Le “oasi” galleggianti che ripuliscono il canale

Un esperimento, avviato a New York ma che potrebbe benissimo essere proposto anche sui nostri canali e sui nostri fiumi: strutture galleggianti dove far crescere piante che sono in grado di ripulire le acque inquinate.

Le “oasi” galleggianti che ripuliscono il canale

Il Gowanus Canal a New York City è noto per essere uno dei più inquinati degli Stati Uniti. Immaginate la sorpresa dei passanti quando, alcune settimane fa, è apparsa un’oasi verde sulla superficie dell’acqua. Questo improbabile giardino è un bellissimo colpo d’occhio ma soprattutto sta ripulendo il corso d’acqua dai contaminanti. Il progetto si chiama GrowOnUs, è un esperimento che consta di “strutture galleggianti” che utilizzano un processo chiamato “fitorimedio” capace di rimuovere gli inquinanti. Oltre trenta tipi di piante differenti agiscono come delle spugne per purificare, desalinizzare e mitigare gli effetti delle sostanze chimiche sull’acqua del canale. Le piante vengono fatte crescere dentro a bidoni di metallo che vengono resi galleggianti tramite l’applicazione di materiali come fibra di cocco o bambù. La Balmori Associates, una società di New York specializzata nella fabbricazione di infrastrutture ambientali sostenibili dal 1995, sta portando Avanti il progetto GrowOnUs dopo avere ricevuto un contributo premio per l’idea dalla Cornelia & Michael Bessie Foundation.

Secondo Diana Balmori, erano già stati fatti tre tentative per arrivare ad un mix di piante che fosse in grado di purificare l’acqua, ma l’inquinamento si era rivelato eccessivo. Ora invece si è giunti ad utilizzare vegetali che raggiungono lo scopo.

L’intento è quello di rendere GrowOnUs un progetto pilota da estendere non solo alla città ma anche oltre in modo da favorire il recupero dei corsi d’acqua e di tutta la fauna e la flora che vi potrebbe crescere e vivere. Questo procedimento potrebbe addirittura essere utilizzato per la bonifica di terreni da destinare poi a orti per produzioni alimentary.

“Ora il nostro obiettivo è capire come rendere economicamente sostenibili queste strutture galleggianti” ha detto Balmori.

 

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