Marlane Marzotto, in piazza per dire "Basta silenzi, basta veleni"

Due deputati chiedono alla ministra della Giustizia Paola Severino di intervenire per accelerare il processo alla Marlane Marzotto di Praia a Mare, la fabbrica tessile del cosentino che conta tra i suoi ex operai oltre cento decessi e ammalati di tumore. Intanto, per il 1° dicembre, si prepara una manifestazione regionale, per chiedere verità e giustizia sulla vicenda e la bonifica dei terreni, dei fiumi e dei mari calabresi.

Marlane Marzotto, in piazza per dire
Omicidio colposo plurimo, lesioni colpose plurime, omissione di cautele contro infortuni sul lavoro e disastro ambientale. Sono questi i reati contestati agli ex dirigenti e responsabili della Marlane Marzotto di Praia a Mare, la fabbrica calabrese oggetto di una vicenda giudiziaria per le patologie tumorali contratte dagli operai che lavoravano al suo interno e per la scoperta, nei pressi dello stabilimento, di rifiuti speciali pericolosi di origine industriale quali cromo esavalente e amianto. Capi di imputazione ripercorsi in un'interrogazione alla Guardasigilli Paola Severino da Antonio Boccuzzi, superstite del disastro Thyssen e deputato Pd, e dal collega Franco Laratta, nel tentativo di salvare dall'oblio una vicenda che nella stampa nazionale non ha mai trovato abbastanza spazio e che solo l'impegno di pochi ha portato all'attenzione della giustizia. A difendere gli imputati, grandi nomi dell'avvocatura italiana, da Guido Calvi a Niccolò Ghedini; manca lo studio del sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che ha cessato l'incarico, ma solo per morte del suo assistito. A settembre è partita, con la testimonianza di Luigi Pacchiano, ex operaio colpito da carcinoma alla vescica, la fase dibattimentale del processo. In quella stessa data il Collegio ha fissato il calendario delle udienze successive: si procederà al ritmo di due al mese, un ritmo che - avverte il difensore di parte civile Lucio Conte -, con 1309 testi da ascoltare, renderà inutile l'intero processo. Se non si procederà a una rivisitazione del calendario, fissando possibilmente le udienze anche di sabato e lunedì - spiega infatti Conte in un'istanza presentata il 26 ottobre – anche ascoltando 5 testi ad udienza “la trattazione del processo durerà per circa 10 anni e ciò comporterà l’estinzione dei reati per prescrizione prima della sentenza”. Un rischio denunciato anche dal Movimento ambientalista del Tirreno e da Si-Cobas Cosenza, insieme ad altre realtà del territorio, e poi ripreso da Boccuzzi e Laratta, nell'interrogazione alla ministra Severino: alla Guardasigilli i due hanno chiesto di “porre in essere ogni iniziativa utile ad evitare che un procedimento di tale rilievo ed importanza possa terminare in un nulla di fatto, precludendo ai cittadini che hanno contratto patologie gravissime il diritto alla giustizia e permettendo che reati della gravità di quelli descritti possano rimanere impuniti”. Perchè se i capi di accusa vanno incontro a naturale scadenza, le conseguenze sull'ambiente e sulla salute di chi lo abita non si arrestano da sole. Secondo gli accertamenti effettuati dai consulenti tecnici della Procura di Paola e dagli ispettori Arpacal, i residenti nell'area circostante lo stabilimento sono tutt'ora esposti al pericolo di inalare polveri contaminate, come a rischio contaminazione è la risorsa idrica sotterranea. Per ora il territorio si autorganizza: il 26 ottobre si è costituito un comitato che punta a ottenere non solo la bonifica dei terreni della Marlane, ma anche di altre aree calabresi inquinate da discariche e veleni e con questo obiettivo ha convocato una manifestazione per il 1° dicembre. Ma delle risposte dovranno venire. E a sollecitarle contribuirebbe anche allargare l'attenzione su questa vicenda, ad esempio permettendo alle televisioni - finora tenute accuratamente lontane - di riprendere le testimonianze in aula dei tecnici e degli operai.

Commenti

A seguire le inadempienze imprenditoriali, con devastanti effetti su dipendenti e ambiente, c'è veramente da restare sgomenti per la lentezza della giustizia in Italia e per la corrispondente impunità di imprese, che, anzichè essere pressate da e con provvedimenti, sia pur provvisori, a metter mano a rimedi e risarcimenti, preferiscono pagare ingenti somme per avvocati e spese giudiziali per ritardare e vanificare, con il pretesto della necessaria difesa, l'accertamento della verità. Non è più accettabile e sopportabile in termini di democrazia e di eguaglianza una simile discriminazione di classe. E non è più accettabile che il proble-ma venga falsamente esposto e affrontato in termini di organizzazione della giustizia, carenze di organici, maggior produttività e altre corbellerie -quano a effetti- del genere. Occorre un cambio di legislazione a monte ( lo si è pur fatto in tema di assicurazione obbligatoria per la circolazione degli autoveicoli) che metta le imprese ben in guardia davanti alle loro responsabilità sociali. E non si venga a obiettare che così allontaneremo vieppiù gli investimenti produttivi nel nostro Paese. Perchè sarà proprio il contrario in termini di sicurezza e serietà e l'imprenditoria selvaggia del "fai da te" sarà giustamente decimata. Altro che chiedere meno burocrazia, etc. etc.! Altro che terrorizzare il mondo del lavoro con le statistiche di premorieza giornaliera di imprese di...fumo! Altro che sindacalismo e confederazionismo di categorie ! Tale cambio di legislazione a monte deve trovare consenso e volontà a partire dall'Europa e lo sciopero del Sindacato Europeo del 14 novembre deve tener ben presente questa necessità di coerenza ed eguaglianza uniforme.
Franco, 09-11-2012 08:09

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