Vittorio Arrigoni torna a casa, intervista ad Alessandra Capone

Nella serata di ieri è arrivata la salma dell'attivista italiano ucciso a Gaza, Vittorio Arrigoni. Ad attendere Vittorio oltre alla sentita partecipazione di amici, attivisti e rappresentanti delle associazioni palestinesi in Italia, anche l'indifferenza delle istituzioni. Per ricordarlo abbiamo incontrato Alessandra Capone, amica e corrispondente di Vittorio in Italia.

Vittorio Arrigoni torna a casa, intervista ad Alessandra Capone
Il corpo di Vittorio Arrigoni è tornato ieri sera in Italia, all'aeroporto di Fiumicino. Ad attenderlo, accanto all'entusiasmo di amici, attivisti e rappresentanti delle associazioni palestinesi, anche il silenzio delle istituzioni: nessun politico ad aspettare la bara, nessuna parata, nessun funerale di stato. A pochi passi dal presidio messo in piedi dagli attivisti per la Palestina di fronte a Montecitorio, alcune ore prima del rientro della salma in Italia, abbiamo incontrato Alessandra Capone, amica e corrispondente di Vittorio in Italia. Vittorio aveva sangue partigiano nelle vene, lo dice in un suo filmato. Ma, mentre i partigiani lottavano e morivano per difendere la propria famiglia, il proprio paese, lui è andato a rischiare la vita per un paese che non era il suo, per delle persone che non conosceva... Vittorio aveva fatto già esperienze del genere, era stato in vari paesi dell'Africa, era stato diversi anni in Palestina durante l'estate, mentre l'inverno lavorava con il padre. Poi una volta, arrivato a Gerusalemme, ha avuto una specie di illuminazione e ha capito che quella era la terra in cui voleva stare. Quando infine è arrivato a Gaza con le barche del Free Gaza Movement ha capito che la sua strada era quella. Mi ha anche confessato che, oltre a sentire che gli abitanti di Gaza erano la sua famiglia, il suo desiderio era quello di morire lì. Sicuramente il fatto che lui sia morto da partigiano come i suoi nonni ha colpito anche me. E poi questa differenza, che lui ha lottato per liberare un paese che non era il suo. È una scelta talmente estrema da risultare anche un po' folle. Come Vittorio Arrigoni ne nasce uno ogni... non so neanche dire quante persone. In queste occasioni il rischio che si corre è che queste persone diventino dei miti e in quanto miti vengano staccate dal contesto in cui operavano da vive... Io penso che sicuramente dopo questa fase di elogi continui, di eloqui sulla sua figura che arrivano da parti insospettabili – adesso si occupano di lui gli stessi giornalisti che non hanno mai raccolto i suoi inviti a pubblicare le notizie che lui mandava – spetti a noi attivisti di raccogliere il testimone e fare in modo che la sua parola non rimanga vuota, né la sua foto un'immagine da attaccare alle magliette, ma diventi un esempio da seguire nelle nostre battaglie quotidiane; le battaglie che Vittorio condivideva e che adesso più che mai il movimento sente il bisogno di portare avanti. Proprio per il fatto che avesse fatto una scelta così estrema, oltre che per il suo modo di scrivere molto bello, letterario, rischiava anche in vita di essere mitizzato. Quando capitava, lui ne era infastidito: non era un eroe, era una persona che aveva fatto una scelta fuori dal comune ma che viveva radicata nella realtà, non in un altro empireo. Quello che dobbiamo fare è non lasciare che si estingua la sua voce e farsi ispirare da lui per portare avanti delle battaglie concrete, nell'informazione sula Palestina, nella campagna di boicottaggio di investimenti e sanzioni, cercando di mantenere il filo con la Palestina e con Gaza. So che è in partenza per Gaza la Freedom Flotilla 2. Pensi che la morte di Vittorio possa scoraggiare chi pensava di partire o piuttosto che funga da incentivo ad altre persone? Io so che l'ISM, l'associazione di cui faceva parte Vittorio, ha ricevuto un'impennata di richiese di partecipazione, quando fino a pochi giorni fa c'era una totale carenza di volontari che volessero andare a operare a Gaza. Per quanto riguarda la Freedom Flotilla è programmata per partire nella seconda metà di maggio ed è stata ribattezzata 'Stay Human', dall'adagio con cui Vittorio chiudeva i suoi pezzi, 'restiamo umani'. Mi auguro che il governo si preoccupi che tutti gli attivisti che salgono sulla barca vengano tutelati e protetti; non come accaduto con la flottiglia precedente in cui purtroppo degli attivisti sono rimasti uccisi. Noi abbiamo fatto una richiesta precisa alla sottosegreteria della Presidenza del Consiglio affinché si adoperi a tutelare tutti gli attivisti che d'ora in avanti decideranno di seguire l'esempio di Vittorio e di recarsi in Palestina, non solo con la Freedom Flotilla. Speriamo che la morte di Vittorio abbia acceso i riflettori e funga da assicurazione sulla vita per tutti coloro che decideranno di partire. Dicevi che di Vittorio Arrigoni ne nascono uno ogni mille: non tutti sono in grado di fare scelte così estreme. Cosa consigli a chi non ha la forza di partire ma si sente lo stesso idealmente vicino alla causa palestinese? Una delle cose che invitava a fare sempre Vittorio era aderire alla campagna di boicottaggio che dal 2001 chiede di fare pressione su Israele attraverso il BDS, il boicottaggio disinvestimenti e sanzioni, esattamente come avvenuto nel Sud Africa dell'Apartheid. Per avere informazioni su come funziona la campagna, sulle modalità di adesione su quali sono i prodotti da boicottare, basta andare sul sito stopagrexcoitalia.org. La campagna disinvestimenti e sanzioni è una campagna che possono fare tutti, senza il bisogno di andare in Palestina. Ognuno decidendo di non comprare determinati prodotti può decidere di non finanzuare la campagna israeliana e non macchiarsi le mani col sangue palestinese. Esiste una censura internazionale su quanto accade a Gaza? Esiste, esiste tantissimo, e non solo perché la lobby ebraica è una lobby potentissima che condiziona i media non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa, esiste uno stato che sono 70 anni che occupa un altro popolo, ed è lo stato che ha avuto più risoluzioni in assoluto e non ne ha mai rispettate neanche una. È uno stato autocratico, razzista che opera fin da quando è nato un tentativo di pulizia etnica nei confronti della popolazione palestinese, nel silenzio complice del mondo occidentale perché ci sono interessi economici e perché ci si nasconde sempre dietro la vicenda dell'olocausto. Per cui criticare la politica israeliana vuol dire essere antisemiti nonostante ci siano tantissimi israeliani che si battono contro l'occupazione, partecipano alle manifestazioni che ci sono ogni settimana nei villaggi dei territori occupati contro la costruzione del muro e contro l'espropriazione delle case dei palestinesi; ci sono tantissimi israeliani che hanno appoggiato la campagna di boicottaggio. Se i governi non si muovono devono essere le persone che si muovono. Vittorio diceva sempre che ognuno di noi deve diventare protagonista del cambiamento. Quando egli arrivò per la prima volta a Gaza rompendo un assedio che durava da 40 anni scrisse emozionato che si era reso conto della forza che hanno le persone comuni: "siamo noi attivisti che con una barca abbiamo deciso di sfidare il mare aperto e fare quello che i governi non fanno". Quindi, per tornare alla tua domanda, sì, esiste una censura e sta proprio a noi cercare di smantellare questi pregiudizi e questi falsi miti che circondano Israele. Vuoi aggiungere qualcosa per concludere? Sì, vorrei aggiungere che sicuramente la perdita di Vittorio ha inferto un colpo enorme al movimento internazionale di solidarietà alla Palestina. È per questo che l'hanno ucciso, non per altro: era diventato una figura troppo scomoda. Era una persona molto libera che non aveva né bandiere né confini, credeva in un'unica razza, la razza dell'umanità. Secondo me questo è l'insegnamento più bello e la cosa che mi rende più caro il suo ricordo. Il fatto che una persona abbia deciso di dedicare la propria vita ad un paese che non era il suo proprio perché per lui la causa palestinese era la causa di tutti. Invito a questo punto a leggere il suo libro (Restiamo umani, ndr), che è un testo che aiuta a conoscere lui, quello che faceva, l'importanza che ha avuto durante l'offensiva piombo fuso. È stato l'unico italiano rimasto a Gaza a fare da scudo umano, a salire sulle ambulanze nonostante gli inviti della Farnesina a tornare in Italia: diceva sempre "non posso farlo" perché erano i fratelli palestinesi che gli chiedevano di restare. Vittorio era la loro voce, adesso sta a noi fa sì che questo patrimonio non venga perduto. Restiamo umani. Domenica 24 aprile, alle ore 16.30, a Bulciago (Lecco) paese natale di Vittorio Arrigoni, si svolgeranno i funerali.

Commenti

Date per favore notizia che nel pomeriggio di domenica 24, alle ore 16.30, a Bulciago (Lecco) paese natale di Vittorio, si svolgeranno i Suoi funerali. Grazie
Saverio, 21-04-2011 01:21

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