Volare è un sogno?

"Una delle sole posizioni filosofiche coerenti è la rivolta, che è un perpetuo confronto dell’uomo e della sua oscurità; che è esigenza di una trasparenza impossibile, e che mette in dubbio il mondo in ogni istante".

Volare è un sogno?
Prima di questa notte pensavo alle cose da scrivere in rubrica e non riuscivo a metterle insieme né a sceglierne una tra le altre. C’era il fatto di aver concluso la lettura di Pinocchio ed esserci rimasta così male con l’abbandono del vecchio burattino in un angolo della casa e della vita. Adesso che il bambino di carne aveva soddisfatto le aspettative d’affetto e conformismo, ci si poteva quindi disfare del pezzo di legno capitato chissà come nella bottega del padre sbagliato e poi in circostanze compromettenti, dannose, persino eroiche? E poi c’era il salotto buono della televisione, dove avevo visto ospitato un politico della parte avversa (?), conservatrice, e averlo scoperto mimetizzato tra gli altri invitati giusti, preso dal desiderio di essere accolto, di essere accettato e benvoluto. Si era persino presentato senza cravatta e aveva usato toni pacati, sorrisi in buonafede, parole di quieto e solido buonsenso. Aveva infine manifestato il proprio compiacimento per aver risolto l’intervista nel migliore dei modi, ed essere risultato simpatico ‘alla famiglia’, come un fidanzato che tenga a figurare degno della figlia più intelligente. Infine il suicidio di un anziano politico e giornalista, illuminato in modo casuale dalle parole di Albert Camus. ‘Il mito di Sisifo’: vivere è dar vita all’assurdo. Dargli vita è innanzitutto saper guardarlo. Al contrario di Euridice, l’assurdo muore soltanto quando gli si voltano le spalle. Così, una delle sole posizioni filosofiche coerenti è la rivolta, che è un perpetuo confronto dell’uomo e della sua oscurità; che è esigenza di una trasparenza impossibile, e che mette in dubbio il mondo in ogni istante. Poi stanotte ho sognato di volare. Ero finita in un palazzo e mi ero persa, mancando un altro appuntamento, e non capendo come uscirne né perché, se fosse ancora molto importante. Il tempo di emergere dalle cantine, dal labirinto dei piani, dei corridoi, delle stanze vuote e la giornata era ormai al termine. Il tramonto era giallo e azzurro tra le case popolari di un quartiere senza pretese. Le antenne piantate sui tetti. Spiccavo un salto qualsiasi, come si salta un elastico, il dislivello di un marciapiede, o per guardare dall’altra parte. Sono rimasta in aria a volare. Non come un aereo, non troppo distante dal suolo. Era una gioia, ed era possibile. Così ho deciso di scrivere questo, di dirvi che ci sono storie e misteri, energie, paesaggi e parole da annotare. E del valore della memoria degli oggetti, del non doversi autorizzare a vicenda in un balletto ridicolo e umiliante, e della disciplina che rende grande e ineguagliabile la lotta titanica dell’uomo che aspira a ricongiungersi col mondo cui (forse) non appartiene parlerò ancora, una volta tornata a terra.

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