Cresce il consumo di cioccolata, ma il cacao diventerà un lusso di pochi

Aumentano i consumi di cioccolata e intanto la produzione di cacao nel Sud del mondo è in frenata. Da bene a disposizione di tutti il cioccolato rischia di diventare nel lungo periodo una prelibatezza di lusso, economicamente accessibile a pochi. Scopriamo perché.

Cresce il consumo di cioccolata, ma il cacao diventerà un lusso di pochi
La ricerca scientifica ha da tempo provato che il cioccolato (quello fondente, senza zucchero) aiuta a prevenire la senilità, ad abbassare il colesterolo e protegge il cuore dalle malattie. Parallelamente si registra anche un notevole aumento del consumo di cioccolato, i cui risvolti sul piano economico e della produzione non sono tuttavia per nulla ottimistici. Nell’arco di dieci anni, la domanda di cioccolata è cresciuta fino ad arrivare a 2,8 milioni di tonnellate l’anno e le piantagioni di cacao non sono più in grado di soddisfarla. Dal 2007 ad oggi il prezzo del cacao è più che raddoppiato da 17$ a ben 35$ per chilogrammo e all’ingrosso. Se il trend continuerà ad essere questo, con un aumento costante dei prezzi e una produzione sostanzialmente invariata, il cioccolato rischierà di rientrare nel paniere dei beni di lusso e da alimento comunemente consumato potrebbe diventare prelibatezza che ben pochi potrebbero permettersi. Coltivare il cacao non è facile, sia per le condizioni climatiche necessarie sia per la delicatezza dell’albero stesso: la produzione è limitata ai climi equatoriali (Costa d’Avorio e Ghana i primi due Paesi produttori, l’Indonesia il terzo) e l’albero di cacao per poter produrre ci impiega dai tre ai cinque anni, è molto delicato e si infesta facilmente. I cambiamenti climatici che stanno affliggendo il pianeta non aiutano assolutamente la coltura; d’altro canto le condizioni economiche degli agricoltori sono drammatiche perché per il loro lavoro percepiscono più o meno 80 centesimi di euro al giorno. Insomma, sembra che le sorti dell’alimento che al solo pensarlo ci mette di buon umore non siano così rosee, tanto meno quelle di chi ne produce il frutto. A fronte di un costante disinteresse dei giovani nella coltivazione del cacao, così poco remunerativo e facilmente sostituibile con la coltivazione della palma da olio usata per i biocarburanti, l’alternativa o, se vogliamo, la speranza, sembra reggersi tutta sul commercio solidale. Tuttavia, mentre in Ghana si stanno facendo degli sforzi per tamponare l’esodo, creando alcune cooperative che riuniscano i circa 45 mila coltivatori di cacao, in Costa d’Avorio le uniche prospettive sembrano quelle contenute nell’accordo che il governo ha firmato con la famigerata Nestlè, che si è impegnata a piantare almeno un milione di nuovi alberi nell’arco dei prossimi due anni. Una mossa geniale, nell’ottica multinazionale, speculativa sotto tutti gli altri punti di vista. In essa, infatti, c’è tutto tranne che filantropia poiché sono ben note le attività criminali, di sfruttamento della manodopera anche minorile, di accordi trasversali con le varie milizie che alimentano le guerre civili e la depredazione del territorio della multinazionale in Costa d’Avorio.

Commenti

Sarebbe interessante sapere a fronte del raddoppio del prezzo al consumo, quanto e' aumentato il prezzo al produttore (dalle mie esperienze di tecnico agricolo prevedo MOLTO POCO). In altre parole penso sia speculazione, soprattutto dopo che le multinazionali hanno incrementato il consumo di prodotti cacaiferi con una pressante campagna pubblicitaria. Il mio timore e' che le multinazionali vogliano sostituire la nicotina con la teobromina (sono ambedue alcaloidi) e far passare la dipendenza dalle sigarette a quella di derivati da cacao, che hanno tra l'altro una possibilita' commerciale infinitamente piu' alta e in piu' "fanno bene". Pero' non va dimenticato che gli atzechi la usavano come moneta!!!
Enrico Accorsi, 26-11-2010 12:26

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