Pari opportunità? L'Italia penultima in Europa

Nella classifica annuale del World Economic Forum sul 'gender gap', il Belpaese si piazza al penultimo posto in Europa per le pari opportunità tra donne e uomini. Secondo lo studio, l'Italia fa parte di una ristretta minoranza di paesi che negli ultimi anni hanno assistito a un progressivo degradarsi della condizione femminile.

Pari opportunità? L'Italia penultima in Europa
Il World Economic Forum (Wef) ha pubblicato lo scorso 12 ottobre il Global Gender Report 2010 che raccoglie i dati degli ultimi cinque anni sul divario di genere in 134 paesi. Tale studio prende in esame e misura il gap tra uomini e donne nell'accesso a opportunità lavorative e risorse economiche, culturali, sanitarie e politiche di ciascun Paese. Nella classifica del Wef trionfano i modelli nordici. Islanda, Norvegia, Finlandia e Svezia sono all'avanguardia e confermano di avere ormai consolidato un modello sociale basato sulla quasi totale parità dei sessi. A seguire la Nuova Zelanda (5), l'Irlanda (6), la Danimarca (7), il Lesotho (8), le Filippine (9) e la Svizzera (10). Nelle prime venti nazioni troviamo Spagna, Germania, Inghilterra e USA che guadagnano 12 posizioni rispetto al report del 2009. In caduta libera i cugini francesi che passano dal 18esimo posto del 2009 alla 46esima posizione (sostanzialmente per la forte diminuzione delle donne nel governo Sarkozy) ma che, ad ogni modo, riescono a mantenere le distanze dal 'belpaese' che risulta uno dei paesi UE con i punteggi più bassi. Difatti, quasi fanalino di coda, penultima in Europa, e molto distante dai grandi paesi occidentali, l'Italia è scesa al 74esimo posto, dietro a numerosi paesi in via di sviluppo come Mozambico (22), Nicaragua (30), Botswana (62), Tanzania (66) Malawi (68) e Ghana (70), solo per citarne alcuni. Secondo lo studio del Wef, la condizione femminile è peggiorata se è vero come è vero che il nostro Stato fa parte di una ristretta minoranza di paesi (il 14% del campione) che, rispetto ai precedenti rapporti pubblicati, ha visto declassare le condizioni delle donne negli ultimi anni con questa ulteriore discesa in classifica dopo il 72esimo del 2009 ed il 67esimo del 2008. Se per un verso nel settore educativo l'accesso all'istruzione per le donne rappresenta un punto forte (49esimo posto), con una presenza femminile ormai superiore a quella maschile dalle scuole primarie sino all'università, nel settore del lavoro le opportunità per il gentil sesso rimangono ridotte. In tale ambito infatti l'indice del Wef mostra una caduta dell'Italia al 97esimo posto sul totale dei 134 paesi presi in esame. L'accesso alla professione e la partecipazione della donna alla forza lavoro viaggiano ancora su numeri contenuti: 52% di donne impegnate nel lavoro contro il 74% degli uomini. Per di più persistono notevoli resistenze all'avanzamento di carriera e la percentuale di donne che ricoprono dei ruoli di comando è bassa. Ad aggravare il divario donna-uomo del nostro paese sono inoltre le diseguaglianze economiche. Il livello salariale rappresenta un gap ancora rilevante: le donne italiane guadagnano mediamente il 50% in meno degli uomini. Siamo in 95esima posizione. In ambito di partecipazione femminile in politica, l'Italia si allinea a tanti altri paesi posizionandosi al 54esimo posto della classifica con una presenza delle donne in parlamento del 21% e fra i ministri del 22%. Infine, relativamente al divario tra uomo e donna in termini di salute e di aspettative di vita occupiamo la 95esima posizione con un'aspettativa di vita per le donne di 76 anni contro i 73 degli uomini. Nell'Italia delle discriminazioni e delle diseguaglianze, le conclusioni del rapporto condotto dal Wef quasi non stupiscono e rientrano in una sorta di 'anomala normalità' che il cittadino italiano comincia passivamente ad accettare su tutti i fronti ed in tutti i settori. Un preoccupante lento adattarsi, frutto anche della disinformazione e del senso di impotenza. Guardando come si vive fuori dalla penisola, ci si accorge assai frequentemente come il concetto di progresso portato avanti negli anni dal sistema Italia è quantomeno sui generis. Oggi il modello scandinavo sembra stratosfera, roba di altri pianeti.

Commenti

NOn è solo un discorso di pari opportunità. L'altro giorno, al congresso commercialisti di Napoli, in un dibattito sulle quote rosa, si diceva che se a decidere in certi ambiti fosse la meritocrazia, non ci sarebbe bisogno di parlare di quote rosa. Siamo ancora più indietro di quanto ci immaginiamo o di quanto appare ...
Elena, 25-10-2010 02:25
d'accordissimo, la meritocrazia è sempre la stada da perseguire, specialmente in un paese dove trionfa sempre la mediocrità, ma per l'appunto, visto che siamo ancora più dietro di quanto pensiamo (ecco il concetto di progresso sui generis in Italia) quanto meno le pari opportunità possono rappresentare uno strumento, non necessariamente efficace se non viene acccompagnato dalla meritocrazia, bye ;-)
Dario, 25-10-2010 03:25
E che dire della classifica sulla corruzione? Meglio di noi anche il Ruanda...
Il Fratello, 26-10-2010 12:26
eh si, che tristezza, in effetti su vari punti siamo indietro rispetto a paesi considerati in via di sviluppo, ma nessuno ne parla, e molti fanno finta di non saperlo ....un abbraccio
Dario, 26-10-2010 01:26

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