Referendum nucleare e acqua: Governo dice no all'election day

Il ministro degli Interni Roberto Maroni ha detto no all'election day, ovvero all'accorpamento delle elezioni amministrative di primavera con le consultazioni referendarie. Il Governo condanna così ad una probabile morte per astensione i referendum contro la privatizzazione dell'acqua pubblica, il rilancio del nucleare in Italia e il legittimo impedimento.

Referendum nucleare e acqua: Governo dice no all'election day
Come far fallire i referendum contro la privatizzazione dell'acqua pubblica, il rilancio del nucleare in Italia e il legittimo impedimento? Semplice, scoraggiando i cittadini a recarsi alle urne. Ed è proprio quello che ha deciso di fare il Governo, confermando così una linea politica volta a bloccare la crescita delle fonti rinnovabili per far posto all'atomo. Il ministro degli Interni Roberto Maroni ha infatti detto no all'election day, ovvero all'accorpamento delle elezioni amministrative di primavera con i referendum già fissati per l'inizio dell'estate, condannando di fatto le consultazioni referendarie ad un probabile flop per astensione e quindi mancanza di quorum. Il titolare del Viminale ha annunciato di aver firmato il decreto di indizione dei comizi elettorali per le amministrative, che sono ufficialmente convocate per il 15 e 16 maggio (con ballottaggi il 29 e il 30). Per quanto concerne invece i referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento, ancora non è stata stabilita una data definitiva ma è pressoché certo che si svolgeranno il 12 giugno prossimo. “L'ultimo giorno utile per tenere i referendum è il 12 giugno - ha affermato Roberto Maroni - e io sono favorevole a che si tengano in quella data seguendo una tradizione che vede voti separati” rispetto alle amministrative. La decisione del Governo ha inevitabilmente suscitato l'indignazione delle associazioni ambientaliste e dei promotori dei referendum, ben consapevoli (almeno quanto Palazzo Chigi) che l'election day avrebbe aumentato le probabilità di raggiungimento del quorum della metà più uno degli elettori, necessario per rendere valido il voto referendario. “Il governo ha paura del voto degli italiani. Il ministro Maroni vuole far votare i referendum il 12 giugno, a scuole chiuse, per evitare il quorum”, sostiene il Comitato referendario Acqua bene comune. La legge prescrive infatti che le consultazioni referendarie si svolgano in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno e, secondo il Comitato, la data che il ministro Maroni proporrà all'ultimo Consiglio dei Ministri non è casuale: “il 12 giugno le scuole saranno già chiuse e l'inizio della stagione estiva rappresenterà, per chi può permetterselo, un incentivo ad andarsene fuori città”. Peraltro, l'accorpamento del voto avrebbe anche garantito il contenimento della spesa pubblica, oltre a favorire la partecipazione popolare. “Troviamo assurdo - sostiene Rossella Miracapillo, segretario nazionale del Movimento Consumatori - non accorpare le date delle amministrative e del referendum. In un momento così critico per la finanza pubblica, di tagli e di ottimizzazioni di costi, non si possono buttare al vento tante risorse. È inaccettabile che paghino sempre i cittadini le scelte di una politica che sembra volta ad ostacolare il raggiungimento del quorum”. Proprio ieri Greenpeace aveva lanciato una petizione online per chiedere al Ministro Roberto Maroni di accorpare l'appuntamento referendario con le elezioni amministrative. Nel giro di 24 ore ore 20 mila cittadini hanno aderito all'iniziativa chiedendo di facilitare la partecipazione democratica al voto e di risparmiare i 400 milioni di euro che si avrebbero con l'accorpamento. Si tratta di una decisa risposta che lascia sperare che, sebbene non messi nelle condizioni migliori per esercitare il loro diritto al voto, i cittadini si recheranno comunque alle urne per esprimere la loro opinione su tematiche di importanza fondamentale per il futuro del nostro Paese.

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