L'entusiasmo è il fertilizzante del cervello; anche se non sei andato a scuola

Ci sono libri che sono pietre miliari della conoscenza, della libertà, della vita. Uno di questi è senz’altro "Non sono mai andato a scuola" di Andrè Stern, sposato, padre di due bambini, è musicista, compositore, liutaio, relatore di conferenze, giornalista e autore.

L'entusiasmo è il fertilizzante del cervello; anche se non sei andato a scuola

Ci sono libri che sono pietre miliari della conoscenza, della libertà, della vita. Uno di questi è senz’altro Non sono mai andato a scuola di Andrè Stern, sposato, padre di due bambini, è musicista, compositore, liutaio, relatore di conferenze, giornalista e autore.  

Andrè dai genitori viene “educato” alla libera conoscenza seguendo i suoi tempi e ritmi senza imposizione alcuna. Con una passione immensa impara di tutto, dalla teoria alla pratica in maniera semplice e soddisfacente senza mai frequentare un banco di scuola tradizionale. Si penserebbe ad un miracolo o che il bimbo sia prodigio, invece l’unico prodigio è quello dettato dalla libertà e dalla fiducia reciproca dei genitori verso i figli e dei figli verso i genitori e quando ci sono questi elementi i miracoli diventano cose normali.

Il libro sfata tutti i miti intorno alla indiscutibile sacralità della scuola, dei voti, delle lodi e punizioni, della sofferenza, dei curriculum, delle qualifiche e tutte quello che ci è stato raccontato per farci stare da piccoli e da grandi, buoni, fermi mentalmente e fisicamente in dei contenitori stagni dove ogni creatività, emozione, passione, capacità profonda viene repressa per formare il perfetto obbediente consumatore. Andrè invece di diventare analfabeta e selvaggio, come chi pensa che diventi colui che non ha frequentato la scuola, è una realizzata, competente e brillante persona di grande cultura e ribalta tutti i luoghi comuni, le credenze, le emerite stupidaggini, le scuse di chi delega tutto a metodi, persone e strutture che non fanno altro che tarpare le ali.

Il libro è una miniera di saggezza e buon senso e qualsiasi descrizione o commento è riduttivo. Nell’ultima parte del libro Andrè risponde puntualmente e brillantemente a tutte le solite, vuote, trite e ritrite banalità che si dicono a chi esce dal gregge.  Riportiamo alcune perle del libro consigliandone caldamente la lettura a tutti, grandi e piccini.

«Non ho dovuto conquistare la mia indipendenza perché l’ho sempre avuta. Non ho avuto nessuna difficoltà a “inserirmi nella società”. Anzi non ho affatto sentito la necessità di “inserirmi“ poiché non ne sono mai stato tenuto fuori. Non sono forse gli studenti coltivati fuori suolo che un bel giorno vengono innestati nella società?».

E ancora: «Malgrado tutte le previsioni, essere privo di un diploma non mi ha mai ostacolato. Nessuno dei mestieri o dei posti a cui ho aspirato mi è stato rifiutato. E per un semplice motivo: la mia competenza nei settori in oggetto mi ha sempre preceduto così da aprirmi le porte. Questa è la chiave principale, nascosta ma decisiva, della vera vita professionale. Una di quelle chiavi che gli esperti conoscono e che non constateranno mai: la competenza prevale in modo infallibile sulla qualifica».

«A tutt’oggi non ho ancora inviato un curriculum, non ho ancora aspirato a nessun posto. Ho sempre occupato in breve tempo posti di responsabilità in tutte le strutture in cui ho fatto parte. Non per arrivismo e neanche per ambizione. Solo perché la mia attitudine, il tempo da me dedicato, il mio sincero impegno, l’ardore e, soprattutto LA COMPETENZA dimostrata, mi ci hanno portato in modo naturale. Non ho mai deviato dalla mia strada, concesso qualcosa, adulato un superiore, lisciato nessuno per “mettermi in mostra”. Non avendo mai dovuto, nella mia infanzia, mostrarmi zelante per ottenere un bel voto, non ho mai fatto appello ad un tale atteggiamento nella mia vita professionale: non ho mai assolto un compito con lo scopo di farmi notare, ma per semplice e naturale amore del lavoro ben fatto. Lavoro ben fatto? Pleonasmo davvero inutile per chi ama quello che sta facendo».

Di fronte alla domanda se abbia potuto fare quello che ha fatto perché aveva genitori particolarmente intelligenti o acculturati Andrè risponde così

«Ciò che rende i miei genitori eccezionali è la scelta che hanno fatto e l’atteggiamento che ne è derivato. Ma questa scelta è alla portata di qualunque persona ben informata e davvero convinta. Le qualità richieste sono: amore, convinzione, costanza, apertura mentale, rispetto e fiducia».

E all’immancabile e sempre presente scusa pronta a tutti gli usi e a tutte le circostanze che una esperienza del genere la possono fare solo i figli dei ricchi o “chi se lo può permettere” ecco la meravigliosa risposta di Andrè

«Amore, convinzione, costanza, apertura mentale, rispetto e fiducia, non si comprano. Il resto è una questione di priorità e di inventiva. Noi non siamo mai stati una famiglia agiata. La nostra priorità era stare assieme. Non mettevamo la sicurezza economica su di un altare, premessa di qualsiasi sviluppo, ma rendevamo la nostra casa un luogo di quiete. Ci accontentavamo di poco ma non rinunciavamo alle cose autentiche. E le nostre priorità potevano sembrare strane… Non avevamo la televisione, né la necessità di cambiarla; usavamo la nostra auto Simca fino all’estremo senza l’ambizione di sostituirla; non dovevamo pagare costose vacanze o uscite dispendiose per riunirci o per riposarci da ciò che non ci stancava per niente; non sentivamo la necessità di indossare vestiti all’ultima moda. In compenso non rinunciavamo mai ad acquistare libri o dischi, e non facevamo alcun compromesso sulla qualità del cibo. Papà e mamma non avevano bisogno di ricoprirci di enormi regali per dimostrarci il loro amore. Non eravamo sensibili alla quantità dei giocattoli ma alla loro qualità; e, autonomi anche in questo campo, non lasciavamo che il marketing e le ultime invenzioni dei fabbricanti influenzassero i nostri desideri.  Consumare merci di consolazione è costoso. Essere felici, liberi e uniti è molto economico».

Andrè prosegue con altre considerazioni.

«Rispettare le proprie convinzioni, fare in piena coscienza scelte personali, onorare la propria originalità, essere l’artefice del proprio futuro; tutto questo, molto più dell’indottrinamento delle masse, contribuisce al progresso del mondo e alla comparsa di nuovi paradigmi».

«Qualunque bambino messo nella mia stessa situazione vivrà, a suo modo, un’evoluzione ricca, molteplice e singolare come lo è stata quella che ho vissuto io».

«Non mi è mai interessato fare confronti fra l’ampiezza del sapere altrui e quella del mio; mi interessa invece, da parecchio tempo, capire a quali risultati possono arrivare, uniti assieme, il mio sapere e quello degli altri. Collaborazione invece di concorrenza. Collegare esperienze e impegni diversi per raggiungere insieme obiettivi più elevati. E io sono un ragazzo normalissimo. Qualunque ragazzo potrebbe vivere la mia stessa esperienza. Non gli serve un ambiente appositamente predisposto, gli serve entusiasmo. Gli servono libertà, fiducia, rispetto e tempo. Non di più ma neppure di meno. Tutte cose a portata di mano, di cui possono disporre genitori senza mezzi e i cosiddetti “ceti non istruiti”. Il resto ce lo mette il ragazzo. Ed è un vantaggio per tutta la famiglia».

«Se alle numerose vittime dell’attuale sistema educativo, alle generazioni segnate da fallimenti scolastici, che per mancanza di diplomi credono di non avere alcuna chance  di realizzare qualcosa nella vita, si mostra che si può benissimo avere successo senza qualificazioni ufficiali, passa la paura e torna la speranza. Infatti l’entusiasmo vissuto ha un effetto collaterale: la competenza. E la competenza ha a sua volta un effetto collaterale decisivo: la buona riuscita. Che sollievo sapere che ci si può liberare dall’onnipresente pressione per il successo a favore di una forma personale di entusiasmo accessibile a tutti!».

«La primavera dell’educazione è cominciata.

Entusiasmatevi!».

 

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