SatelliteLibri, la piattaforma per un'editoria etica

Maurizio Zicoschi, 47 anni e una laurea in matematica, lavora in diverse aziende informatiche per sette anni e poi capisce che la sua strada è un'altra. Diventa libraio quindici anni fa e una sera crea, insieme a un editore suo amico, SatelliteLibri, una piattaforma rivoluzionaria per librai ed editori indipendenti che ha l'obiettivo di cambiare completamente il mondo dell'editoria.

SatelliteLibri, la piattaforma per un'editoria etica

La piattaforma Satellite Libri nasce nel 2015 e a un anno e mezzo di distanza i risultati si vedono: 102 editori indipendenti in rete e 87 librerie, 40 tra scrittori e autori oltre a molti lettori appassionati.

Come è iniziato tutto?

Tutto inizia quando cambio direzione alla mia vita e inizio a lavorare nella libreria della mia compagna Barbara. Non volevo più capi. Lavoro per quindici anni in libreria sfogando la mia passione per l'informatica e creo un nuovo software gestionale ex novo. Il software è valido al punto che alcuni editori e librai ne vengono a conoscenza e mi chiedono di acquistarlo. La cosa mi appassiona perché dovevo modificarlo e adattarlo alle necessità delle case editrici che me lo chiedevano. Il software si chiama TiConZeroLibri, lo stesso nome della nostra libreria. Il programma, però, non girava sui Mac e quando l'ennesimo editore mi chiede di crearne una versione adatta, era in quel momento Miraggi Edizioni, penso di coinvolgerlo nella creazione di una cosa nuova. Si trattava, all'inizio, semplicemente di adattare un software alle necessità di alcuni clienti. Così ci mettemmo a lavorare insieme.

Stiamo ancora parlando di un software gestionale. Giusto?

Esatto. Una sera, però, mentre eravamo insieme, cominciammo, io da libraio e lui da editore, a punzecchiarci e ad accusarci scherzosamente l'un l'altro: gli editori che lasciano margini bassissimi ai librai, i librai che non pagano mai gli editori e così via. Ridendo e scherzando, però, ci rendemmo conto del vero e grande problema del nostro mondo: il vero problema del mondo dell'editoria e delle librerie indipendenti è rappresentato dalla distribuzione e dalla promozione che ci sono in mezzo.

Ci spieghi meglio che significa distribuzione e promozione?

Distribuzione è qualcuno che permette ai libri dell'editore di arrivare nelle librerie che lo chiedono o nelle librerie in cui l'editore vuole arrivare. La promozione è qualcuno che fa sapere alle librerie che esistono determinati libri. Questo permette alle librerie di poterli richiedere alle case editrici. In Italia, la parte distributiva funziona molto male mentre la parte della promozione non funziona quasi per niente.

Cosa c'è che non funziona in questo processo?

Anzitutto si è creato un monopolio con relativi conflitti di interesse. Quasi tutta la filiera è nelle mani di pochi. Messaggerie Italiane, uno di questi colossi, possiede MessaggerieLibri (il più grosso distributore italiano), Fastbook (il maggiore grossista italiano) e Opportunity (il maggior distributore di libri fuori catalogo). Possiede inoltre il gruppo editoriale GEMS che contiene editori come Bollati Boringhieri, Guanda, Salani, Garzanti, Chiarelettere ecc. Inoltre possiede il 50% delle catene di librerie Ubik, il Libraccio e Stock Libri. Anche nella promozione è dominante grazie ad Emme Promozione che è il più grande promotore di libri italiano. Questi grandi distributori cominciano anche a non reggere il peso di tale impero. La stessa Messaggerie che gestisce 460 editori, si è trovata ad avere seri problemi di promozione perché un promotore entra in libreria con 460 cataloghi di editori diversi per cui finisce per presentarne soltanto quattro o cinque che, di solito, sono quelli più grandi e più conosciuti. La promozione quindi per le piccole case editrici e per le piccole librerie finisce per essere praticamente inesistente perché la casa editrice in questione non viene proprio citata al libraio e alla libreria viene reso un cattivo servizio nel senso che non viene messa a conoscenza di opere, magari straordinarie, che in questo modo non possono arrivare al lettore. E questo solo perché non si trovano edite da quei gruppi che il distributore deve “spingere”. Sulla distribuzione ci sono mille problemi nel senso che i costi di questi intermediari che sono tra gli editori e le librerie sono enormi perché prendono anche oltre il 40 per cento del costo di copertina del libro lasciando ovviamente briciole all'editore stesso e al libraio che lo vende. Così non si riesce ad andare avanti e questo è anche il motivo per cui le librerie indipendenti stanno morendo e il motivo per cui le piccole e medie case editrici sono in seria sofferenza.

Come si è arrivati a questo?

E' inutile dire che gli italiani non leggono. Gli italiani non hanno mai letto. Quella che era la distribuzione piccola, artigianale e capillare, cioè quella che esisteva fino a qualche anno fa e che era fatta da persone in modo locale, si è pian piano accentrata permettendo ai grandi gruppi di fagocitare i più piccoli. Adesso viviamo in un monopolio fatto essenzialmente di due colossi che la fanno da padrone e dettano le regole. Lavorano spesso con i “titoli” che si vergognano di chiamare con il loro vero nome e cioè assegni postdatati che sono illegali. Molta della distribuzione italiana si muove in questo modo costringendo i librai a firmare assegni a caparra di eventuali danni che si possono arrecare all'editore. La distribuzione classica funziona obbligando il libraio ad acquistare i libri che entrano nella sua libreria. Se è fortunato gli è concessa la possibilità di pagare a sessanta giorni ma deve pagare tutto ciò che entra in libreria. Un libraio che aprisse una libreria oggi deve rivolgersi alla distribuzione ed entro due mesi pagare tutte le mille copie che ordina per iniziare. Se è un bravo libraio ne avrà vendute un terzo ritrovandosi così comunque affossato e con i debiti fino al collo già prima di cominciare. La risposta della distribuzione è: se mi dai un assegno postdatato a caparra (che loro chiamano “titolo”), noi ti facciamo lavorare altrimenti siamo costretti a chiuderti il conto fino a saldo del debito. Addirittura comincerà a pianificare il rientro con dei postdatati, assegni a diverse scadenze. Ci si ritrova in breve tempo ad avere enormi debiti. Loro vedono questa cosa come aiuto, permettendo al libraio di lavorare. In realtà questi affonderà sempre di più nei debiti. Anche loro sperano che il libraio si riprenda ma con questo sistema è praticamente impossibile. Pagando tutto ciò che entra in libreria rimane un dieci per cento netto. Se compro dieci libri e ne vendo nove, non ho ancora guadagnato nulla. Quindi un libro su dieci è il mio guadagno. Questa è la situazione-capestro in cui vengono tenuti i librai in Italia anche se non se ne parla. E' tutto questo sistema che è profondamente sbagliato.

Che cosa hai deciso di fare?

Quello che a me e all'editore Miraggi quella sera fu chiaro, fu che era necessaria una soluzione visto che i problemi fondanti erano distribuzione e promozione. Così pensammo di trasformare quel software che avevo costruito e che funzionava già, in una vera e propria piattaforma in cui si potessero registrare sia il libraio che l'editore in maniera poi da poter creare una rete.

Possiamo parlare di una specie di social network dei libri?

Sì, una rete fatta di librai e di editori principalmente, che possono parlarsi direttamente ma anche di scrittori, di promotori, blogger e lettori appassionati.

Come funziona esattamente la piattaforma e quali problemi risolve?

Anzitutto la gestione dei conti deposito che è una cosa che tutte le librerie cercano di fare: pagare il venduto e non ciò che entra in libreria e diventare quindi il braccio di vendita dell'editore. Se io devo acquistare tutto ciò che entra in libreria l'editore sarà felicissimo di vendermi ciò che ha senza interessarsi minimamente se poi quei libri arrivano nelle mani dei lettori. L'editore se ne sbarazza e lì finisce. Invece la direzione deve cambiare. Il libraio deve essere considerato nella stessa filiera dell'editore. Quando uno scrittore scrive un libro, un editore lo stampa e il libraio poi lo vende, solo in quel momento si può dire che ce la si è fatta perché si è riusciti a portare un'opera di ingegno fino alla persona che la legge. Solo lì è finito il lavoro.

Quindi, in questo modo, libraio ed editore avrebbero lo stesso obiettivo?

Esatto.

E perché un editore dovrebbe fare questo? Che interesse ha?

Per diversi motivi. Prima di tutto la piattaforma ha l'obiettivo principale di mettere in rete e di far sì che gli editori piccoli e indipendenti si conoscano tra di loro e che possano in qualche modo anche aiutare. La piattaforma inizia ad essere un trait d'union proprio tra i vari editori indipendenti che vanno alle fiere ma non si conoscono e non comunicano. La nostra piattaforma permette loro di presentarsi. Non solo tra gli editori ma anche tra le librerie e questo può essere molto utile anche per la diffusione e la realizzazione di nuove idee. Potersi conoscere tra editori e tra librai è estremamente vantaggioso per tutte e due le categorie. Inoltre, guardarsi negli occhi anche tra editori e librai aumenta la fiducia e dà la possibilità di lavorare nella stessa direzione. Se io editore so che libri ci sono in quella determinata libreria allora so anche quali libri proporre del mio catalogo perché so qual è il suo target.

Perché conoscersi e creare rete è così importante?

Fino ad ora la distribuzione ha sempre cercato di tenerci separati e questo conoscerci e creare rete è qualcosa di clamoroso e nuovo. E serve ad esempio ad evitare quello che è stato fatto recentemente nei saloni di Torino e di Milano. L'AIE (Associazione Italiana Editori) ha fatto una sorta di colpo di stato nel senso che la sua dirigenza ha parlato con l’azienda Fiera Milano senza consigliarsi con gli altri editori e ha proposto di spostare il salone del libro di Torino a Milano. A parte il fatto che non avevano il diritto di farlo ma dopo questo gesto, a mio avviso pessimo, molti editori si sono staccati dall'AIE e stanno cambiando le cose. Riuscire a comunicare e a guardarsi negli occhi significa essere uniti contro chi vorrebbe tenerci separati e ha tutto l'interesse a farlo.

Il primo aspetto è quindi quello di creare rete e conoscersi.

Oltre a creare rete, quali sono i vantaggi che offre la piattaforma e quanto costa?

La piattaforma è completamente gratuita per i librai e prende un piccolissimo contributo (il 2,65 per cento sul prezzo di copertina contro il 40 per cento che normalmente paga al distributore) dagli editori se questi guadagnano con la piattaforma. Il libraio ha la possibilità di lavorare in conto deposito e altri vantaggi come gli sconti superiori a quelli della distribuzione classica . Il lavoro che deve fare in cambio è scaricare le vendite. Così tutti possono avere il polso della situazione. L'editore stesso può accorgersi delle giacenze del libraio ancora prima che questo le abbia controllate. L'editore non deve più inseguire nessuno. Inoltre sa in che modo paga il libraio e se paga regolarmente perché tutto viene registrato. Nella piattaforma i vantaggi sono notevoli per i librai ma anche per gli editori perché permette loro di proteggersi da molti rischi.

Gli altri vantaggi sono che all'interno si trovano dei servizi. Prima di tutto c'è un estratto del mio software gestionale che permette di creare anche il filo degli eventuali conti deposito che vengono dati. Per un editore c'è anche la possibilità di proporre i libri che ha in catalogo direttamente. La libreria stessa può vedere i libri dell'editore e, se vuole, può ordinarli. C'è la possibilità di gestire le forniture automaticamente. Gli ordini si trasformano automaticamente in forniture. Tutto ciò che è stato mandato risulta in quella libreria agli occhi di tutti. C'è una mappatura in tempo reale, si vedono quante copie ci sono di un libro e dove. Questa è una novità assoluta perché questo dato sfugge a tutti. Nella grande distribuzione nel momento in cui la libreria chiede dieci copie non si sa se un'ora dopo sono state vendute quelle copie oppure no.

Questo è un vantaggio incredibile per gli editori. La distribuzione normalmente piazza le copie dell'editore ma questo non sa che fine abbiano fatto. Il distributore potrebbe ordinare ancora delle copie segnalate da un libraio che ne ha bisogno ma non sapendo se tutte le copie fino a quel momento sono state vendute. Se le ha date in conto deposito, infatti, potrebbero ritornargli indietro e si ritroverebbe, quindi, in sofferenza.

Ma per quale motivo gli editori non fanno direttamente i conti deposito con tutte le librerie senza causare sofferenze ai librai?

La distribuzione e l'editore non si fidano a fare il conto deposito. E' a rischio perché danno parte del catalogo con il rischio che poi non ricevano indietro né libri né soldi.

Perché il libraio non paga in alcuni casi?

Perché se il libraio ha pochi soldi e deve pagare editore e distributore, sceglie di pagare il distributore, Messaggerie ad esempio, che ha il potere di farlo lavorare oppure no nel caso gli chiudesse l'accesso agli editori che lui gestisce. La libreria in questo caso muore. Mentre se il libraio non dà i soldi all'editore il danno è solo che non potrà lavorare con lui. Sulla piattaforma invece tutti vedono il comportamento di un eventuale libraio che non onora i suoi debiti con l'editore. Si tratta di trasparenza che funziona bene anche in senso positivo. L'editore infatti può controllare se un libraio paga regolarmente e la sua situazione rendendo meno rischioso lavorare con lui. Altre due problematiche dei conti deposito per gli editori sono le attesa per la comunicazione da parte del libraio del venduto e per il pagamento del dovuto. Oltre questo c'è da considerare che l'editore avrà bisogno di personale solo per questo lavoro.

Sulla vostra piattaforma si lavora in conto deposito soltanto?

Assolutamente sì. Ma c'è anche la possibilità di ordinare in vendita diretta se il libraio vuole così. In caso ad esempio di una vendita sicura per una prenotazione di un cliente. Altra cosa è quando è costretto sempre ad acquistare tutti i libri che entrano in libreria.

Anche gli scrittori e i lettori sono in rete così come le librerie e gli editori?

Sì. Lo scrittore ha, anche lui, il vantaggio di proporre il suo lavoro alle case editrici ed essere in contatto con i suoi lettori. Si tratta di una vera e propria piazza in cui si possono incontrare tutti coloro che hanno a che fare con la lettura.

Dal punto di vista economico, come sostieni i costi?

Dal punto di vista economico non si può parlare di successo perché la piattaforma è gratuita a parte il servizio di distribuzione per gli editori che la utilizzano per gestire i loro libri. Quel 2,65 per cento sul prezzo di copertina del libro venduto prevede la copertura dei semplici costi di gestione informatica. La piattaforma non è stata creata per scopi di lucro ma per cambiare il mondo dell'editoria. Il mio obiettivo è questo. Se la filiera del libro funzionasse in questo modo, nessun libraio e nessun editore avrebbe problemi. Io non voglio guadagnare dalla piattaforma ma voglio che ogni libraio come me sia messo in condizione di vivere con i guadagni della propria libreria. Ritengo di essere stato derubato per molti anni. Il meccanismo della distribuzione, per come ha funzionato fino a questo momento e continua a funzionare fuori dalla piattaforma, è mortale perché è stato tarato per le grandi librerie e i colossi della distribuzione.

Di chi parli esattamente?

Mi riferisco alla grande distribuzione editoriale. Sono dei colossi enormi le cui condizioni non sono neanche lontanamente sostenibili per una piccola libreria. Colossi che possiedono anche librerie in cui distribuiscono i loro libri a sconti ben diversi, e che con il loro metodo stanno causando la morte delle librerie e delle case editrici indipendenti. Sono i principali responsabili della crisi dell'editoria in Italia.

Ne sono consapevoli?

Adesso iniziano a rendersi conto che tutto questo si ritorcerà contro di loro ma non hanno la soluzione. Sono consapevoli che dopo che saranno saltate tutte le piccole case editrici e non esisteranno più le librerie piccole e indipendenti, sarà il loro turno perché a chi potranno più distribuire se avranno mangiato tutto, se avranno distrutto tutto e fatto terra bruciata intorno?

Perché per uno scrittore di valore è così difficile pubblicare?

Ci sono tre tipi di case editrici in Italia. Ci sono editori che guadagnano non tanto sulle vendite dei libri ma sulla stampa di quei libri che viene pagata dagli scrittori stessi. Immaginiamo uno scrittore convinto della sua opera e che voglia farsi conoscere. E' disposto a pagarsi la stampa del suo lavoro pur di vederlo pubblicato. La casa editrice chiede, quindi, i soldi allo scrittore per pubblicare la sua opera. Un altro modo più soft per fare la stessa cosa è quello di chiedere allo scrittore l'acquisto delle copie del suo libro che poi sarà costretto a vendersi da solo. Questo significa essenzialmente che la casa editrice non crede nello scrittore in questione. Inoltre, una volta che ha preso i suoi soldi, smette di fatto di lavorare per lui. Si chiamano editori a pagamento ma non dovrebbero neppure far parte della categoria, in quanto assomigliano più a dei tipografi. Questo significa anche che è come se non esistesse una linea editoriale. Esistono anche grandi editori che approfittano del nome che hanno e a pagamento stampano un determinato libro. Lo scrittore accetta pur di vedere il suo nome nel catalogo accanto a nomi di prestigio e pur di pubblicare la sua opera. Sconsiglierei agli scrittori di affidarsi a queste aziende. Il secondo tipo è il piccolo e medio editore indipendente, che è orgoglioso del suo lavoro e che valuta le opere che gli vengono proposte, cerca gli autori secondo lui validi, ci crede e rischia con i propri soldi che spesso non sono tanti. Questi sono gli editori indipendenti che noi abbiamo nella nostra piattaforma. Ad esempio Miraggi Edizioni, NeroPress, Exorma e tanti altri. Infine, terzo tipo, gli editori appartenenti ai grandi gruppi editoriali che amano andare sul sicuro e spesso pubblicano solo i grandissimi aspettando che arrivino dall’estero o che vengano scoperti da piccoli e medi editori. Uno scrittore di valore ha quindi spesso solo la strada dell’editore indipendente che sta diventando sempre più stretta.

Come hai fatto conoscere la piattaforma?

Un anno e mezzo fa abbiamo iniziato ad andare nelle fiere in giro per l'Italia a parlare stand per stand con gli editori per presentarla. All'inizio abbiamo iniziato con fatica perché eravamo soli e perché non era molto interessante per un editore farne parte quando ancora non c'erano abbastanza editori in rete. Ci hanno scoraggiato in ogni modo ma poi c'è stato qualcuno che ha creduto in noi e si è iscritto. Così è iniziato e adesso si sta spargendo la voce attraverso il passaparola. Abbiamo fatto la pubblicità di persona, porta a porta, ad ogni fiera e il risultato è che ora le iscrizioni sono in crescita.

Avete trovato ostacoli?

Ostacolati forse no ma ignorati tantissimo. Nel nostro caso 102 editori e 90 librai si sono resi conto che è necessario un cambiamento radicale in un sistema che non va e hanno iniziato a lavorare in rete. In tutto parliamo di 190 aziende che hanno deciso di aderire al nostro progetto. Il Cambiamento è il primo giornale che ci intervista in un anno e mezzo. In Italia la realtà editoriale è fatta di editori a pagamento, editori piccoli e medi. Poi ci sono quelli dei colossi. Nel mondo del giornalismo succede più o meno la stessa cosa. In queste megaaziende anche il direttore commerciale ha azionisti cui rendere conto e quindi la linea editoriale non risponde a valori ma ai soldi.

Hai parlato dell'esistenza di questo progetto ai giornali?

Ho parlato con alcune persone che si sono entusiasmate per il progetto in sé ma non hanno avuto la possibilità di pubblicare sulle loro testate non interessate a queste problematiche. Questo mi ha fatto capire che è inutile continuare su quella strada ma preferisco aspettare che si accorgano di noi.

Che cosa dovrebbe essere migliorato in Satellite Libri?

All'inizio ho avuto paura di portare avanti un progetto che poteva non funzionare. Adesso invece ne sono convintissimo perché vedo la risposta dei soggetti coinvolti. Tra i medi editori come MarcosyMarcos, Minimum Fax, Sur, Nottetempo e altri, quasi nessuno si è registrato nella piattaforma e questo ha rallentato un po’ l’evoluzione del progetto stesso. Se la media editoria indipendente si rendesse conto dei vantaggi enormi e della valenza di un progetto di questo tipo, allora la cosa funzionerebbe ancora meglio e sarebbe una vittoria per tutti gli editori. Per essere un portale dell'editoria indipendente mancano ancora i grandi dell'editoria indipendente.

Perché secondo te?

Forse perché hanno delle responsabilità di immagine maggiori da tutelare e ci pensano molto di più prima di aderire a qualunque cosa. O forse non hanno sufficiente fiducia in un progetto ai loro occhi forse troppo giovane.

Come si fa per entrare a far parte della piattaforma Satellite libri?

Basta andare su wwwsatellitelibri.it. Quando ci si registra c'è la possibilità di comunicare chi sei, casa editrice, libraio, lettore o scrittore ed inserire i dati relativi. Per qualunque problema, tramite il tasto Contatti, si può comunicare con noi.

Qual è il futuro del libro e che tipo di editoria ci aspetta?

Una volta c'era la libreria di quartiere fatta da persone appassionate. Anche l'editoria era così. L'editore Einaudi o Bompiani credevano nel loro lavoro. Adesso le loro case editrici sono all’interno del gruppo Mondadori. La Mondadori non è più Arnoldo Mondadori che aveva creato l'azienda ma è il più grande gruppo editoriale esistente in Italia, che comprende decine di case editrici. Stiamo parlando di aziende che hanno migliaia di libri da far uscire e contemporaneamente librerie enormi con apparentemente un mare di libri ma che in realtà contengono solo le novità. Mancano i librai che sono stati sostituiti da commessi che spesso sanno solo sistemare lo scaffale e indirizzare i clienti verso un settore o l’altro. Il libro viene stampato in questo megacircuito che lo distribuisce come nient'altro che un prodotto commerciale nelle megalibrerie, nei centri commerciali, negli autogrill. Qui il libro ha già un ciclo di vita di soli sessanta giorni perché anche nel momento in cui il libraio potrà dare in resa all'editore i libri invenduti, non li rivorrà in seguito nel proprio negozio perché dopo due mesi il loro ciclo è finito. Il libro viene cioè trattato come un prodotto che si consuma in quel breve lasso di tempo. E' un prodotto di consumo e nient'altro. Dall'altra parte c'è l'editoria fatta con amore e cura per i dettagli che si occupa di libri che non ce la fanno ad entrare nelle grandi librerie perché tagliati fuori dalla distribuzione. L'unica possibilità per loro è entrare nelle librerie indipendenti. Immagino quindi che finirà per esserci una divisione sempre più netta. Immagino che i libri degli editori indipendenti si troveranno solo nelle librerie indipendenti dove non troveremo più i libri della grande distribuzione che si potranno acquistare solo nelle grandi librerie come Feltrinelli e Mondadori o negli autogrill. Le librerie indipendenti si stanno rendendo conto che è molto più bello, etico e conveniente lavorare con i piccoli editori e viceversa. Anche molti scrittori iniziano a rifiutarsi di pubblicare i loro libri con i grandi gruppi e scelgono di farlo con le case editrici indipendenti. E’ ipotizzabile uno scenario con libri novità usa e getta da comprare nei centri commerciali mentre i libri veri si troveranno invece nei luoghi di cultura come le librerie indipendenti dove il libro ha una vita molto più lunga. Le librerie indipendenti sono vere e proprie case dei libri in cui il libraio ha avuto il tempo di leggere ciò che vende. E la figura del libraio è importantissima: è un insegnante, un formatore, una guida che con la sua cultura e sensibilità aiuta a diffondere il piacere della lettura intorno a sé. E' fondamentale, quindi, che questa figura non scompaia.

 

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