Il sapere senza confini: l’eredità del fisico Emilio Del Giudice

La sua morte non ha interrotto quella rete di ricerche, di competenze e di intuizioni che lo avevano reso una grande mente durante la sua vita. Il fisico Emilio Del Giudice, scomparso tre mesi fa a 74 anni, ha lasciato la sua importante “eredità”, il suo lascito, una immensa mole di lavoro cui i suoi collaboratori stanno dando un seguito. E intanto la tv francese è in procinto di trasmettere un film sulle sue scoperte riguardo la memoria dell’acqua, pubblicate insieme al premio Nobel Luc Montagnier.

Il sapere senza confini: l’eredità del fisico Emilio Del Giudice

Un film sugli studi che il team di Emilio Del Giudice, insieme a Luc Montagnier, ha condotto sulla memoria dell’acqua: è quanto è in procinto di andare in onda sul canale della tv francese France 5, con interviste a Montagnier, allo stesso Del Giudice prima della sua morte, al braccio destro Alberto Tedeschi e al fisico Giuseppe Vitiello. Le riprese sono state realizzate poco più di un anno fa e la parte delle immagini non utilizzate verrà donata ai collaboratori di Del Giudice che ancora proseguono sulla strada da lui segnata.

«Il suo team va avanti su diversi aspetti – spiega Alberto Tedeschi, che è stato uno dei più stretti collaboratori del fisico 74enne -  Innanzi tutto vogliamo completare gli studi già iniziati con Montagnier sempre sul tema dell’acqua e della materia vivente e giungere alla loro pubblicazione, come già avvenuto per i dati precedenti che hanno aperto la strada alla dimostrazione di come l’acqua sia organizzata, di come abbia una sua coerenza e di come favorisca l’organizzazione della materia vivente. Poi ci sono intuizioni e lavori teorici da sviluppare sugli ecosistemi dialoganti attraverso i principi della coerenza biologica e infine da 2 anni Emilio aveva iniziato, e noi stiamo proseguendo, a studiare i suoni, la musica biologica, gli effetti delle stimolazioni sui segnali sonori. Insomma, stiamo lavorando anche su una fisica non legata alla molecola».

Gli studi che negli ultimi anni più avevano attirato l’attenzione sono stati senza dubbio quelli sulla memoria dell’acqua , ma Del Giudice, esempio di rigore scientifico, di ricerca coraggiosa e sincera, di ironia e di pensiero profondo, era noto anche per le sue ricerche sulla fusione fredda realizzate insieme al compianto collega e amico Giuliano Preparata. Prosegue Tedeschi, «le prossime pubblicazioni del team avranno proprio Del Giudice come primo autore». «Vogliamo creare le basi perché anche molti altri portino avanti queste idee in ambito accademico e scientifico. Vogliamo pensare di avere seminato un campo ed è importante che ci sia poi chi continua a coltivarlo».

A fianco di Emilio Del Giudice per tanti anni ha “camminato” anche il fisico Giuseppe Vitiello, co-autore di numerosi articoli scientifici, mente aperta e brillante che ben si è sempre intesa con la plasticità di pensiero del collega scomparso. A Vitiello è cara la prospettiva inclusiva con cui Del Giudice aveva sempre inteso lo studio della realtà e dei fenomeni, a tutti i loro livelli, ed è proprio su questa strada che continua a muoversi. Guai, secondo Vitiello, a pensare ai sistemi fisici come a qualcosa di isolato, sottratto alle azioni e alle forze esterne, a qualcosa di “separato” dal resto. E qui, ancora una volta, si stigmatizza l’ostinazione con cui invece tanti “specialisti” rivendicano una sorta di competenza esclusiva nelle proprie discipline; basti pensare agli strali lanciati dalla medicina accademica nei confronti dei fisici che, legittimamente, hanno studiato le caratteristiche dell’acqua e della sua interrelazione con i sistemi biologici, fornendo anche preziosi elementi per comprendere, ad esempio, il funzionamento dei medicinali omeopatici. Ed è su questo che Vitiello ritorna.

«A una concezione della natura fatta di domini e settori chiusi e separati si sostituisce una concezione aperta, modulare e unificata da leggi di forma sottese dalla dinamica dissipativa della struttura coerente del vuoto quantistico. In tale visione unitaria della natura, ogni distinzione o antinomia tra struttura e funzione si dissolve» spiega Vitiello. «La dinamica dissipativa microscopica responsabile della coerenza tra i componenti elementari di un sistema, pur nella specificità che distingue sistemi fisici diversi, presenta caratteristiche che si manifestano come leggi di evoluzione e di crescita del tutto generali, riscontrabili in una molteplicità di sistemi differenti e riconducibili a processi auto-similari (frattali) di crescita (nello spazio) e di comportamento (nel tempo). Sono questi processi autosimilari che determinano nel loro complesso la forma del sistema o fenomeno osservato. Nella materia vivente tali processi preesistono, determinano, regolano e condizionano le proprietà e i comportamenti della stessa genetica molecolare del sistema biologico. Essi costituiscono la base dinamica della formazione e dell’azione stessa del codice genetico, promuovendolo a fenomeno dinamico, sottraendolo quindi alla visione semplicemente cinematica e fenomenologica, se non addirittura dogmatica o miracolistica, della biologia strettamente molecolare. In tale prospettiva, le strutture biochimiche, nella loro forma essenziale di codice genetico (DNA) o in corpuscoli elementari sebbene funzionalmente complessi quali virus e batteri, appaiono essere non gli agenti dell’attività biochimica ma piuttosto il veicolo tramite il quale la legge di forma si esprime e prende corpo e grazie al quale persiste (quale legge di conservazione della dinamica) propagandosi in processi di duplicazione e di moltiplicazione. È interessante osservare che la visione ecologica integrata derivabile su questa base teorica può dar conto dei recenti esperimenti di Montagnier.  In tali esperienze si osserva che soluzioni acquose di frammenti di DNA di virus e di batteri emettono radiazione elettromagnetica di bassa frequenza con struttura auto-similare (frattale), che segnala la presenza di strutture coerenti nell’acqua della soluzione. La duplicazione del DNA tramite reazioni di polimerizzazioni a catena (Polimerase Chain Reactions, PCR) mostra la propagazione della legge di forma legata all’auto-similarità «tramite» il veicolo «materico» costituito dal frammento del DNA. In maniera per nulla nuova in fisica siamo in presenza di una legge di conservazione, quella che si esprime nella persistenza dinamica della legge di forma».

Insomma, nulla delle intuizioni e degli studi di Del Giudice è destinato ad andare perduto.

Clicca qui per conoscere il team dei collaboratori che prosegue le sue ricerche.

 

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