Il dramma dei bambini dietro le sbarre

Nel carcere di Rebibbia si è consumata una tragedia: una detenuta ha gettato per le scale i due figli, uno di 4 mesi morto sul colpo e l'altro di 2 anni, che pare in morte cerebrale. In Italia sono 62 i bambini fino ai 6 anni dietro le sbarre con le loro madri.

Il dramma dei bambini dietro le sbarre

In Italia sono 62 i bambini fino a 6 anni che si trovano all'interno degli istituti carcerari per stare vicini alle loro madri; il 58% di essi è “dietro le sbarre” al centro sud, con il record di oltre un quarto proprio nella sezione femminile di Rebibbia, il carcere dove si è consumata la tragedia dei due bambini gettati per le scale dalla madre detenuta. Sono questi i dati che emergono da un’analisi dell’Unione europea delle cooperative, Uecoop, su dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

I dati sono stati appunto resi noti dopo che la detenuta tedesca reclusa nel penitenziario di Rebibbia ha gettato nella tromba delle scale i suoi due bambini, uno di 4 mesi deceduto sul colpo e l'altro di 2 anni, per il quale è stato avviato l’accertamento della morte cerebrale.

«Un dramma – sottolinea Uecoop – che colpisce tutti gli operatori socio assistenziali attivi anche nelle carceri italiane, dove si trovano 52 mamme di cui quasi la metà straniere. Il mondo dietro le sbarre è fra i più delicati e complessi dove il tempo della pena detentiva può essere impiegato in progetti di recupero fra studio e lavoro che – conclude Uecoop – aiutano i detenuti a individuare una prospettiva per quando verrà il momento di lasciarsi alle spalle i cancelli del carcere».

Gli istituti esclusivamente dedicati alle donne sono cinque nel nostro paese: Empoli, Pozzuoli, Roma “Rebibbia”, Trani e Venezia “Giudecca”. Per il resto la loro detenzione è affidata a reparti appositi creati all’interno di carceri maschili. La legge numero 62 del 21 aprile 2011, dopo un progetto pilota a Milano, ha previsto la creazione di istituti a custodia attenuata (Icam), dedicati alla detenzione delle madri con i propri figli. «Queste strutture - spiega l’associazione Antigone - sono state realizzate con lo scopo di creare un’“atmosfera di casa” quanto più possibile vicina a quella “normale”. Nelle intenzioni della legge gli Icam si avvicinano più a un asilo che a un carcere, in modo da evitare ai minori i traumi della detenzione. In Italia, oltre all’Icam di Milano, che ha svolto il ruolo di apripista nel 2007, sono già attivi quello di Venezia, Senorbì (in provincia di Cagliari), Lauro (Avellino) e Torino. In altri istituti, come Rebibbia a Roma, sono previsti solamente asili nido all’interno delle sezioni femminili».

La legge 62 ha anche innalzato da 3 a 6 anni il limite entro cui i bambini possono rimanere in carcere con le madri.

Lillo De Mauro, presidente della Consulta penitenziaria, conosce bene la struttura e gli operatori e ha ribadito in un'intervista a Radio Capital: "Non c'è stata mancanza da parte loro, sono sensibili e accorti. Il problema è che continuiamo a tenere mamme e bambini in carcere. Questo non può produrre niente di positivo. Lo stabilisce una legge del 2011 la n. 62". E aggiunge: "Dirigo l'unica casa protetta di Roma che era prevista da questa legge. Ospita 4 madri eppure ha 6 posti, mentre in carcere ce ne sono 14. C'è qualcosa che non funziona".

 

Lascia un commento


Per lasciare un commento, registrati o effettua il login.