient’altro che pensieri condensati. Abbiamo dato vita alla materia e lo facciamo ogni giorno. C’era prima il vulcano dove sulla superficie composta di ferro e zolfo si sono formate le prime cellule, o siamo stati noi come anime a crearle? “La nostra vita è il prodotto dei nostri pensieri”. Questa è una riflessione di Marcus Aurelius (121-180 d.Ch.), il re dell’impero Galliarum. In quante forme esiste la vita! Si presenta negli stromi di uccelli che si riuniscono nel cielo prima di partire verso l‘Africa, nei pesci di tutti i colori e forme nelle acque profonde dell'oceano, in un ramo fresco che cresce dal tronco morto. “Non dovrebbe esistere la paura della morte, piuttosto quella di non iniziare mai a vivere”. Un altro pensiero di Marcus Aurelius. È veramente 'morto' un sasso? Un artista che da 30 anni coltiva un giardino pieno di sculture fatte di diverse pietre, parla con i suoi sassi, gli dà nomi e li considera esseri viventi. La mia macchina, la tazza da caffè, il mio computer sono fatti di pensieri condensati? Può essere che tutti questi pezzi che noi consideriamo 'morti' sono abbastanza frustrati perché non parliamo con loro. Forse sarebbero contenti se li stimassero come esseri viventi e forse sarebbero in grado di collaborare meglio con noi. Chi ha iniziato a dichiarare alcune cose come 'morte' ed altre come 'vive'? Marie Curie, una scienziata geniale e curiosa, disse che non dobbiamo avere paura di niente. Dobbiamo solamente capire e perciò dobbiamo osservare, chiedere ed ascoltare. Se sono allegra e se “dipingo la mia giornata di tanti colori” ritrovo questo aspetto positivo negli altri. Il mio vicino arrabbiato con i suoi occhi spenti mi racconta della morte senza aprire la bocca. 'Morto' è quello che non si muove. Se riesco a spingerlo e ad aprire una conversazione tutto cambia. C’è vita e gli occhi brillano. “Non voglio più vederlo, per me è un uomo morto!” Arrabbiati lasciamo impietrire la vita intorno a noi. Un trauma rimane come un blocco fermo nella memoria. Questa parte di noi rimane “morta” finché decidiamo di darle nuovamente vita. Il futuro e come crearlo ci interessa e lo vogliamo pieno di vita. Ripetere il mantra: "È una vita da cani e non sappiamo dove arriviamo" ci porta esattamente lì dove non si muove più niente. Mancano alcune parole nel dizionario: vita-felice, pace-dappertutto, vita-da-miele, stare-benissimo, giorno-allegro. Inventiamole.

Commenti

Grazie Luzia, con le tue considerazioni hai migliorato sostanzialmente la mia settimana (sin qui non troppo brillante). Sono con Curie nell'affermare che non si deve avere paura, anche se, talvolta, ci vuole coraggio per non temere. Da persona che di cambiamenti ne ha fatti tanti nella vita, e altri ancora ne farà, penso che il grande problema del nostro oggi non sia tanto la paura, quanto piuttosto l'apatia. Quante volte ho sentito dire, anche da persone anagraficamente giovani, ma forse vecchie dentro:- E io cosa ci posso fare?- Ecco, forse il nucleo è proprio qui: bisogna credere di poter fare, bisogna voler fare. Diamo un substrato alle nostre intenzioni, diamo vita alle esperienze, alle svolte, ai cambiamenti. Ciao!
Pati Lucaroni-Broomer, 16-06-2012 09:16

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